Smart Building

La tecnologia, soprattutto quella digitale, ha generato una nuova dimensione dell’edificio in cui si lavora e si vive, abilitando servizi che lo
mettono in relazione con l’ambiente circostante. In quest’ottica l’ufficio ibrido diventa worker-centric, on demand e connesso con la città

Sono lontani i tempi in cui l’edificio poteva essere considerato come un qualcosa di statico e definito lungo l’intero ciclo di vita. La tecnologia lo ha trasformato in un organismo mutevole, che evolve attraverso un rapporto osmotico con il contesto che lo circonda. A definire la sua natura nel tempo sono le relazioni che si instaurano tra chi lo abita e tra di esso e la città. Ne scaturisce un nuovo approccio progettuale teso a mettere a sistema spazi e servizi per renderli accessibili e fruibili in modo sempre diverso. Tutto ciò attraverso un’infrastruttura tecnologica digitale che consente di abilitare nuovi servizi e, allo stesso tempo di misurare i suoi flussi, il suo impatto sul territorio, i suoi costi e la sua usabilità. Fattori questi ultimi determinanti per far sì che l’edificio duri nel tempo, che aumenti il proprio valore, adattandosi velocemente alle esigenze che nel tempo si manifesteranno.

Ma affinché ciò accada è necessario che vengano garantiti aspetti fondamentali come interoperabilità dei sistemi, a garanzia di scalabilità e continuo aggiornamento; e un’efficace analisi dei dati in un’ottica di una gestione efficace e manutenzione predittiva.

A monte di tutto vi è un metodo di progettuale basato su un modello integrato, il Building Information Modeling (BIM), fondamentale per generare e gestire tutte le informazioni riguardanti i processi costruttivi, ma anche di creare un gemello digitale che consente raccolta e misurazione dei dati relativi alla vita dell’edificio. Nei prossimi anni l’utilizzo delle metodologie BIM sarà sempre più richiesto e, se le aziende non vorranno rimanere indietro, dovranno fin da subito investire nella formazione e qualificazione del proprio personale.

Ma come la rivoluzione digitale del real estate impatterà sugli spazi ufficio? Difficile anche solo immaginarlo. Ciò che è oggi ipotizzabile è una nuova forma, ibrida, distribuita e connessa dello spazio ufficio, in linea con i nuovi modi di lavorare che guidano il cambiamento individuale, sociale e urbano.

Entrano nel dettaglio dei diversi aspetti che abilitano l’intelligenza del building e delle possibilità applicative, i relatori della Smart Building Conference organizzata da Soiel International per offrire un momento di informazione multidisciplinare che ha toccato temi relativi alle aree applicative, infrastrutturali e le best practice.
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L’edificio intelligente tra uomo smart city

Ernesto Santini, vicepresidente Smart Buildings Alliance
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Grazie all’elettronica e alla digitalizzazione, l’edificio può essere visto come un insieme organico di risorse, che possono essere usate per scopi diversi.

Tra questi la viabilità; la distribuzione dell’energia; la distribuzione dell’acqua; la raccolta dei rifiuti; la sicurezza; la fruizione culturale; l’istruzione; il commercio e la delivery. Molti altri se ne aggiungeranno in futuro, per esempio l’assistenza a domicilio; la socialità e la comunicazione; l’adeguamento e la manutenzione di strutture e infrastrutture.

Purtroppo, sul fronte della digitalizzazione, l’Italia sconta un’arretratezza nella connessione digitale a banda larga. La legge 164 dell’11 novembre 2014, ha modificato il Testo Unico dell’edilizia, introducendo l’obbligatorietà della predisposizione alla banda larga dei nuovi edifici e di quelli profondamente ristrutturati mediante l’installazione di un cosiddetto “impianto multiservizio”, ovvero un sistema di cablatura multifibra proprietario. A questo sistema fanno riferimento le varie utenze condivise o private, incluse quelle a servizio dello Smart Building (condizionamento, sicurezza, smart energy grid, ricarica EV, ecc.).

Tutto questo ci porta a una riflessione sulle architetture di sistema, in quanto con la digitalizzazione le strutture e le infrastrutture di una città, di un edificio, di una casa rappresentano un insieme interconnesso che deve essere coordinato e armonico, ma al tempo stesso sufficientemente indipendente dalle tecnologie del momento. La tecnologia è un mezzo e non un fine, e tende a diventare obsoleta in breve tempo. Si deve consentire l’evolutività funzionale, dato che le esigenze di oggi possono differire da quelle di domani. L’architettura urbana e dell’edificio deve essere quindi curata con visione e grande attenzione, organizzata a strati per consentire una facile mutazione, l’adattamento alle singole esigenze e la manutenzione.

