La luce connessa
Migliorare e valorizzare le esperienze quotidiane attraverso la luce combinando tecnologia, design e benessere: grazie alla luce connessa, gli spazi rispondono in modo flessibile alle diverse esigenze, adattandosi non solo al tipo di attività svolta ma anche al ritmo biologico naturale, o ciclo circadiano, delle persone, con il plus di una notevole riduzione dei consumi

I comandi manuali sono stati il primo metodo di controllo dell’illuminazione e, ancora oggi, rimangono la forma più semplice e diffusa. A partire dal semplice pulsante della fine dell’Ottocento fino ai dimmer degli Anni 50, gli interruttori continuano a essere utilizzati soprattutto negli ambienti residenziali. Ma quale sarà il futuro dei comandi manuali? Lasceranno presto il posto alla luce connessa?
Se nelle applicazioni domestiche la strada legata al concetto di smart home è ancora lunga, soprattutto per quanto concerne gli edifici esistenti, nel mercato dell’illuminazione commerciale si assiste a una crescente adozione di sistemi smart che integrano sensori e lampade intelligenti.
I sistemi di controllo automatizzano l’illuminazione, l’intensità e la temperatura colore per offrire all’utente un’esperienza confortevole, riducendo al contempo il consumo energetico. Il percorso verso un edificio a prova di futuro prevede moderni controlli dell’illuminazione con grandi capacità di integrazione. Grazie a sensori multifunzionali e apparecchi illuminotecnici integrati con gli impianti dell’edificio, come riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria, sicurezza e protezione antincendio, i sistemi di illuminazione rappresentano uno step fondamentale per la realizzazione dello smart building. Oltre a snellire i processi di manutenzione e creare interfunzionalità tra le tecnologie dell’edificio, l’illuminazione che si integra con altri sistemi può offrire informazioni e dati che consentono di ottenere un nuovo livello di analisi su come viene utilizzato l’edificio. Le attuali tecnologie possono infatti connettere miliardi di dispositivi di illuminazione, fornendo una piattaforma dati che raccoglie informazioni utili e aiuta i proprietari e i gestori degli edifici a ridurre i costi e i consumi di energia.
Confermano questo trend di crescita le stime CSIL che hanno rilevato che nel 2023 l’incidenza dell’illuminazione connessa ha rappresentato il 19% del mercato, un valore che è più che raddoppiato nell’arco di quattro anni.
La storia, breve e travolgente,
dei sistemi di luce connessa
La diffusione della luce connessa è strettamente legata all’evoluzione dei protocolli di comunicazione che sono essenzialmente di due tipologie: standard e proprietari. In un protocollo standard, le caratteristiche sono pubblicate e utilizzabili da chiunque liberamente o su licenza, offrendo la possibilità di una scelta più ampia di dispositivi e sistemi di diversi produttori che possono essere utilizzati per soddisfare applicazioni o esigenze specifiche. I protocolli proprietari invece sono legati esclusivamente al produttore di dispositivi che lo ha sviluppato e che quindi baserà su di esso il metodo di comunicazione della propria famiglia di prodotti. Il vantaggio principale dei protocolli aperti è invece l’interoperabilità tra i dispositivi, fondamentale nell’illuminazione connessa e in generale nell’automazione, che garantisce la possibilità di facili aggiornamenti e implementazioni al sistema installato.
Un passaggio fondamentale nel percorso di sviluppo dell’illuminazione connessa è stata dunque la diffusione, alla fine degli Anni 90, dei protocolli open come DALI, che hanno consentito la comunicazione tra i componenti, anche di produttori diversi, presenti nel sistema di illuminazione.
“Il DALI è un linguaggio standard che, in combinazione con appositi sensori, consente di regolare il livello di luce artificiale in base a quello della luce naturale – puntualizza Cinzia Catena, systems & services manager – office & industry di Signify –. Negli anni, il protocollo è stato sfruttato anche per altre applicazioni, come l’integrazione con sistemi BMS e la misurazione del consumo degli apparecchi di illuminazione. L’introduzione del LED ha consentito un maggior controllo del livello di dimmerazione.
