10 designer a colloquio
Le tappe del progetto e le tesi dei progettisti: dieci designer raccontano qual è la loro visione e come il design segue – o guida – la trasformazione degli spazi di lavoro, fra riflessi sui prodotti e innovazioni all’orizzonte
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Dieci personalità propongono la loro interpretazione del design negli spazi per uffici. Il dibattito è vivace e i temi sono davvero molti, da quelli più legati al processo progettuale, finalizzati a garantire modularità, personalizzazione e riconfigurabilità, a quelli più tecnici rivolti alla scelta della componentistica, alla miniaturizzazione, all’aggiornamento sui materiali, fra innovazione e ricerca. In un approccio olistico emergono anche temi come le collaborative innovation, la tensione verso progetti dirompenti e la preferenza di approcci a ‘PH neutro’, che lasciano lo spazio al divenire. Non ultima, la sostenibilità, parte integrante del processo, che quasi non ha più bisogno di essere citata, tanto è insita nel percorso. Rimane però una voce importante da dichiarare per ottenere le certificazioni di prodotto, fondamentali per competere sui diversi mercati.
Inquadra il tema il designer francese Jean Marie Massaud, affermando che: “Il progetto di design è una questione di canoni e proporzioni, un lavoro di ricerca e sviluppo, dove si implementa un ricco vocabolario di parole e si aggiungono note musicali che articolano la struttura dello spazio”.
Sposta il focus sullo spazio ufficio Debra Lehman Smith, designer e founding partner di LSM Studio, sottolineando: “Il design è un elemento di differenziazione fondamentale, che dà forma agli ambienti di lavoro e definisce l’esperienza in ufficio. Abbraccia e riflette gli obiettivi e i valori di un’azienda. Crea spazi per l’interazione sociale e lo scambio di idee”. Di particolare importanza il ‘fattore umano’, inteso come empatia fra collaboratori, soprattutto se con specializzazioni diverse, e come capacità di costruire relazioni costruttive fra designer e aziende: “Oggi i rapporti sono più collaborativi e i risultati desiderati sono più personalizzati. Abbiamo riscontrato il maggior successo e costruito relazioni di lunga durata con clienti che condividono la nostra visione e la nostra passione per l’eccellenza del design” conclude la designer.
Con queste premesse abbiamo coinvolto i designer che hanno dato vita ad alcuni tra i più significativi prodotti per l’ufficio presentati all’ultima edizione del Salone del Mobile di Milano e durante i fuorisaloni. A tutti abbiamo posto le stesse domande, mettendo in relazione il ruolo del design con la trasformazione in atto nei luoghi di lavoro.
Domande
1. Che ruolo gioca il design nella trasformazione dell’ufficio? Guida o interpreta?
2. Che temi sono oggi al centro dello sviluppo di una nuova soluzione destinata agli spazi di lavoro contemporanei?
3. Quali i riflessi nello sviluppo dei prodotti?
4. Quali maggiori innovazioni riconoscete
in questo ambito?
Cesare Chichi e Stefano Maestri, fondatori dello studio 967arch.
Realtà che si è occupata della progettazione degli ambienti di lavoro di HP, Google, Campari, Ferrero, Cisco, Fc Internazionale. Il loro approccio è artigianale, da ‘bottega creativa’, e mescola con i canoni di un processo produttivo efficiente e contemporaneo. Hanno disegnato prodotti per marchi come MDF Italia, Davide Groppi, Zumtobel e Dieffebi. Dal 2021 lo studio è direttore creativo di MDF Italia Contract Office.
1. Il ruolo del design, nel mondo office, ha peculiarità differenti rispetto all’ambito domestico. Le scelte, più che per aspetti emozionali, vengono eseguite in modo razionale rispondendo a finalità prevalentemente funzionali, con una grande incidenza del fattore economico. Il design riveste quindi un’importanza legata alla tipologia delle funzioni e degli usi che ogni interlocutore prevede all’interno del proprio spazio di lavoro. Interpretare, guidare e innovare non sono quindi aspetti alternativi, ma consequenziali. Gli spazi di lavoro sono utilizzati per la maggior parte del quotidiano, in una condivisione e coabitazione di molteplicità di attitudini e abitudini. Il design ne diviene quindi, anche percettivamente, parte rilevante.