Nel delineare un modello di sviluppo la parola chiave è dunque interoperabilità. La sola infrastruttura tecnologica digitale non è sufficiente. Quello che interessa maggiormente sono i servizi che sarà possibile offrire al singolo e alla collettività. Per poterli abilitare, servono tre elementi fondamentali: chi inventa e presta i servizi; i dati che descrivono la realtà cui fanno riferimento e, infine, le infrastrutture digitali, che rappresentano solo un fattore abilitante tecnologico. È importante che dati e infrastrutture siano di tipo aperto, al fine di garantire una fruibilità libera da costi e condizionamenti.

Non solo, quando si parla di proprietà, di servizi, di tecnologie, è sempre opportuno definire i confini di responsabilità. L’approccio di tipo pertinenziale ha infatti il vantaggio di consentire decisioni rapide, di adattarsi alle necessità locali e di favorire l’evoluzione tecnologica.

Smart Buildings Alliance Italia è il luogo dove questi argomenti vengono discussi, le esigenze vengono definite, le soluzioni trovate e rese disponibili sotto forma di raccomandazioni. La nostra missione è aiutare lo sviluppo economico e sociale, anche con l’ausilio della tecnologia, comunicando in maniera semplice e comprensibile.
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La rete intelligente alla base dello Smart Building moderno e sicuro

Edoardo Accenti, sales manager HPE Aruba Italia
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Semplificazione delle attività, flessibilità delle operazioni e mobilità dei lavoratori sono alcune delle esigenze emerse negli ultimi mesi.

Il nostro obiettivo è consentire ai clienti di intercettare i dati a livello di rete per tradurli in un differenziatore di business, in un reale vantaggio competitivo sul mercato. In ottica smart building, diamo la possibilità alle imprese di garantire esperienze di valore a dipendenti e visitatori tramite la realizzazione di ambienti innovativi che siamo in grado di supportare al meglio grazie alle nostre soluzioni Wi-Fi e cablate. Gli esempi, in tal senso, sono molteplici: dall’accreditamento automatico delle persone al monitoraggio degli spazi, dal device tracking alla regolazione della luminosità e della temperatura. Nuove esperienze smart abilitate dalle nostre reti che, in modo totalmente sicuro, consentono anche l’autoconfigurazione di tutti i sistemi di videoconferenza negli edifici dando la possibilità agli utenti di accedere a stanze e riunioni virtuali senza la necessità di doversi autenticare.

Un supporto che HPE Aruba offre grazie ad Aruba ESP (Edge Services Platform), la piattaforma cloud-native della società basata sull’intelligenza artificiale che consente di prevedere e risolvere i problemi prima che possano verificarsi. Costruita su AIOps, sul modello per la sicurezza Zero Trust e su un’architettura unificata per ambienti campus, data center, sedi distaccate e di telelavoro, Aruba ESP tiene traccia dei parametri SLA, individua le anomalie e si ‘auto-ottimizza’ identificando e mettendo in sicurezza i dispositivi sconosciuti che si connettono. Aruba ESP abilita una rete ‘con il sesto senso’ a cui viene integrato un ulteriore livello di sicurezza tramite Aruba ClearPass, soluzione che consente alle aziende di impostare policy di accesso a seconda degli utenti, di fornire o negare determinati privilegi e di monitorarne l’utilizzo in modalità estesa, offrendo un contributo essenziale anche in ottica smart working.
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Intègro, la soluzione completa di supervisione in ambito sicurezza

Alessandro Ferrari, owner Alesys
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Qualsiasi realtà, che sia costituita dal piccolo edificio sino all’infrastruttura multi-sito, può ottimizzare la gestione degli allarmi in modo mirato, intuitivo e con notevoli risparmi. Oggi, ogni struttura, sia pubblica che commerciale, necessita di strumenti evoluti. La velocità di intervento e l’analisi delle informazioni derivate dai sistemi a disposizioni sono di primaria importanza per la gestione ottimale del servizio di sicurezza che deve sempre più spingersi oltre verso domotica e servizi.