Ma, ancora oggi, in molti uffici si passa al LED senza combinarlo a un sistema di controllo, non riuscendo in questo modo a sfruttarne appieno le potenzialità. Per rispondere a questo problema, Signify propone un sistema di controllo che non necessita di cablaggio e offre al lighting designer diverse funzionalità aggiuntive rispetto a un tradizionale sistema DALI, come la possibilità di prenotare una postazione di lavoro controllando se è libera tramite la luce. Uno dei principali vantaggi di questo sistema di controllo è la scalabilità. Questo significa che la soluzione può inizialmente essere implementata solo in alcune aree, come le sale riunioni, per essere successivamente estesa a tutto l’ufficio”.
Si focalizza sulle ragioni che hanno spinto maggiormente la diffusione della luce connessa Mattia Mariani, operations director – building performance group di Deerns Italia: “Il mondo dell’illuminazione è cambiato, ha assunto un ruolo molto importante sotto due differenti punti di vista. Da un lato quello del risparmio energetico, che ha spinto i produttori alla ricerca di lampade LED molto più efficienti e i progettisti a una maggiore attenzione a garantire i livelli di illuminamento con densità di illuminazione molto basse, con la selezione delle zone da illuminare con un certo valore di lux e con l’inserimento di sensori di presenza e luminosità. Dall’altro lato abbiamo una maggiore attenzione al tema del comfort visivo, attraverso l’integrazione dell’illuminazione naturale e la cura posta su temi come il ritmo circadiano delle persone”.
Inevitabile l’impatto di questa evoluzione sull’approccio al progetto della luce, ne parla il lighting designer Giacomo Rossi: “Negli ultimi 15 anni si è assistito a una vera e propria rivoluzione nel settore dell’illuminazione, data dall’introduzione dei LED e dall’uso di questa tecnologia nei sistemi di illuminazione professionale o user consumer. Questo passaggio verso la luce elettronica ha portato con sé una serie di vantaggi in termini di approccio alla progettazione della luce. Da un lato, per esempio, la miniaturizzazione dei corpi illuminanti, dei sistemi ottici e altre novità sulle caratteristiche illuminotecniche ci ha consentito di adottare soluzioni prima impossibili. Dall’altro ha portato a una maggiore diffusione dei sistemi di controllo, che sono ormai un particolare irrinunciabile in qualsiasi progetto della luce indoor o outdoor”.
I componenti del sistema
Alla base dei sistemi di luce connessa ci sono componenti tecnologici che lavorano in sinergia per garantire non solo il comfort visivo, ma anche risparmio energetico, sicurezza e sostenibilità.
Il cuore dell’impianto è costituito da lampade e corpi illuminanti smart, spesso basati su tecnologia LED, che integrano moduli di connettività. Questi dispositivi permettono di regolare intensità, colore e temperatura della luce secondo le necessità.
Un altro elemento essenziale sono i sensori, che contribuiscono a rendere l’illuminazione reattiva e automatizzata. Sensori di movimento e di presenza, per esempio, accendono o spengono le luci in base alla rilevazione di persone, mentre i sensori di luminosità regolano l’intensità delle lampade adattandosi alla luce naturale disponibile. In alcuni casi, si utilizzano anche sensori ambientali che monitorano temperatura, umidità o qualità dell’aria, rendendo il sistema parte integrante del comfort ambientale.
Il controllo del sistema è affidato a una serie di dispositivi, tra cui dimmer, driver intelligenti e interruttori smart, che consentono sia la gestione manuale sia quella remota. Spesso, gli impianti includono un gateway o un bridge per centralizzare la comunicazione tra i vari componenti e connetterli a una rete più ampia.
L’interazione con l’utente avviene attraverso interfacce semplici e intuitive. App per smartphone permettono di gestire le luci anche a distanza, programmare scenari o creare timer.
La comunicazione tra i vari dispositivi può avvenire tramite connessioni wireless, come Wi-Fi o Zigbee, oppure attraverso soluzioni cablate, come il Power over Ethernet (PoE), che combinano alimentazione e controllo in un unico cavo.
Infine, il software e l’intelligenza artificiale giocano un ruolo cruciale nel rendere il sistema davvero smart. Grazie a piattaforme di gestione e algoritmi avanzati, l’impianto può adattarsi automaticamente al comportamento degli utenti o alle condizioni ambientali, ottimizzando le prestazioni e riducendo gli sprechi.
Un impianto di luce connessa può anche integrarsi con altri sistemi, come il controllo del clima o la sicurezza, creando un ecosistema tecnologico interconnesso. I benefici sono molteplici: un miglior comfort visivo, maggiore sicurezza grazie a funzionalità come la simulazione di presenza, risparmio energetico e una gestione più sostenibile delle risorse.