2. I temi, oltre all’ormai inevitabile “sostenibilità”, sono quelli della destrutturazione delle funzioni e quindi degli spazi e delle caratteristiche prestazionali. La ricerca della flessibilità, obiettivo più desiderato che, nei fatti, applicato, è un altro elemento di ricerca nella progettazione e selezione degli arredi. Il loro riutilizzo e la loro riconfigurazione devono rappresentare quindi degli elementi di ottimizzazione di utilizzo e reintegro nel tempo.
3. Materiali, processo produttivo, assemblaggio, smontaggio e durabilità sono le conseguenze principali di un progetto di arredo per uffici. Il design in senso stretto e l’incidenza dei costi completano solitamente il quadro di sviluppo dei prodotti.
4. Le innovazioni sono al confine tra sperimentazione, chimica, ingegneria e design. I nuovi materiali sono figli della ricerca sperimentale che, se ben interpretata dai designer e applicata dagli ingegneri in fase produttiva, conduce all’innovazione di prodotto, di forma e di utilizzo. I materiali di recupero, nell’ottica della loro riciclabilità futura, hanno raggiunto significative innovazioni, così come l’interfaccia della tecnologia digitale per alcune famiglie di prodotto. Leggerezza, semplicità e processo produttivo sono quindi elementi sui quali bisogna sempre porre la massima attenzione in chiave innovativa.
Giorgio Donà, partner e director di Stefano Boeri Interiors.
Formatosi presso lo IUAV di Venezia, ha iniziato la sua carriera al fianco di Stefano Boeri nel 2012. Nel 2018 hanno fondato lo studio Stefano Boeri Interiors, realtà multidisciplinare autrice di progetti a livello nazionale e internazionale. Si occupa di interior design, design di mostre ed eventi, product design, ricerca e direzione artistica.
1. La progettazione, vista da una prospettiva più ampia, deve assumere il ruolo sia di interprete che di guida. In un certo senso il processo creativo deve poter attingere dal passato e dialogare con il presente, diventando l’opportunità di dare corpo a idee e soluzioni capaci di adattarsi alle future esigenze e contingenze. Gli strumenti di lavoro cambiano e si aggiornano con un ritmo sempre più incessante, i tempi di lavoro si intersecano con la quotidianità e con nuove esigenze, nascono professioni che amplificano l’offerta e migliorano i processi sia creativi che produttivi. È in questo contesto che lo spazio deve sapersi plasmare guidando questa trasformazione, suggerendo nuovi modi d’uso e creando occasioni di superamento dei propri confini grazie alla collezione di arredi, complementi e tecnologie che lo valorizzano.
2. La soglia tra spazi della quotidianità – siano essi, ad esempio, domestici o per il tempo libero – e gli ambienti di lavoro diventa allo stesso tempo più sottile e ampia. Il passato recente ci ha indotto a forme di ibridazione tra funzioni, spazi e tempi. Il ritmo della giornata lavorativa è sempre più scandito da una forma di lavoro attivo e fluido dove spesso la propria abitazione diventa il proprio ufficio e viceversa. Pertanto, l’ambiente di lavoro diventerà un luogo a geometrie variabili, capace di adattarsi nel tempo e nelle sue funzioni, sempre più in grado di accogliere un’ampia gamma di esigenze traducibili in forme di lavoro comune e in condivisione piuttosto che in privato o da remoto.
3. Gli arredi, i complementi e la tecnologia diventano gli strumenti di questo nuovo sistema dai paesaggi multipli. I prodotti in generale devono permettere un uso dei nostri spazi sempre più fluido e diversificato. Scrivanie che diventano tavoli multifunzionali, contenitori che nascondono nuove funzioni – ad esempio per sport e tempo libero, tecnologia sempre più integrata al servizio della funzionalità.
4. La vera innovazione è quella più nascosta. La tecnologia dei materiali e la componentistica diventano protagonisti di questo processo evolutivo. Il design e l’estetica devono essere in grado di valorizzare questa complessità, proponendo materiali e tecnologie alternative con soluzioni anche ibride e inattese. Un processo capace di creare nuove valide possibilità usando, attraverso la forma e la funzionalità, con intelligenza e responsabilità, e proponendone possibili evoluzioni, la materia e i componenti accessori in modo che possano rendere l’esperienza di fruizione dei nostri arredi e dei nostri spazi sempre più interattiva e intuitiva.