Alesys sviluppa soluzioni software per la gestione di sistemi in ambito safety & security, con interfacce personalizzabili. L’integrazione con i principali produttori di hardware permette di aumentare il controllo dei sistemi gestiti, garantendo al contempo l’indipendenza della società. Tra gli obiettivi raggiunti dai clienti troviamo l’incremento di allarmi gestiti per giornata, la velocizzazione dei tempi di intervento in situazioni di pericolo, il miglioramento della gestione dei report e la riduzione dei costi di sorveglianza e manutenzione.

Intègro, nato nel 2003, è una soluzione completa di supervisione che integra, in un’unica interfaccia, la gestione di diversi impianti (video, audio, antintrusione, antincendio, controllo accessi, impianti tecnologici e domotica). La piattaforma è essenzialmente pensata per essere utilizzata da qualsiasi utente sia per scopi gestionali che statistici; receptionist, guardia, Security Manager e così via. Alcuni dei vantaggi di utilizzo del sistema sono: semplicità d’uso; unica interfaccia per installatore e operatore su tutti i dispositivi; integrazione di prodotti dei marchi più importanti; gestione guidata e semplificata degli eventi di allarme; azione “Punta e Clicca” per la maggior parte delle operazioni di configurazione e gestione; scalabilità senza necessità di aggiornamento dell’intero sistema.

Grazie al team di sviluppo in house, Alesys garantisce da sempre la completa indipendenza del software e rimane in costante ascolto del mercato per lo sviluppo di nuovi driver o features personalizzate.
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Siamo veramente così DigItalians?

Gian Piero De Martino, NI & IEI Business Units manager ITALY-ISRAEL & EMEA strategic partnerships, Panduit
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È il quesito a cui Panduit ha dato delle risposte dal punto di vista operativo e progettuale. Particolare enfasi è stata data all’importanza che riveste l’infrastruttura fisica e cioè a tutti i componenti che assicurano il collegamento degli apparati, il trasporto di segnali-dati e dell’alimentazione elettrica, in questo processo di trasformazione digitale. La de-materializzazione attuata nel corso degli ultimi trent’anni, ha permesso di ridurre il numero delle risorse fisiche, trasformandole in app. La conseguenza è la crescita del volume dei dati e dei servizi online, modificando il modello di operatività tradizionale. La tecnologia modernizza, ma vanno vinte titubanze in essere, colmando quel gap che soprattutto nella P.A. rallenta la trasformazione, ripercuotendosi così sui servizi al cittadino. Essere Smart significa aumentare efficienza e produttività, ottimizzando costi e risorse, attraverso l’utilizzo di tecnologie abilitanti, molte delle quali presenti all’interno di edifici automatizzati, che ancora si avvalgono però di sistemi di comunicazione e protocolli diversi. La sfida è invece quella di sostenere una piena convergenza IT/OT, attraverso piattaforme e linguaggi uniformati, per limitare i disservizi dipendenti dalla frammentazione dei sistemi, affidati a risorse specialistiche non ancora armonizzate. Nonostante il calo del mercato delle costruzioni in Italia, sono gli edifici già in essere che attraverso un restyling tecnologico, si trasformano in digital building. Incarico affidato a progettisti che dispongono di competenze su normative, standard, applicazioni, linguaggi e tecnologie, per rendere omogenee le diverse funzionalità degli ambienti lavorativi di nuova generazione. Il grosso aiuto, che perviene dall’utilizzo del Single-Pair-Ethernet, consente di far convergere IT e OT, su un’unica piattaforma di comunicazione e di alimentazione elettrica fino a 60W, attraverso l’impiego di una sola coppia di cavi, con collegamenti miniaturizzati, raggiungendo periferiche dislocate fino a 1000 mt di distanza e senza l’utilizzo di gateway. La tecnologia SPE è quindi già pronta per supportare applicazioni di nuova generazione, per il collegamento di sensori, telecamere, corpi illuminanti led, dispositivi audio-video, di controllo ambientale, antincendio, ascensori e molto altro, in ambienti di lavoro sempre più ibridi, sicuri, protetti e fisicamente, maggiormente interconnessi.
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L’esperienza digitale per le soluzioni di movimento delle persone all’interno degli edifici

Walter Sirchi, direttore servizi, KONE Italia
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La combinazione delle più recenti innovazioni nel campo della connettività, intelligenza artificiale, scienza dei materiali e tecnologie ecosostenibili hanno permesso di sviluppare nuovi prodotti e servizi capaci di migliorare radicalmente gli spostamenti delle persone all’interno e tra gli edifici.