Come scegliere l’architettura del sistema, cablata, wireless o ibrida?
Nel momento in cui si è deciso di realizzare un impianto connesso una delle prime scelte tecniche da farsi riguarda la modalità di connessione, quindi il protocollo di comunicazione. Si hanno diverse opzioni, da quelle più semplici per la gestione di una singola zona a quelle più complesse che permettono il controllo della luce in strutture articolate. Hanno caratteristiche di efficienza, di distanza di comunicazione e velocità diverse tra loro e proprio per questo è fondamentale conoscerli in fase di progetto. I sistemi di controllo dell’illuminazione possono essere cablati, wireless oppure ibridi ovvero una combinazione dei due. La scelta della giusta architettura di sistema è influenzata da molti fattori. Innanzitutto, occorre valutare se l’edificio è esistente o in fase di costruzione. In edifici storici o laddove per ragioni economiche non si vuole intervenire con opere murarie, vengono privilegiati i sistemi di controllo wireless che offrono ormai performance evolute, sono più economici e facilmente scalabili.
Le soluzioni cablate vengono privilegiate nelle nuove costruzioni e laddove deve essere garantita una connessione più stabile. A differenza delle reti wireless, i cavi non risentono di interferenze elettromagnetiche né di ostacoli fisici come muri o mobili, garantendo una trasmissione del segnale stabile e costante. Questo si traduce in un funzionamento continuo del sistema, senza rischi di disconnessioni o cali improvvisi di prestazioni.
Inoltre il cablaggio offre un livello di protezione superiore dal punto di vista della sicurezza. Essendo fisicamente isolata, una rete cablata è meno vulnerabile agli attacchi informatici e agli accessi non autorizzati.
Si scelgono invece soluzioni ibride per sfruttare i vantaggi delle due soluzioni optando, per esempio, per una copertura wireless delle aree open e cablata nei nodi dell’edificio dove elementi strutturali come muri, pavimenti, porte speciali possono rappresentare delle barriere alla trasmissione wireless.
“La modalità attualmente più diffusa – racconta Mattia Mariani – è quella cablata, o al massimo ibrida, per avere certezza nella trasmissione dei segnali e della velocità di risposta del sistema. Tuttavia, occorre valutare il tipo di applicazione, in quanto dipende anche dalla disponibilità di spazi o della possibilità, per esempio, di intervenire su un edificio esistente senza rilevanti interventi di cablaggio”.
Aggiunge Cinzia Catena: “Nella maggior parte dei casi la scelta di un sistema cablato o wireless dipende dalla facilità di implementazione dell’infrastruttura necessaria. Gli uffici che desiderano passare a soluzioni LED connesse spesso hanno difficoltà a implementare sistemi cablati per via degli alti costi di manodopera. In questi casi la soluzione scelta migliore è sicuramente un sistema wireless. In generale, è importante capire che entrambe le architetture possono essere utilizzate negli uffici con grandi vantaggi, soprattutto in relazione al consumo energetico, e attivarsi per una loro implementazione che sia il più conveniente possibile a seconda del contesto”.
Conferma la necessità di valutare caso per caso Giacomo Rossi: “In ogni progetto d’illuminazione noi lighting designer abbiamo l’obbligo di confrontarci con altri professionisti che si occupano di progettazione di reti per riuscire ad adottare sistemi in grado di rispondere in modo adeguato alle esigenze specifiche. Faccio alcuni esempi. Recentemente, assieme ad altri colleghi di LDT Lighting Design Team, ho avuto modo di seguire la riprogettazione di sistemi d’illuminazione presso un grande complesso d’uffici ancora in fase di progettazione, inserito in un edificio storico del centro di Milano. In questo caso, grazie anche al confronto con professionisti esperti di pianificazione reti, si è deciso di adottare un sistema ibrido in grado di superare alcuni vincoli architettonici e strutturali. Un’altra esperienza recente riguarda la riqualificazione dei sistemi d’illuminazione della biblioteca e della veranda di Villa Necchi Campiglio a Milano di proprietà del Fai. Vista la presenza di alcune criticità architettonico-conservative, abbiamo adottato un sistema di gestione totalmente wireless con sistemi bluetooth di Casambi. Invece per interventi di progettazione ex novo o che prevedono la ristrutturazione totale degli ambienti e dei sistemi tecnologici, come per esempio il co-working Wellio di via Dante a Milano, sono stati adottati sistemi di gestione DALI interamente cablati”.
