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La biofilia negli ambienti di lavoro

Intervista a Bettina Bolten, architetto e biophilic design consultant

La biofilia, letteralmente “l’amore per la vita”, viene definita nel 2002 dal biologo statunitense Edward Osborne Wilson come “l’innata tendenza a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affiliarvisi emotivamente”. Dalla biofilia si è sviluppato il biophilic design, una nuova disciplina della progettazione che Stephen Kellert circoscrive come “il tentativo deliberato di tradurre l’affinità dell’uomo con la natura, nota come biofilia, nella progettazione di ambienti artificiali”.
Oggi questi concetti sono rientrati a pieno titolo nei metodi progettuali dedicati agli spazi di lavoro, come ci racconta Bettina Bolten, architetto e biophilic design consultant: “Negli ultimi tempi sentiamo parlare sempre più spesso di biophilic design e non di rado si tende a scambiarlo per una disciplina che si occupa esclusivamente di portare il verde nelle nostre case e nelle città. Ma la questione è molto più complessa”. Stephen Kellert nel 2018 scrive: “Il biophilic design può essere definito come la biofilia applicata alla progettazione e allo sviluppo degli ambienti costruiti dall’uomo. Esso deriva quindi da una comprensione di base della biologia evolutiva umana e di come la nostra inclinazione intrinseca ad associarci alla natura abbia storicamente e fino a oggi contribuito alla salute umana, al fitness e al benessere. L’obiettivo fondamentale del biophilic design è creare buoni habitat per le persone come animali biologici”.