KONE ha integrato avanzate tecnologie, provenienti da svariati ambiti di ricerca, per ideare soluzioni all’avanguardia, capaci di garantire agli utenti caratteristiche uniche di sicurezza, comfort, affidabilità e praticità d’utilizzo, nonché supportare i progettisti nelle fasi di progetto per identificare soluzioni su misura e garantire la migliore esperienza di utilizzo (People Flow™).

Tutti i prodotti KONE hanno connettività integrata: con connessione al Cloud tramite un gateway 4G (prossimamente anche 5G) e la capacità di inviare dati e ricevere comandi grazie alla piattaforma digitale KONE e alle API (Application Programming Interface) che permettono di configurare una serie di servizi oltre alla manutenzione predittiva sulla base dei dati di funzionamento dell’ascensore rielaborati dall’intelligenza artificiale: i parametri di funzionamento, trasmessi su piattaforma cloud, vengono monitorati e analizzati con l’ausilio dell’intelligenza artificiale per individuare bisogni e inefficienze da correggere. In aggiunta, il building manager riceve in tempo reale visibilità sulla salute degli impianti e sulle proposte per le azioni future.

Per un supporto alla progettazione, KONE mette a disposizione strumenti come ‘Planner’, che permette al progettista di fare una scelta di tipo funzionale dell’ascensore, e ‘Car designer’ che, sempre basato su browser, permette di fare le scelte estetiche per l’interno della cabina. Viene inoltre data la possibilità di immergersi nella realtà virtuale attraverso gli occhiali 3D. Software evoluti, empirici e semi-empirici, consentono poi di simulare i flussi di traffico e la definizione del layout ottimale per ogni tipologia di edificio.

Guardando alle caratteristiche di tipo esperienziale del prodotto: emergono l’attenzione agli aspetti di design, l’utilizzo di materiali all’avanguardia autoriparanti (tramite pellicole di polimeri autoespandenti) e di materiali antibatterici e anti-impronta. Anche l’illuminazione, se non finalizzata unicamente al risparmio energetico, influisce sull’esperienza vissuta in cabina attraverso variabilità cromatica e il contributo di componenti di luce diretta, indiretta e diffusa. Infine, l’inserimento di video con connessione internet consente di convogliare tutta una serie di informazioni, musica o messaggi audio.

In conclusione, i vantaggi dei prodotti KONE per il People Flow™ sono diversi: efficienza energetica, ottenuta non solo attraverso ridotti consumi, ma principalmente attraverso un’ottimizzazione degli utilizzi; vantaggi economici derivanti dalla possibilità di effettuare scelte progettuali corrette; miglioramento della produttività e prevenzione guasti tramite il monitoraggio in tempo reale; sicurezza, il comfort e il benessere dell’utilizzatore; e soprattutto, aumento della vita utile dell’edificio grazie alla massima flessibilità garantita da soluzioni digitali a prova di futuro.
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DATA4FM: la gestione efficiente dello Smart Building 4.0

Marco Desideri, Co-Fondatore e Direttore Tecnico, Descor
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Conoscere è la premessa per gestire e manutenere. I dati sono i key points per una valorizzazione del patrimonio immobiliare.

Nuova protagonista dell’industria 4.0, la digital transformation è ormai il fulcro del cambiamento in tutti i settori industriali, ancor più in quello degli immobili. Le aziende devono prepararsi alla digital transformation, ovvero a una trasformazione del business model guidata dai dati. La sua utilità è trasversale e impatta sui principali processi aziendali.

BIM, BMS, BI, IoT come motori di alimentazione dei processi di Facility Management divengono il nuovo paradigma di gestione efficiente del patrimonio.

Ad oggi però i dati sono disponibili, ma le informazioni non sono integrate. Manca l’eterogeneità delle tecnologie e degli standard ed è necessaria una visione di insieme e un focus unico delle diverse aree organizzative.

L’obiettivo è quello di convogliare tutti i sistemi aziendali in un unico contenitore di dati, che funga da Common Data Environment del patrimonio immobiliare. E soprattutto pensare, fin dalle prime fasi di progettazione degli edifici, alla gestione integrata nel suo insieme. Il nostro motto è emblematico riguardo a questo concetto: progettare un edificio, gestire un patrimonio.