Alberto Artesani, partner DWA Design Studio
Realtà nata nel 2005 dalla visione di Fredrik De Wachter e Alberto Artesani, dopo anni di esperienza in studi a Barcellona, Milano e Anversa. Il duo ha collaborato con realtà come Jannelli&Volpi, Olivieri Mobili, Gruppo Industriale Busnelli, Lea Ceramiche e diverse firme nel settore della moda. Crediti fotografici: Alberto Strada
1. Il ruolo del design nella trasformazione dell’ufficio è un cruciale. La progettazione funge da guida fornendo un quadro su come lo spazio può essere utilizzato e ottimizzato per soddisfare le esigenze dell’organizzazione e dei suoi dipendenti. Offre indicazioni delineando il layout, la funzionalità e l’estetica dello spazio di lavoro, “guidando” le decisioni sulle specifiche soluzioni di arredamento, sull’illuminazione, la tecnologia. Il design può aiutare ad affrontare le complessità offrendo soluzioni e best practice per creare un ambiente ufficio favorevole alla produttività, alla collaborazione e al benessere. Per quanto riguarda la funzione di “interprete”, invece, il design non fa altro che tradurre cultura, valori e identità di un marchio o di un’organizzazione nell’ambiente fisico. Comunica l’etica di un’azienda attraverso elementi come colori, materiali, segnaletica, ma anche tramite l’impiego e la scelta di opere d’arte, creando un’esperienza coesa e significativa sia per dipendenti sia per clienti (o visitatori). Il design interpreta la visione e le aspirazioni, trasforma concetti astratti in espressioni tangibili: è la realizzazione armonica tra designer e cliente. Agendo sullo spazio fisico il design aiuta a rafforzare l’immagine di un prodotto e favorisce un senso di appartenenza e di scopo tra i dipendenti. In sintesi, il design insegna a rivalutare le regole della vivibilità di uno spazio per crearne di nuove.
2. Le soluzioni contemporanee per lo spazio di lavoro sono incentrate su temi di flessibilità, benessere, integrazione tecnologica, collaborazione, sostenibilità e integrazione del lavoro da remoto. Queste soluzioni sono progettate per adattarsi alle esigenze in evoluzione dei moderni ambienti di lavoro, e privilegiano la flessibilità e l’adattabilità attraverso un arredamento versatile e layout modulari. Danno inoltre priorità al benessere e alla salute dei dipendenti, incorporando elementi come prodotti ergonomici, illuminazione naturale e spazi per il relax. Questo ha portato inevitabilmente a un cambiamento nel processo e nel modo di progettare, alla scelta delle finiture e ai prodotti da utilizzare, con grande attenzione alle certificazioni Leed e Well. La collaborazione e la comunicazione vengono promosse attraverso ambienti aperti e invitanti e spazi di lavoro condivisi. Anche la sostenibilità è al centro dei nostri obiettivi, con materiali ecologici e sistemi efficienti dal punto di vista energetico. Inoltre, ci troviamo di fronte a un aumento del lavoro a distanza, e per questo dobbiamo fornire strumenti che seguano specifiche politiche e che siano supportati dalla tecnologia per modelli di lavoro ibridi. Tutti questi importantissimi temi creano spazi di lavoro dinamici, inclusivi e incentrati sì sulla la produttività ma che favoriscono al tempo stesso la creatività e soprattutto il benessere dei dipendenti.
3. Nell’ambito della flessibilità dello spazio di lavoro, il fondamentale perno sul quale gira lo sviluppo del prodotto è rappresentato dalla modularità degli elementi, facilitando un rapido adattamento alle diverse esigenze in periodi relativamente brevi. Sebbene questa ricerca abbia indubbiamente stimolato un certo grado di standardizzazione dei prodotti, allo stesso tempo ha alimentato la domanda di soluzioni altamente performanti che uniscano funzionalità con ampie opzioni di personalizzazione, soddisfacendo così le esigenze dei clienti che cercano soluzioni di spazio di lavoro sempre più personalizzate. Questa duplice attenzione alla modularità e alla personalizzazione non solo migliora la versatilità e l’adattabilità dei prodotti, ma sottolinea anche la natura evolutiva delle aspettative dei clienti, dove la flessibilità e le soluzioni su misura risaltano nel panorama dello spazio di lavoro contemporaneo. Non solo, lo sviluppo dei prodotti sta portando a dare un ruolo di rilievo a collaborazioni e partnership, accelerando l’innovazione e sfruttando le competenze collettive per portare nuovi prodotti sul mercato in modo efficiente. Abbracciando questi principi, le aziende possono sviluppare prodotti che consentono di creare ambienti di lavoro dinamici, inclusivi e produttivi.