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Nel rispetto dei parametri indicati dal biophilic design, quali indicazioni per un corretto approccio progettuale agli spazi di lavoro interni ed esterni?
Di recente abbiamo pubblicato un Biophilic Design Standard; a una prima frettolosa analisi sembra riguardare temi che generalmente vengono affrontati all’interno di ogni progetto, ma noi abbiamo usato una chiave di lettura diversa partendo da una profonda conoscenza dell’essere umano, delle sue caratteristiche ed esigenze biologiche e dal suo rapporto profondo con la Natura (=biofilia) che vengono tradotti in un adeguato linguaggio progettuale.
Proviamo ad applicare lo standard agli spazi del lavoro: è di fondamentale importanza dare un accesso alla luce naturale a ogni lavoratore che è tutt’altro che scontato! La luce influenza in maniera sostanziale l’umore e lo stato di benessere delle persone in quanto esseri diurni. La luce artificiale che viene integrata con la luce naturale o che la sostituisce, deve assomigliare il più possibile a quella naturale e rispettare i nostri ritmi circadiani. Il comfort termico è un altro tema importante che riguarda la qualità dell’aria, ma anche la temperatura e i flussi che contribuiscono alla salute e a una maggiore contentezza dei lavoratori. Finestre apribili aiutano la buona ventilazione naturale, dove la qualità dell’aria esterna lo permette. Legato al tema dell’aria troviamo quello degli odori. Non di rado troviamo materiali da costruzione o rivestimenti, ma anche arredi che emanano spiacevoli odori che spesso sono anche nocivi. Ci sono invece essenze che sprigionano un profumo del legno, fresco e piacevole. Dell’importanza delle viste su scenari naturali abbiamo già parlato.
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Concretamente, come si può trasferire il concetto di biofilia nella progettazione degli spazi di lavoro?
Per quanto riguarda le postazioni negli uffici, i lavoratori solitamente preferiscono una sistemazione che da un lato permette di sentirsi protetti da sguardi indiscreti, quindi con le spalle coperte e soffitti non troppo alti; dall’altro lato hanno l’esigenza di avere il controllo visivo su quello che succede nello spazio intorno. Del verde abbiamo già ampiamente detto, però va sottolineato che all’interno del nostro standard la vegetazione riveste soltanto il quinto posto in ordine d’importanza. Nella progettazione un giusto equilibrio tra semplicità e complessità spaziale risponde meglio alle esigenze delle persone, perché stimola la curiosità e provoca risposte cognitive positive. Materiali naturali, come i legni, le pietre, ecc., insieme a colori, finiture e pattern che assomigliano a quelli presenti in Natura, ci aiutano a connetterci con il mondo naturale. Un ultimo aspetto che spesso viene sottovalutato, riguarda i suoni che in alcuni casi possono diventare rumori fastidiosi. Essi devono essere individuati e gestiti in fase di progettazione nel caso per esempio dei grandi uffici open space caratterizzati dalla presenza di tanti lavoratori che si muovono e parlano contemporaneamente, oppure in presenza di strade ad alta percorrenza adiacenti agli uffici, ecc., per non recare danni alle persone ed evitare l’aumento dello stress. Ci sono molti altri modi per migliorare da un punto di vista biofilico i luoghi di lavoro in funzione alle specifiche caratteristiche degli stessi e le mansioni che si svolgono al loro interno. Ogni progetto è unico e deve essere studiato in maniera approfondita per garantire il massimo risultato per il benessere delle persone che passano molto tempo in questi ambienti.
C’è ancora molto lavoro da fare, ma se partiamo da questi concetti semplici, possiamo aiutare a fare stare meglio le persone negli ambienti di lavoro.
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Come può la presenza del verde influire sulla qualità del lavoro?
Il verde fa bene a corpo e anima…” Quante volte abbiamo sentito o detto questa frase e quanto è vera? Tutti noi ci siamo accorti durante il recente lockdown e con la conseguente esigenza di lavorare in smart working all’interno delle nostre abitazioni, quanto sia prezioso avere un piccolo angolo di verde dentro casa oppure un balcone o un giardino dove passare attimi preziosi per rigenerarci dalle fatiche quotidiane. Oggi, mentre stiamo progressivamente facendo ritorno ai nostri abituali posti di lavoro, con le dovute cautele, vorremmo trovare anche lì il nostro piccolo angolo felice di verde e di benessere. Apprezziamo trascorrere la pausa pranzo immersi nella vegetazione di un bel parco urbano o su un terrazzo esterno pieno di verde, ma anche la presenza di piante per interni oppure semplicemente guardando fuori dalla finestra del nostro ufficio con una vista su elementi naturali che possono essere gli alberi lungo la strada o un tetto verde di un edificio adiacente, comporta una serie di effetti positivi che influenzano significativamente il benessere e lo stato di salute dei lavoratori.
La psicologa ambientale Rachel Kaplan nel 1993 completò uno studio di indagine sui benefici cumulativi delle esperienze sul posto di lavoro, basandosi sull’idea che le risorse cognitive necessarie per il lavoro intellettuale di un lavoratore seduto a una scrivania, possano essere ripristinate più efficacemente durante ripetute brevi opportunità di potere guardare fuori da una finestra con vista su elementi naturali. I risultati hanno suggerito che le “viste” erano effettivamente associate a livelli più alti di soddisfazione ed entusiasmo per il lavoro ed erano positive per la salute delle persone. Kaplan notò che non solo le interruzioni nette del lavoro davanti alla scrivania erano importanti, ma che anche le esperienze di ‘micro-rigenerazione’, rimanendo seduti alla propria scrivania e guardando fuori, potevano essere particolarmente significative per ridurre l’affaticamento dell’attenzione.
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Come mettere in relazione benessere dei lavoratori e biofilia?
I lavoratori passano molto tempo negli uffici e il loro benessere dovrebbe essere di primario interesse per un datore di lavoro. Ciò solitamente si traduce in costi considerevoli da sostenere per prestazioni accessorie, programmi di promozione della salute, attenzione all’ergonomia degli arredi d’ufficio e ad altri modi per ridurre l’assenteismo e migliorare la salute e la soddisfazione delle persone. Nonostante tali sforzi, tuttavia, un modo per affrontare il benessere che comporta costi relativamente bassi è stato spesso ignorato negli anni dai professionisti che si occupano degli spazi lavorativi. La vicinanza e l’accesso diretto agli ambienti naturali possono comportare numerosi benefici, senza che il dipendente debba necessariamente trascorre molto tempo immerso in un contesto naturale. La vista dalla finestra può essere sufficiente per avere un impatto positivo sul benessere. Prevedere finestre per tutte le aree dei nostri uffici potrebbe non sempre essere una cosa semplice, soprattutto nel caso di edifici già esistenti, ma dovrebbe essere una buona regola per tutte le nuove costruzioni. Ricordiamoci sempre che le finestre sono una fonte di luce naturale, di sole, di informazioni sul tempo e sulle stagioni e su altri eventi del mondo esterno e che queste informazioni sono fondamentali per noi come esseri biologici.
Nel complesso, l’evidenza delle sperimentazioni condotte in questo ambito, suggerisce che il contatto con la Natura, come, appunto, la vista da una finestra, la presenza di piante negli ambienti interni ed esterni degli edifici, ma anche l’inserimento di immagini e quadri con motivi naturali, può alimentare risposte psicologiche positive come una più veloce rigenerazione dell’attenzione diretta dopo una fatica mentale, un migliore recupero dallo stress, una generale sensazione di benessere con un conseguente aumento della produttività e una stimolazione della creatività, oltre a un minore assenteismo. La connessione diretta con la Natura può anche influenzare positivamente la nostra salute fisica, abbassando la pressione sanguina e il battito cardiaco.
L’inserimento di verde negli interni dei nostri uffici può inoltre migliorare la qualità dell’aria interna spesso alterata dalla permanenza prolungata delle persone, dalla presenza di macchinari, ma anche da impianti inadeguati di condizionamento dell’aria o dall’utilizzo di materiali da costruzione e da rivestimenti orizzontali e verticali o per gli arredi non sempre salubri. Inoltre, può aiutare a ridurre l’inquinamento acustico soprattutto nei grandi spazi. Il verde esterno, invece, può aumentare la resistenza termica con conseguente risparmio energetico nel caso di tetti o facciate verdi, migliorare la gestione delle acque piovane, ridurre le isole di calore, ecc.
Per ultimo, non dobbiamo sottovalutare l’impatto visivo ed estetico dell’inserimento di verde negli spazi interni ed esterni dei nostri ambienti di lavoro con una conseguente valutazione positiva da parte dei lavoratori che si recano più volentieri nel proprio ufficio, trovandolo più “bello”.
Quindi, la risposta alla domanda iniziale è affermativa: il verde ci fa bene a livello psico-fisico e di conseguenza anche alla qualità del nostro lavoro.


Antonia Solari

Architetto e giornalista professionista, si occupa da diversi anni di contenuti relativi all'edilizia, a progetti di architettura e design e all'innovazione in questi ambiti, con particolare approfondimento sulle soluzioni sviluppate per contenere l'impatto sull'ambiente. Come freelance, scrive per diverse testate e si occupa di branded content

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