La nostra soluzione Infocad.FM, la piattaforma di Asset, Energy & Facility Management per la gestione dei patrimoni immobiliari ed impiantistici, è quindi a tutti gli effetti un CDE (common data environment) per il Facility Management. Consente infatti di avviare e gestire in modo completo il processo di trasformazione digitale del loro patrimonio immobiliare. Permette la creazione di una Anagrafica Tecnica certificata a partire da planimetrie CAD e da modelli BIM. Garantisce la digitalizzazione dei processi, grazie a un potente motore di workflow con il quale è possibile definire flussi di lavoro che si adattano al modello organizzativo aziendale. E, infine, consente di raccogliere in un ambiente comune e condiviso tutte le informazioni necessarie alla gestione del patrimonio, correlando tra loro dati, grafica, fotografie, documenti, manutenzioni, allarmi generati dai BMS, dati da sentori IoT ecc.
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BIM: i vantaggi e l’importanza delle certificazioni professionali

Maria Fernandez, Responsabile Certificazione del Personale, TÜV Italia
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Il Building Information Modeling (BIM) è un metodo di lavoro basato su un modello integrato per generare e gestire tutte le informazioni riguardanti i progetti costruttivi. In Italia, la costante crescita nell’adozione di questa metodologia all’interno del settore dell’edilizia e delle infrastrutture è sicuramente dovuta all’obbligo di introdurre il BIM nelle fasi di progettazione, costruzione e gestione delle opere stabilito dal decreto BIM (DM 560/2017) sugli appalti pubblici. Dalla pubblicazione del Decreto, infatti, la richiesta di professionisti con specifica competenza nell’utilizzo della metodologia BIM sta crescendo fortemente. La certificazione delle figure professionali, definita dalla norma UNI 11337-7, coinvolte nella gestione e nella modellazione informativa è un sistema di qualificazione valido e riconosciuto a livello internazionale.

Le figure sono le seguenti:

• BIM Specialist: operatore avanzato della gestione e della modellazione informativa.

• BIM Coordinator: coordinatore dei flussi informativi di commessa.

• BIM Manager: gestore dei processi digitalizzati è una figura che si relaziona principalmente a livello dell’organizzazione; delegato dai vertici dell’organizzazione, definisce le istruzioni BIM e il modo in cui il processo di digitalizzazione impatta sull’organizzazione e sugli strumenti di lavoro.

• CDE Manager: gestore dell’ambiente di condivisione dei dati è una figura che si occupa dell’ambiente di condivisione dei dati.

Perché è importante la certificazione.

• Efficace strumento per assicurare un adeguato livello di competenza a garanzia della prestazione professionale nonché il suo mantenimento nel tempo.

• Strumento a tutela della professionalità: elemento di distinzione del professionista esperto e qualificato, che svolge il proprio lavoro in accordo a specifici standard (UNI 11337-7:2018).

• Strumento riconosciuto a livello nazionale ed internazionale

Il rilascio della certificazione prevede l’iscrizione nei registri di TÜV Italia e Accredia e l’invio del Marchio di Certificazione.

Nei prossimi anni l’utilizzo delle metodologie BIM sarà sempre più richiesto e, se le aziende non vorranno rimanere indietro, dovranno fin da subito investire nella formazione e qualificazione del proprio personale. In questo senso, la certificazione delle competenze delle figure professionali BIM è sicuramente uno strumento che aiuterà i professionisti a distinguersi sul mercato e a garantire la qualità della loro prestazione professionale.

Dallo samart building all’ufficio ibrido
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Dallo smart building all’hub quarter: space as a service per una nuova idea di città

Giuseppe Capicotto, General Manager eFM
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Nel facility management il passaggio che eFM sta cercando di stimolare è quello di una evoluzione che passi dai temi del monitoraggio e del controllo alla gestione di un valore come il comfort. Pensiamo alla sostanziale differenza tra il controllo di un valore come la temperatura e il monitoraggio del livello di benessere delle persone che vivono quegli ambienti. E lo stesso approccio potrebbe valere per il tema del decoro, della pulizia, della capacità di agire sulla bellezza estetica di un luogo pensando non solo al rispetto di una obbligazione contrattuale, ma al comfort di chi lo vive.

A nostro avviso questa evoluzione si deve integrare con quella legata alla trasformazione ecologica e in futuro il facility management dovrebbe avere la missione di “prendersi cura” di persone e ambienti.

La nostra visione su come ripensare gli spazi, trasformandoli in luoghi di “engagement”, in luoghi multiformi e ibridi, unita a una nuova visione del Facility Management, improntata sulla cura delle persone e degli ambienti, e quindi delle relazioni, ci ha portato, negli anni, a uscire dal singolo edificio, allargando alla città l’esperienza maturata.