4. Sono stati fatti passi da gigante nell’esplorazione di materiali in grado di soddisfare le esigenze emergenti e l’evoluzione dei moderni ambienti di lavoro. Ciò comprende progressi su vari fronti, compreso lo sviluppo di materiali di rivestimento caratterizzati da proprietà acustiche e fonoassorbenti . Inoltre, c’è una forte tendenza verso l’integrazione della tecnologia negli spazi, garantendo una fusione armoniosa di funzionalità ed estetica. Ci sono infatti sistemi di automazione per ottimizzare l’utilizzo dell’energia e personalizzare le esigenze di chi lavora (il tutto sempre accompagnato da sistemi e layout di arredamento modulari, che consentono configurazioni versatili dello spazio di lavoro). Si cerca anche di incorporare elementi naturali per creare ambienti più sani e stimolanti. È anche da tener presente che l’uso di materiali riciclati e riciclabili cresce sempre di più, sottolineando l’impegno per la sostenibilità e la tutela dell’ambiente. Inoltre, l’attenzione si estende alla durabilità di tessuti e materiali, con l’obiettivo di migliorare la longevità e la resistenza, contribuendo così a migliorare il comfort funzionale e visivo all’interno degli spazi di lavoro. Questi sforzi collettivi riflettono una spinta concertata verso la creazione di ambienti di lavoro che diano priorità sia alle prestazioni sia al benessere, soddisfacendo le esigenze e le aspettative in evoluzione dei professionisti moderni.
Klaus Nolting, interior designer, docente presso l’AMBD, Accademia di Moda e Design di Amburgo.
Ha fondato lo studio ON3D con Sarah Buchholz e collabora come designer di prodotto con aziende come Lapalma, Möller Design, Infiniti, Sedus, Zumtobel. I suoi progetti hanno sono stati premiati con riconoscimenti come l’If Award, il Red Dot, l’Iconic Design Award e il German Design Award.
1. È raro che il design abbia un ruolo di guida. Piuttosto il design reagisce, a volte molto velocemente, al cambiamento tecnologico e sociale. Basti pensare al Covid e all’avvento dell’home office. Le persone si sono presto rese conto che il tavolo della cucina non era esattamente la postazione migliore per il lavoro da casa, le aziende e i designer hanno risposto all’input e da lì sono nate una marea di scrivanie per l’home office: di tutti i materiali, elettrificate, ma comunque riconducibili all’archetipo dello scrittoio d’altri tempi, facilmente richiudibile se si desidera nascondere il disordine di una giornata lavorativa. Poi la tendenza si è invertita: durante la pandemia il desiderio di contatto sociale è aumentato e andare in ufficio per molti è tornata a essere la prima scelta. Oggi aziende e dipendenti vogliono prendere il meglio da entrambe le situazioni, combinando la possibilità di lavorare da casa alla socialità più tipica dell’ufficio e a un mondo di esperienze che prima non esisteva nei luoghi di lavoro. Non a caso oggi alcune zone dell’ufficio sembrano parchi giochi per adulti.
2. L’arredo per l’ufficio tende a diventare sempre più accogliente e versatile per essere impiegato in tutti i nuovi ambienti lavorativi, a casa ma anche in uffici progettati sempre più nell’ottica del comfort. A mio parere si registra anche una tendenza a prevedere uffici più spaziosi in contrasto con condizioni abitative talvolta anguste. Del resto, non tutti vivono in una villa con giardino.
3. Ha impatto sui materiali, sulle proprietà acustiche e sul fatto che tutto diventa in qualche modo accogliente. Ci sono anche, sempre di più, elementi imbottiti. E dato che l’ufficio è diventato un luogo più rilassato ed informale, i divani di casa tornano ad avere le forme morbide e organiche tipiche degli Anni 70.
4. Una delle innovazioni più importanti in ufficio è la postazione di lavoro regolabile in altezza, che sta diventando sempre più popolare e va a sostituire la normale scrivania con sedute statiche. Se utilizzata correttamente comporta ovviamente grandi vantaggi, anche se non tutti i dipendenti necessariamente li riconoscono. Mi sembra che questa sia una buona trovata da parte delle aziende per alleggerirsi le coscienze e rendere di nuovo attraente il lavoro in ufficio. Lo stesso vale per le aree centrali dei luoghi di lavoro sempre più simili a lounge dove le persone possono incontrarsi in modo informale e talvolta lavorare sui propri laptop.