Benessere e sostenibilità in prima linea
La gamma di benefici data da questi sistemi di illuminazione è enorme e va al di là del puro controllo della luce, ne è fermamente convinto Fabio Marcomin, regional head of sales Italy, Portugal & Malta di Helvar, che li sintetizza con queste parole: “L’efficienza energetica, la riduzione costi, il miglioramento del comfort, della produttività, e dell’umore, la sicurezza degli spazi, il bilanciamento ottimale della luce in base all’utilizzo dello spazio e alle abitudini degli utenti, l’integrazione con altri sistemi di Internet of Things che comunicano tra loro in un unico ambiente grazie alla sensoristica e ad algoritmi ingegnerizzati sono alcuni dei plus dell’illuminazione connessa. Per questo Helvar ha messo a punto la piattaforma Helvar Insights, soluzione di gestione dell’illuminazione basata sul cloud, progettata per migliorare l’efficienza della manutenzione, ridurre il consumo energetico e fornire informazioni preziose sulle condizioni ambientali degli spazi. L’analisi di come vengono utilizzati gli spazi è importante a ogni livello della filiera: utente, facility manager e sviluppatore. Senza dimenticare uno dei focus principali: la sostenibilità e le certificazioni green sempre più importanti per gli sviluppatori e gli operatori del real estate”.
Anche Giacomo Rossi sottolinea come un sistema di gestione della luce porti con sé numerosi vantaggi, non solo energetici, ma che riguardano anche una migliore fruizione degli spazi illuminati: “In una progettazione della luce moderna grazie all’uso sapiente di sistemi intelligenti e all’implementazione di modelli AI è possibile prevedere il comportamento degli utilizzatori di uno spazio e adattare l’illuminazione alle diverse variabili di utilizzo. In questo modo, appunto, è possibile costruire un ambiente illuminato in modo piacevole e user-specific che ha come conseguenza anche una miglior efficienza energetica data proprio dall’uso razionale dell’insieme”.
I sistemi intelligenti di illuminazione hanno aperto nuove opportunità per il risparmio energetico in quanto consentono di programmare e ottimizzare le impostazioni della luce attraverso sensori che regolano la performance luminosa in base alla presenza e occupazione dello spazio o alla luce naturale.
Cinzia Catena spiega: “Il vantaggio principale dell’aggiunta di un sistema di controllo specifico per l’illuminazione è la riduzione del consumo energetico. Le nostre stime mostrano che il passaggio al LED consente una riduzione del consumo energetico in media del 50%. Con l’aggiunta di un sistema di controllo questo valore può salire fino all’80%”.
Sulla scelta dei componenti del sistema Mattia Mariani aggiunge: “Rispetto ad alcuni anni fa, esistono molte alternative sul mercato di prodotti adatti a rispondere alle differenti esigenze. L’attenzione che bisogna porre nella selezione è quella di coniugare le differenti esigenze – estetica, di efficienza energetica e di comfort – per trovare i prodotti più idonei. Spesso si può ottenere un buon risultato senza dover necessariamente selezionare lampade nella fascia alta di prezzo. Quando poi sono presenti delle certificazioni di sostenibilità o certificazioni che pongono un maggior accento sul comfort, risulta necessario verificare una lista di requisiti maggiore e diversificata: si va dall’efficienza luminosa richiesta per il BREEAM, alle densità di illuminazione per la prestazione energetica di LEED e BREEAM, al valore di resa cromatica o abbagliamento del LEED e WELL.