Esisteranno gli uffici dopo la pandemia? E se sì come dovranno essere?

I nuovi luoghi del lavoro ci saranno e saranno fondamentali per preservare il valore e l’identità dei territori ma dovranno diventare dei luoghi ambienti di sperimentazione permanente dei nuovi modi di lavorare, di nuovi modi di vivere, e fungere da strumento per orientare le persone ma anche le aziende a trovare un equilibrio generativo fra le tendenze contrapposte ovvero per garantire una forma nuova, ibrida, distribuita, connessa, fluida.

Serviranno ambienti di lavoro “aumentati”, cognitivi e sensibili che grazie alla sensorizzazione di spazi (IOT) ed esperienze (IOHT – Internet of Human Things) saranno in grado di ascoltare chi lo abita, adattarsi al meglio alle sue esigenze, suggerirgli ogni giorno come migliorare l’esperienza di lavoro, connettendo in un journey integrato i luoghi diffusi (fisici e digitali) da cui è possibile lavorare.

Questo modo di vedere i nuovi luoghi lo abbiamo identificato con il nome di Hub-Quarter in contrapposizione con il vecchio concetto dell’Head-Quarter centrale

L’intera città diventa un unico grande hub di esperienze dove ogni luogo è un’opportunità di vivere al meglio la propria giornata di lavoro o formazione.

Gli spazi inoccupati tornano a vivere e a generare valore, l’economia dei territori non è più soggetta a migrazioni di massa ma beneficia di un ripopolamento dei quartieri e delle periferie, con una ridistribuzione di persone e risorse.

Lo strumento che abbiamo messo in campo in questo senso è MYSPOT, la piattaforma tecnologica di eFM che abilita esperienze facendo questo: trasformando lo spazio in servizio. Noi usiamo l’espressione space as a service, perché crediamo che ogni spazio, per generare valore nel tempo, debba essere non solo accessibile e utilizzabile, ma dotato di servizi dallo spiccato valore aggiunto, che lo rendano unico.
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Soluzioni Smarter per gli ambienti di lavoro ibridi

Andrea Recupero, Head of EMEA Smart Collaboration, Lenovo
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Il modo in cui lavoriamo sta cambiando, l’ufficio continuerà a esistere in una dinamica ibrida, con persone che lavorano da remoto e persone che operano in presenza. Le ricadute sugli spazi di lavoro del futuro sono molteplici, la scrivania quasi certamente non sarà più assegnata, lo scenario futuro vedrà la diffusione dello share desking/hot desking dove, attraverso applicazioni integrate nel workflow aziendale, sarà possibile prenotare la propria scrivania e avere una postazione immediatamente operativa.

In che modo le aziende hanno reagito a questa fase di emergenza? E come i dipendenti hanno lavorato da remoto?

Il filo conduttore è che il lavoro da remoto ha funzionato quasi sempre sia nella prospettiva del dipendente sia dal punto di vista dell’azienda. La produttività risulta aumentata, anche se non mancano i contro legati soprattutto al diradarsi dei contatti sociali, al rapporto interpersonale e al modo in cui si può collaborare. L’ufficio si configura come luogo privilegiato della collaborazione mentre per mansioni che richiedono concentrazione il lavoro a distanza risulta essere preferito.

Nella nuova normalità sarà necessario pensare a nuovi spazi e implementare tecnologie end-to-end di smart collaboration, l’IoT, abilitare lo smart building con funzioni quali la room occupancy, cioè la visibilità di chi è presente in ufficio in quale momento, ma anche dare spazio a tecnologie emergenti come la realtà aumentata e la realtà virtuale.

Da una ricerca di McKinsey emerge come durante l’emergenza pandemica in sole otto settimane sia avvenuto nella digital adoption un balzo in avanti di ben 5 anni!

Come possiamo tradurre la trasformazione in atto attraverso le soluzioni Lenovo? Attraverso un approccio basato su 4 pilastri.