Diego Tobalina, head of innovation and design Norman Foster Foundation (NFF)
È un designer di interni con formazione presso la London School of Economics and Political Science. Fa parte della fondazione dalla sua nascita, nel 2016, e si occupa di progetti a diversa scala, promuovendo una progettazione sostenibile e collaborativa attraverso un pensiero interdisciplinare capace di mettere in relazione architettura, design, tecnologia e arti.
1. Il design svolge contemporaneamente entrambi i ruoli, guidando e interpretando gli uffici. Anticipa e modella le esigenze in evoluzione degli spazi di lavoro, con particolare attenzione all’efficienza e all’adattabilità. Inoltre, il design catalizza le mutevoli esigenze e si traduce in soluzioni pratiche ed esteticamente gradevoli. Queste soluzioni non solo migliorano la produttività, ma contribuiscono anche al benessere e alle dinamiche collaborative all’interno dello spazio di lavoro. Questo duplice ruolo fa sì che il luogo di lavoro si evolva in un ambiente più invitante e flessibile, dove le persone trascorrono volentieri periodi prolungati senza i vincoli e le formalità degli uffici tradizionali.
2. Le nuove soluzioni per gli spazi di lavoro contemporanei mirano a rispondere a queste esigenze in continua evoluzione:
• flessibilità e modularità. Gli spazi di lavoro moderni richiedono sistemi in grado di adattarsi senza problemi a requisiti e ambienti diversi. Ad esempio, sistemi come Cosmos, disegnato per Tecno, consentono di personalizzare le postazioni di lavoro, le aree dirigenziali, le università, le biblioteche, gli hotel, gli spazi residenziali o i negozi al dettaglio. La versatilità è un must. La sostenibilità assume un ruolo centrale. Oltre a ridurre l’impatto ambientale, si allinea all’obiettivo più ampio di promuovere pratiche sostenibili. Inoltre, l’innovazione e l’integrazione di tecnologie avanzate sono punti focali dello sviluppo.
• La sostenibilità assume un ruolo centrale. Oltre a ridurre l’impatto ambientale, si allinea all’obiettivo più ampio di promuovere pratiche sostenibili. Inoltre, l’innovazione e l’integrazione di tecnologie avanzate sono punti focali del suo sviluppo.
• Infine, l’estetica e il design integrato giocano un ruolo fondamentale. L’obiettivo è creare spazi efficienti ed efficaci, oltre che visivamente attraenti, per migliorare il benessere e la produttività.
3. In primo luogo, è essenziale trovare i partner giusti. L’innovazione collaborativa, che coinvolge esperti di vari settori, facilita il passaggio dalla ricerca approfondita ai prodotti industrializzati. Questo approccio interdisciplinare garantisce che i progetti finali beneficino di una visione più ampia. Attraverso la collaborazione e la formazione di un team multidisciplinare, diventa possibile sfidare le norme prevalenti del settore. Un obiettivo primario è quello di superare i limiti della fisica e degli standard industriali, per sviluppare sistemi efficienti e prodotti innovativi. Traendo ispirazione da campi come l’ingegneria aeronautica, la biomeccanica e la scienza dei materiali, questo approccio sottolinea la necessità di mettere in discussione e migliorare gli standard industriali.
Infine, l’importanza di comprendere il mondo fisico, senza concentrarsi esclusivamente sui progetti digitali. Abbracciando modelli e prototipi, la curva di apprendimento associata alle iterazioni fisiche può essere meglio compresa, migliorando le prestazioni dei prodotti.
4. L’adozione di modelli di lavoro ibridi e di strumenti collaborativi avanzati ha rivoluzionato il modo in cui i team si rapportano all’ambiente di lavoro. L’integrazione di nuove tecnologie e dispositivi negli ambienti d’ufficio ha portato allo sviluppo di uffici intelligenti, ottimizzando il comfort e l’efficienza energetica. Le innovazioni nel design dei mobili per ufficio si concentrano sulla salute e sul benessere, con mobili ergonomici e adattivi progettati per soddisfare le diverse esigenze degli utenti, promuovendo una migliore postura e migliorando l’accessibilità.