La luce connessa negli ambienti di lavoro
La qualità dell’illuminazione negli ambienti di lavoro è oggi riconosciuta come un fattore chiave per il benessere e la produttività. Grazie alla luce connessa, gli spazi possono essere progettati per rispondere in modo flessibile alle esigenze degli utenti, adattandosi non solo al tipo di attività svolta ma anche al ritmo biologico naturale, o ciclo circadiano, delle persone. Questa tecnologia permette di regolare automaticamente l’intensità e la temperatura della luce, contribuendo a migliorare il comfort e la concentrazione, e a ridurre lo stress visivo. Francesco Menegotto, international sales and marketing manager di Modoluce, spiega che: “La nostra esperienza ci mostra come l’illuminazione intelligente negli uffici sia uno strumento indispensabile per creare un ambiente che supporti davvero le persone. Sensori di presenza e luminosità, per esempio, consentono alla luce di adattarsi alla quantità di luce naturale disponibile, attivandosi solo quando necessario. Questo non solo riduce i consumi, ma ottimizza anche i costi operativi, offrendo un risparmio energetico significativo. Per le aziende, ciò si traduce in un minore impatto ambientale, un tema cruciale per chi mira alla sostenibilità. Inoltre, la luce connessa permette di impostare scenari di illuminazione specifici: luce fredda e intensa per attività di concentrazione, luce calda e soffusa per momenti di relax. Queste configurazioni, facilmente personalizzabili, trasformano gli spazi in ambienti accoglienti e stimolanti, che favoriscono il benessere e migliorano l’interazione tra i collaboratori. Le persone si sentono così più coinvolte e motivate, e la produttività aumenta. L’obiettivo che perseguiamo è quello di integrare tecnologia e benessere, progettando soluzioni illuminotecniche che vadano oltre la semplice luce, per rendere l’ufficio un luogo che rispetti il ritmo naturale delle persone e che sia in sintonia con i valori di sostenibilità e efficienza energetica”.
Il passaggio dall’illuminazione tradizionale a quella connessa ha permesso inoltre di ampliare le funzioni della luce con nuove possibilità per una efficace gestione degli spazi di lavoro; ne parla Daniele Varesano, field marketing manager di Zumtobel, con riferimento alle architetture di comunicazione wireless: “Le soluzioni di illuminazione connessa garantiscono un monitoraggio efficace degli spazi e dell’efficienza energetica. Questi sistemi non solo migliorano la qualità della luce, ma forniscono anche un’analisi dettagliata dei consumi energetici e delle riduzioni di CO₂, contribuendo così a un’ottimizzazione sostenibile degli edifici. È inoltre possibile monitorare più edifici e accedere a tutti i dispositivi collegati, dagli apparecchi di illuminazione agli oscuranti. Questo permette di organizzare in modo efficiente le postazioni di lavoro e le sale riunioni, personalizzando le atmosfere luminose per creare ambienti confortevoli e produttivi.
Inoltre, tecnologie come l’High Accuracy Positioning permettono un tracciamento degli asset e una navigazione interna che aumentano la sicurezza e facilitano l’orientamento negli spazi. Gli utenti possono muoversi più facilmente in grandi edifici, mentre i dispositivi e le attrezzature sono monitorati per prevenire perdite.
L’integrazione delle tecnologie di comunicazione wireless consente un controllo semplice e diretto dei sistemi di illuminazione, ottimizzando ulteriormente l’uso dell’energia e supportando il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. Questo rappresenta un passo avanti significativo nella gestione intelligente degli edifici: le certificazioni edilizie volontarie come BREEAM, LEED e DGNB sono importanti per riconoscere un immobile come sostenibile e pronto per il futuro. Inoltre, la tassonomia UE, parte del Green Deal, aiuta a migliorare la sostenibilità nel settore edilizio e richiede agli investitori di rispettare severi criteri di sostenibilità per le nuove costruzioni e i progetti di ristrutturazione, insieme a obblighi di trasparenza e divulgazione”.
Barriere e bias culturali da superare
Tuttavia, pur con i molti progressi tecnologici, si incontrano alcune barriere da superare affinché possa essere sfruttato pienamente il potenziale della luce connessa, a tutti i livelli: aziende, utenti, tenant. Le sfide più critiche, quando ci si approccia alle soluzioni di illuminazione connessa, sono la mancanza di chiarezza sul ritorno dell’investimento e il raggiungimento dell’interoperabilità attraverso i diversi protocolli a disposizione. L’implementazione dei sistemi di illuminazione connessa richiede una comunicazione chiara sul suo valore. Giacomo Rossi è convinto che: “La principale barriera ancora oggi è data dal pregiudizio secondo cui un sistema di controllo abbia un costo iniziale importante e una complessità che porta a considerare questi sistemi come qualcosa cui si può rinunciare, salvo non ci siano dei protocolli obbligatori che ne impongono l’utilizzo, come per esempio il LEED o il WELL. In verità adottare un sistema di gestione non implica più un costo iniziale insuperabile, soprattutto se inserito in una programmazione di medio-lungo periodo. Per quanto riguarda la complessità di gestione si può contare oggi sul supporto di aziende o professionisti preparati che si occupano proprio di progettare sistemi interconnessi”.