Soluzioni olistiche che includono hardware e software per la gestione centralizzata dei dispositivi e servizi a livello di garanzia. La scalabilità delle soluzioni mediante un approccio modulare, cioè disporre di una piattaforma che può essere utilizzata in ambienti di ogni dimensione, dalla meeting room alla huddle room. Le applicazioni Enterprise ready sicure e flessibili per semplificare il lavoro dell’IT manager che potrà essere collegato da remoto con la stessa capacità di gestire i dispositivi della meeting room. Infine, le partnership di settore che per noi sono fondamentali per integrazioni con un approccio basato su standard aperti.
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Flessibilità e immediatezza per le sale meeting di nuova concezione

Paolo Coluzzi, Sales Area Manager, VideoGecom
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Le sale meeting di piccole/medie dimensioni sono ripensate sia nell’esperienza d’uso che per le tecnologie adottate per migliorare la relazione, lo scambio di informazioni tra i collaboratori.

Nel periodo trascorso sono entrate in gioco tutta una serie di tecnologie che in precedenza erano gestite dal solo reparto IT. Possiamo dire che in passato eravamo tutti un po’ coccolati dai nostri referenti informatici. In questo periodo ognuno di noi ha imparato a migliorare la propria esperienza di comunicazione e collaborazione: ci siamo chiesti come muoverci da un tool di conferenza a un altro, da una room all’altra, con interfacce utente eterogenee.

Siamo in un momento di ripensamento e riconversione degli spazi di lavoro: dimentichiamoci le modalità di lavoro pre-pandemia. Un System Integrator Audio Video e Controllo come VideoGecom si relaziona con Facility manager, CTO, l’HR i quali, partendo dalla propria prospettiva, stanno cercando l’equilibrio di tutte le esigenze di immediatezza, semplicità d’uso, flessibilità in soluzioni che abilitano l’activity based workspace. Le altre esigenze espresse riguardano sicuramente l’adozione di soluzioni dalla pulizia formale ed estetica in armonia con gli ambienti e integrare nuove esperienze d’uso in ambienti come Sale meeting e huddle room nei quali erano stati fatti investimenti in infrastrutture audio/video.

La soluzione HuddleBox di Videogecom rappresenta la capacità e lo spirito VideoGecom di integrare e rendere funzionali le tecnologie per esperienze d’uso innovative, in armonia con gli ambienti preesistenti e senza doverli ripensare in maniera drastica e costosa. L’esperienza d’uso è semplice e abilita il BYOM Bring-Your-Own-Meeting in modo che ogni utente interno/esterno possa utilizzare la piattaforma di collaborazione a lui più familiare.

Spesso dietro soluzioni e servizi cloud di collaborazione sedicenti compatibili con tutte le altre piattaforme di collaboration, si celano problematiche sulla ripresa del parlato, sulla diffusione dell’audio, sulla ripresa video. VideoGecom analizza tutti questi aspetti integrando le tecnologie leader del settore: siamo convinti che la migliore esperienza d’uso si ottiene con un approccio progettuale che tiene conto di tutte le singole componenti logiche e software e analizza i vincoli architettonici della sala.
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From collaboration to emotions

Roberto Vicenzi, amministratore delegato di Centro Computer
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La Digital Transformation è un supporto fondamentale al cambiamento indotto dalla pandemia per cui le aziende devono adattarsi se vogliono sopravvivere e crescere. La mission di Centro Computer è, per questo motivo, quella di abilitare persone e imprese a sfruttare al massimo le opportunità del mondo digitale con occhio attento al futuro, all’innovazione e alla specializzazione.

Per affrontare il cambiamento e le regole imposte dai nuovi scenari, la collaborazione è la chiave del successo poiché crea valore aggiunto alle persone per le persone. Il coinvolgimento delle persone è essenziale e deve essere considerato un mezzo per ottenere produttività e risultati. È strettamente connesso alle emotività che dipendenti e collaboratori vivono nei confronti dell’azienda e verso gli obiettivi posti.

La tecnologia, oggi più che mai, deve poter trasmettere emozione per evitare la disaffezione che costa alle aziende dai 450 ai 550 miliardi di dollari. Le organizzazioni che coinvolgono i dipendenti hanno invece una crescita degli utili pari al 147% (fonte: Gallup). Al tempo stesso, persone altamente coinvolte sono più efficienti e hanno una maggiore disponibilità sia in termini di impegno che di tempo dedicato al lavoro e una maggior fidelizzazione nei confronti della propria azienda.

La comunicazione “face to face” resta uno dei cardini per migliorare il coinvolgimento ed è indispensabile fare in modo che lo smart working non generi isolamento, ma garantisca collaborazione, condivisione e soprattutto comunicazione, tutti fattori che generano una maggiore soddisfazione.