Inoltre, la “naturalizzazione” degli spazi d’ufficio, che enfatizza l’inclusione di verde interno, luce naturale e materiali organici, mira a migliorare il benessere e la produttività dei dipendenti creando un ambiente più coinvolgente e rilassante. Questa visione olistica si allinea perfettamente con le esigenze in evoluzione dei clienti, sempre più spinti dai progressi tecnologici e da una più profonda comprensione delle loro preferenze.
I clienti cercano soluzioni personalizzate e su misura, basate sull’analisi dei dati, per offrire prodotti e servizi su misura per le loro esigenze specifiche. Inoltre, l’implementazione di esperienze immersive consente ai clienti di interagire con i prodotti in modo più interattivo e significativo.
In sintesi, queste innovazioni privilegiano la flessibilità, l’efficienza e la personalizzazione attraverso tecnologie all’avanguardia e principi di progettazione incentrati sull’uomo.
Ferruccio Laviani
Cremonese con una formazione iniziata presso l’Istituto per L’Artigianato Liutario e del Legno e proseguita presso la Scuola Politecnica di Design e la facoltà di Architettura del Politecnico, dove ha seguito i corsi di Marco Zanuso e Achille Castiglioni. Dopo anni di collaborazione con Michele de Lucchi, ha aperto il proprio studio di progettazione. Collabora con numerose aziende, fra cui Kartell, Foscarini, Mara, 4 Mariani, Illulian, Lea Ceramiche, Londonart, Frigerio, Gervasoni.
1. È tutto cambiato a partire dal Covid, che ha rivoluzionato sia il modo di lavorare, sia le modalità di utilizzo dell’ufficio. La pandemia ha cambiato completamente la relazione fra l’uomo e il lavoro. Tutto si è ‘fluidificato’: le case sono diventate anche spazi di lavoro, mentre gli uffici, per necessità economiche, si sono compressi e trasformati in luoghi comunitari.
Nell’ufficio degli Anni 80 erano presenti i primi personal computer, sono arrivati poi i portatili e oggi si lavora con smartphone e tablet. Per cui gli ambienti di lavoro hanno subito delle grosse mutazioni, sono cambiate le necessità funzionali e i riferimenti dimensionali, perché gli oggetti che usiamo per lavorare sono miniaturizzati, diventando altro. Il design segue questi cambiamenti sociali e tecnologici, e non solo il gusto e le necessità.
2. L’evoluzione delle tecnologie, un uso diverso delle postazioni, non più assegnate ma condivise, la connessione non più unicamente fisica, ma anche eterea, wireless, … sono alcuni degli aspetti che hanno cambiato l’approccio delle organizzazioni al layout degli uffici. A ciò si aggiunge la commistione dei linguaggi stilistici, con la casa diventata ufficio e viceversa.
Non solo: oggi vi è una forte necessità di oggetti in grado di trasformarsi in base agli utilizzi, facendo in modo, ad esempio, che il tavolo della cucina diventi all’occorrenza una scrivania.
3. Il design degli spazi ufficio e degli arredi per ufficio vive un’evoluzione analoga a quella di ambiti di progettazione più decorativi. I materiali sono frutto di una ricerca costante: sono sostenibili, riciclabili e certamente sviluppati con un’attenzione diversa rispetto al passato.
4. Da una parte è cambiato molto, le aziende hanno capito che, per emergere, non basta più fare il semplice tavolo, bisogna aggiungere dei plus, bisogna offrire un prodotto personalizzabile, non tanto dal punto di vista estetico, quanto da quello delle funzioni. Si propongono dunque prodotti che uniscono funzionalità e praticità, sviluppando nuovi linguaggi per un ufficio più fluido e dinamico.
Dal punto di vista del linguaggio estetico, vi sono progetti che seguono strade più tradizionali e progetti più azzardati e fuori dai canoni che diventano trainanti e di maggiore successo, spingendo l’azienda a osare sempre di più.
Folco Orlandini, Orlandini Design
Toscano, laureato al Politecnico di Milano, dal 2009 – assieme al padre e a un team di creativi – porta avanti l’attività dello studio Orlandini Design. L’approccio progettuale è votato alla pulizia formale e al pragmatismo. Lo studio si occupa di industrial design in ambito contract/ufficio e residenziale. Fra i riconoscimenti ricevuti, il German Design Award e il Good Design Award.