Cinzia Catena conferma: “Nonostante siano sempre più le realtà, in Italia e all’estero, che stanno passando dall’illuminazione tradizionale a quella LED e connessa permangono all’orizzonte ancora due importanti sfide da affrontare. Da una parte, la convinzione che questa trasformazione in chiave smart possa essere difficilmente sostenibile da un punto di vista economico, soprattutto da parte delle realtà più piccole, dall’altra il timore legato alla raccolta e gestione dei dati degli utenti. È per questo motivo che, come Signify, lavoriamo al fianco dell’intera filiera illuminotecnica per diffondere maggiore consapevolezza su temi cruciali come questi e molti altri, con l’obiettivo finale di proiettare il settore verso il futuro, creando un clima di fiducia nei confronti delle tecnologie più all’avanguardia”.
Secondo Fabio Marcomin: “Un sistema di un controllo della luce avanzato impatta poco sul costo di un building. Questo è un fattore da ricordare sempre. Negli ultimi due anni la resistenza al cambiamento degli utenti è migliorata. Nonostante questo, il controllo della luce continua a rimanere l’ultimo capitolo di spesa nella costruzione di un edificio anche se la progettazione illuminotecnica e la pianificazione tecnologica dovrebbero essere integrate nel processo olistico di definizione e sviluppo dell’architettura. Per questo con Helvar diamo molta importanza alla formazione, sia interna sia verso i progettisti e lighting designer con workshop, webinar, eventi. In questi contesti noto che al di là del tema economico, la principale barriera sia legata alla sicurezza e alla privacy in quanto i sistemi di nuova generazione sono interconnessi in cloud e i dati viaggiano in rete”.
Parametri, strumenti e soluzioni
per un’illuminazione di qualità
E quando nella progettazione si vuole mettere al primo posto la qualità quali sono i requisiti da privilegiare?
Secondo Mattia Mariani: “Per una progettazione di qualità occorre partire dagli obiettivi da raggiungere, per esempio se ci sono certificazioni di sostenibilità, e poi andare a valutare come gli stessi possano essere implementati. Per la selezione dei corpi illuminanti occorre valutare per esempio i parametri dell’indice di resa cromatica e di abbagliamento. Poi ci sono i parametri progettuali legati invece al progetto illuminotecnico degli ambienti, come l’indice di uniformità dell’illuminazione o la densità di illuminazione oppure i sistemi di controllo automatico dell’illuminazione come sensori di presenza e di luminosità. C’è infine, per un’illuminazione di qualità, anche l’integrazione rispetto al progetto architettonico, in quanto la selezione dei colori delle finiture e delle superfici degli arredi può avere un impatto rilevante”.
Aggiunge Cinzia Catena: “In una progettazione di qualità, bisogna tenere in considerazione una moltitudine di aspetti tra cui, ma non solo, l’individuazione delle esigenze e delle specifiche degli ambienti da illuminare, il rispetto delle normative vigenti, la gestione dei rapporti con clienti e partner e la verifica della completezza e dell’adeguatezza del progetto al termine dei lavori. Tutti questi aspetti, insieme, ci guidano nella scelta del migliore sistema illuminotecnico da implementare caso per caso e, con esso, il software e l’hardware che meglio risponde alle esigenze di illuminazione LED e connessa”.
Con riferimento ai vincoli normativi Giacomo Rossi chiarisce: “La normativa non è mai un punto di arrivo, ma un tassello nell’iter di progetto; tuttavia, quasi sempre dai vincoli e variabili di progetto dipendono le scelte adottate, almeno su macro scala. Risiede nella sensibilità di un lighting designer saper coniugare queste richieste tecniche con soluzioni in grado di trasformare uno spazio in un ambiente piacevole da vivere. Per esempio, nel caso di uffici, non dimentichiamoci che questi sono ambienti all’interno dei quali si svolgono attività di lavoro per gran parte della giornata. È opportuno adottare strategie volte ad aumentare lo stato di comfort, non solo in termini di finiture, arredo o distribuzione funzionale degli spazi, ma anche di illuminazione. La luce di fatto è un materiale fondamentale dell’architettura in grado di trasformare gli spazi in ambienti piacevoli, ma solamente a fronte di una progettazione accurata che parte dal concept, passa anche attraverso la norma tecnica e la selezione di corpi illuminanti e lo sviluppo di dettagli e arriva fino al commissioning e alla realizzazione”.