Strumenti di videoconferenza come quelli proposti da Logitech rafforzano la connessione tra le persone e generano un aumento della produttività. La cura per la qualità audio e video è di grande importanza per garantire concentrazione sia in ufficio che a casa. È necessario identificare il dispositivo che si adatti alle specifiche esigenze dei singoli, sia che si lavori in un ambiente open space, sia che ci si connetta da casa. Così come la qualità video, che deve creare un collegamento empatico come se il contatto fosse di persona. Queste soluzioni di video collaboration hanno inoltre il plus di essere adattabili e facili da utilizzare in ogni ambiente di lavoro. Strumenti all’avanguardia che garantiscano uniformità, scalabilità e intuitività sono diventati fondamentali anche per l’allestimento delle sale riunioni di ogni dimensione.
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Il futuro degli spazi di lavoro è ibrido

Giovanni Fassi, director of business development, Tétris
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La pandemia ha messo bruscamente in discussione il rapporto con l’ufficio e ridefinito l’approccio al lavoro. Il 2020 ha visto accelerare il cambiamento in molte aree della vita lavorativa, dal lavoro a distanza, alla rapida adozione della tecnologia, ai profondi cambiamenti nelle aspettative dei dipendenti. Il 2021 vede aziende di tutti i tipi re-immaginare i loro spazi di lavoro alla luce di questo cambiamento. Sta prendendo forma una nuova funzione dei luoghi di lavoro, determinata dalle mutevoli esigenze del personale. Secondo approfondite ricerche, Il 66% dei dipendenti ha espresso il desiderio di poter continuare a lavorare in modo flessibile anche che nel periodo post pandemia, alternando lavoro da remoto e presenza in ufficio. L’ultimo anno ha dato il via a un concetto destinato a rivoluzionare il mondo del lavoro: il lavoro ibrido.

Gli uffici di domani dovranno essere ripensati con uno scopo completamente nuovo e worker-centric. Le persone desiderano lavorare dove si sentono più produttive, a loro agio e sicure, prevedendo di passare la maggior parte del tempo in ufficio, ma con la libertà di scegliere se lavorare da casa o da qualsiasi altro luogo in base all’attività che devono svolgere. La flessibilità dei dipendenti sarà la priorità assoluta. Gli spazi di lavoro ibridi saranno luoghi dove vivere esperienze tra vita sociale e lavorativa e ruoteranno intorno a tre concetti chiave: emozioni, digitale e fisico. Gli uffici diventeranno ambienti che fanno leva sui sensi attraverso l’olfatto, il suono, il tatto e la vista. La maggior parte degli spazi sarà supportata dalle più sofisticate tecnologie in grado di facilitare e rendere più veloce ed efficiente il lavoro quotidiano. Per molte aziende l’ufficio si declinerà in un modello Hubs&Clubs, ovvero a un headquarter centrale più istituzionale dedicato al rapporto con i clienti, che funge da vetrina del brand e della cultura aziendale, si affiancheranno siti delocalizzati, flessibili e iperconnessi dove i dipendenti potranno recarsi per momenti di scambio, socializzazione e lavoro individuale. A questi due luoghi si affiancheranno ulteriori spazi di lavoro “on-demand”, come co-working, lounge di hotel o caffè, dove le persone saranno in grado di poter svolgere il proprio lavoro ovunque con facilità, comodità e flessibilità. Le aziende, a seconda delle esigenze dei propri dipendenti, potranno infatti affittare presso questi spazi scrivanie o sale riunioni per poi metterli a loro disposizione tramite convenzioni aziendali.

L’ufficio è destinato così a cambiare completamente forma, gli Hubs & Clubs si distingueranno per il modo in cui saranno concepiti anche dal punto di vista del design rigorosamente all’insegna della sostenibilità.


Paola Cecco

Laureata in architettura presso il Politecnico di Milano, ha svolto attività progettuale presso studi professionali dove ha affrontato la progettazione di edifici residenziali e del terziario. Nel 2001 entra a far parte della redazione di Officelayout, la rivista per progettare, arredare e gestire lo spazio ufficio. Ambito nel quale si occupa delle tematiche relative all’illuminazione, alle nuove tecnologie e all'allestimento degli spazi di lavoro con focus sulla sostenibilità dei luoghi e sul benessere delle persone in azienda. Dal 2014 coordina le attività editoriali e i convegni sviluppati e promossi dalla testata Officelayout.

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

Soiel International, edita le riviste