1. Direi entrambe le cose. Io dico sempre che il designer deve essere in grado di “prevedere il futuro” nel senso che deve saper cogliere i cambiamenti in atto nella società e negli stili di vita e in base a questi deve dare corpo a oggetti e strutture che sappiano dare risposte concrete a tali cambiamenti. Questo discorso vale ancora di più in ambito ufficio. Le trasformazioni che l’ambiente di lavoro sta subendo da diversi anni sono strettamente legate ai mutamenti nella nostra vita quotidiana, di conseguenza il designer deve interpretare le nuove istanze e portarle nella progettazione, guidando la trasformazione in atto.
La crescente necessità di comfort ha portato negli ultimi anni all’avvento dei soft seating e delle strutture fonoassorbenti, in tempi più recenti l’introduzione dello smart working ha visto la nascita di arredi lavorativi compatti, mobili e polifunzionali adatti per un uso domestico. Ultimamente le nuove dinamiche lavorative basate sulla frequente personalizzazione degli spazi hanno generato una serie di complementi ibridi, furbi, spesso su ruote, aggregabili e componibili in modo rapido e semplice.
Per quanto mi riguarda un esempio su tutti è il sistema di sedute Divo, disegnato per Las mobili, in cui ogni elemento dell’abaco (sedile, schienale, tavolino, pannello privacy,…) si può assemblare e riconfigurare a piacere senza uno schema prestabilito, dando vita a infinite soluzioni compositive e tipologiche; un po’ come si gestiscono i mattoncini Lego.
I prodotti che arredano i nostri spazi, specialmente quelli di lavoro, sono sempre il frutto di una riflessione sulle mutate modalità abitative.
2. Vi è una sempre maggiore, inevitabile, dipendenza dai dispositivi elettronici. Questo fa sì che ogni nuovo prodotto in fase di sviluppo, che sia un tavolo, un divano, una lavagna meeting o una fioriera, venga concepito con una dotazione di prese per la ricarica. Come questi cablaggi vengano collegati alla rete elettrica è sempre rimasta un’incognita. La problematica aumenta quando gli arredi si trovano all’interno di grandi openspace, lontano dalla rete principale e le soluzioni più immediate sono anche le meno gradevoli: prolunghe, canaline a vista, pedane passacavo, batterie. Nel prossimo futuro quindi vedo la necessità di strutture agili e modulari che possano assolvere a una primaria esplicita funzione (seduta, appoggio, divisorio, contenimento, illuminazione…) ma che siano in grado anche di distribuire l’elettricità all’interno degli uffici open space. A dire il vero stiamo già lavorando a un progetto di questo tipo che sarà presentato al prossimo ORGATEC a Colonia.
3. Sicuramente comporta da parte del designer una riflessione profonda e più complessa rispetto ad un approccio al progetto più prettamente estetico. Si tratta di valutare questioni tipologiche, tecniche, strutturali ed ergonomiche che vanno al di là di un corretto bilanciamento delle forme e delle proporzioni. Certo è che il prodotto finale sarà più completo e ricco di contenuti. Contenuti che renderanno universale il valore dell’oggetto al di là dei gusti personali e dei trend del momento. Contenuti che diventano poi validi argomenti di vendita.
4. Se rimaniamo su questo tema devo dire che ancora non si è visto molto sul mercato, siamo ancora in una fase “sperimentale” in cui alcune, poche, aziende hanno fatto la propria proposta, ma senza avere ancora un feedback concreto da parte del mercato o dell’utenza finale.
Giulio Iacchetti e Matteo Ragni
Industrial designer dal 1992, Giulio Iacchetti ha collaborazioni con diverse aziende, sia come designer che come direttore artistico. Con Matteo Ragni ha vinto due Compassi d’Oro, nel 2001 con Pandora Design e nel 2014 con la serie di tombini Sfera. Matteo Ragni, laureato in Architettura al Politecnico di Milano, dal 1994 si occupa di progetti di design per industria e artigianato. Ha ottenuto riconoscimenti internazionali: tra questi il Wallpaper Design Award per la lampada da tavolo/fermalibri “Leti”, di Danese, il Premio Nazionale per l’Innovazione “Premio dei Premi” per il progetto “W-eye” e il Good Design Award, per il sistema HUB disegnato per Fantoni.
1. G.I.: Anticipare e interpretare sono lavori da indovino che non attengono alla mia dimensione. I nostri lavori sono qualcosa che soddisfa noi e aggiunge un capitolo coerente con lo sguardo che l’azienda ha sulle cose.
M.R.: In linea generale quello che un designer dovrebbe fare è analizzare le esigenze attuali per declinarle per soluzioni future. Abbiamo visto in questi anni grandi cambiamenti, il tema del design di oggetti o arredi è di fare un progetto giusto, al momento giusto e per l’azienda giusta. Sento molto utile il tema di interpretare il DNA dell’azienda. Bisogna ascoltare l’identità di ciascuna azienda.
2. M.R.: Forse la riconfigurabilità, il fatto di poter riconfigurare i progetti senza problemi, in maniera veloce e poco impegnativa. Il lavoro cambia, cambiano le persone e le abitudini e anche gli arredi devono essere pronti a cambiare ed essere rivalutati e ricostituiti anche per spazi differenti da quelli per cui sono stati pensati.
G.I.: Assegnare un PH neutro a oggetti e prodotti significa allungare la loro vita, perché possono essere ripensati e riconfigurati. Pur mantenendo una matrice dal sapore di ufficio, bisognerebbe sempre rifuggire dalle specializzazioni, anche in architettura. Abbiamo ottimi edifici del passato che potevano essere una scuola, poi un ospedale, poi un’abitazione e poi si trasformavano nel tempo, a seconda dell’esigenza della società e della comunità che cambiavano, adesso l’architettura è specializzata: un edificio con una destinazione d’uso unica e specifica. Apparentemente sembra tutto corretto e migliorativo, però quando poi cambiano le esigenze o l’uso di uno spazio pubblico, diventa un problema perché l’iperspecializzazione impedisce altre interpretazioni. Attenersi a una visione più neutra avvantaggia tutti perché significa poter ripensare l’oggetto in altre maniere. I progetti devono essere poliglotti.
3. M.R.: Rimanendo nell’ambito delle lingue, il tema del tavolo, ad esempio è avere un piano di appoggio senza incollaggi e incastri, che ci permette di avere una piattaforma su cui declinare diversi linguaggi. L’obiettivo dei designer è fare oggetti che abbiano molte funzioni, come il coltellino svizzero, stando però attenti a non fare ‘una scarpa e una ciabatta’.
G.I.: Cosa distingue un tavolo per l’ufficio da uno che si può usare a casa? Abbiamo ottimi esempi nel passato di tavoli importanti disegnati per l’ufficio che potevano, per la loro bellezza, migrare in una situazione abitativa. Questo per me è l’aspetto interessante. Ma anche la personalizzazione e l’accessoristica. Il tavolo Decumano disegnato per Fantoni si può estendere in lunghezza e in larghezza e interpreta il concetto trave-colonna. È importante avere un piccolo abaco in termini di colori, finiture e materiali per abbinare elementi monocromatici o bicromatici e intervenire su aspetti che sembrano più frivoli e invece sono di interesse. Del resto, la bellezza di certi progetti è che non tutto è definito vi è spazio per nuove interpretazioni. È sempre interessante che designer e azienda lavorino molto insieme, perché poi l’opera sia di tutti. Per noi intercettare questo sguardo è bellissimo, non si tratta solo di un aspetto commerciale, ma di un’empatia che permette di indagare su quali nuovi sogni sono stati generati.
4. M.R.: La cosa più eclatante è la possibilità di lavorare in più posizioni; a me piace molto pensare, per come lavoro anche io, di poter lavorare anche in piedi. È una sorta di sviluppo della specie, dalla scimmia all’Homo erectus. Questo filone, già avanzato nei paesi nordici, sta arrivando anche qui e avere la possibilità di alzare il piano di lavoro indica il tema di come si lavora.
G.I.: Sono d’accordo, alzando il piano del tavolo cambia la percezione dello spazio e cambia il rapporto che abbiamo noi con gli altri. Credo possa cambiare anche la modalità di lavorare, che diventa più istantanea e immediata. Ci si pone proprio in maniera diversa; da seduti ci si rallenta, in piedi c’è più recettività e immediatezza. Stare in posizione eretta e condividere i pensieri in modo immediato suggerisce un piano rialzato.
Più in generale, è importante avere brief precisi, indicazioni mirate e anche limitanti, per far sì che in poco tempo si possano generare idee e scelte da sviluppare.
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