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Le neuroscienze negli spazi dedicati al lavoro

Grazie a un rinnovato dialogo tra scienza e sapere umanistico è possibile, e necessario, ricostruire una nuova sintonia tra l’uomo e le sue azioni, le sue esperienze e l’architettura

Testo di Davide Ruzzon direttore di Tuned/Lombardini 22 e responsabile scientifico del Master NAAD, Neuroscience Applied to Architectural Design presso l’Università IUAV di Venezia

Ciò che le neuroscienze stanno mettendo a disposizione degli architetti è una conoscenza predittiva di immensa portata ed è difficile ormai non proseguire su questa strada. Capire come i nostri bisogni più profondi cerchino una sintonia, nei luoghi di lavoro, tra attività e forma spaziale, è oggi possibile. È un sapere scientifico, certo, ma che non pretende di occupare il cielo. È piuttosto un sapere umile, di servizio, che oggi ci fa agire con più consapevolezza verso un benessere mentale, fisico e relazionale nel mondo ufficio. Non dimentichiamo che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il burn out, lo stress, oggi classificato ufficialmente come sindrome, brucia ogni anno un trilione di dollari nel mondo delle aziende.

Le caratteristiche dello spazio progettato possono essere definite mettendo al centro del progetto l’essere umano, grazie alle conoscenze maturate nel mondo scientifico. Studiando le emozioni e i sentimenti attesi dalle persone nel corso delle esperienze, il progetto si adegua e si trasforma per far avvicinare, o meglio sintonizzare, i segnali che la luce, il disegno, i materiali, i suoni, il colore degli spazi trasmettono in continuo ai nostri occhi e, cosa ancor più importante, al nostro corpo.
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Aeroporto di Linate, Milano – Dopo il rifacimento della facciata nel 2018, è iniziato il progetto di restyling architettonico e ambience del terminal. L’obiettivo è stato quello di dare al city airport milanese una nuova identità che ne caratterizzi gli ambienti, l’atmosfera e i materiali. Alla progettazione architettonica è stata applicata la neuroscienza per la prima volta in una infrastruttura europea: si è tenuto conto delle attese emotive dei passeggeri e del personale attivo in aeroporto con lo scopo di creare spazi capaci di suscitare benessere riducendo stress e ansia. I lavori del terminal di Linate sono consistiti nel restyling architettonico e funzionale di tutti gli interni, compresa l’area check-in, per i quali TUNED ha elaborato delle linee guida. Nello spazio destinato ai controlli di sicurezza, diversamente, oltre al brief è stato elaborato anche il progetto architettonico. Gli elementi architettonici, i colori e i materiali utilizzati per pareti pavimenti e controsoffitti sono stati scelti per ridurre il più possibile lo stress che i controlli causano ai passeggeri e ai dipendenti dell’aeroporto. Per i dipendenti sono due le dimensioni emotive: controllare e accogliere. Il progetto prevede la possibilità di installare un sistema di regolazione di alcuni parametri sensoriali che permetta di mitigare e attivare le due dimensioni emotive in ragione dell’attività di controllo o d’accoglienza in corso, con tempi e ritmi da definire, sui profili viaggiatori, e sull’orario della giornata. Affidare, attendere, giocare, iniziare, accogliere, controllare: queste sono i verbi che fotografano l’esperienza aeroportuale di passeggeri e personale. Queste le essenze delle esperienze che lo spazio deve ricordare, come fosse un sistema di wayfinding esistenziale.
Aeroporto di Linate, Milano – Dopo il rifacimento della facciata nel 2018, è iniziato il progetto di restyling architettonico e ambience del terminal. L’obiettivo è stato quello di dare al city airport milanese una nuova identità che ne caratterizzi gli ambienti, l’atmosfera e i materiali. Alla progettazione architettonica è stata applicata la neuroscienza per la prima volta in una infrastruttura europea: si è tenuto conto delle attese emotive dei passeggeri e del personale attivo in aeroporto con lo scopo di creare spazi capaci di suscitare benessere riducendo stress e ansia. I lavori del terminal di Linate sono consistiti nel restyling architettonico e funzionale di tutti gli interni, compresa l’area check-in, per i quali TUNED ha elaborato delle linee guida. Nello spazio destinato ai controlli di sicurezza, diversamente, oltre al brief è stato elaborato anche il progetto architettonico. Gli elementi architettonici, i colori e i materiali utilizzati per pareti pavimenti e controsoffitti sono stati scelti per ridurre il più possibile lo stress che i controlli causano ai passeggeri e ai dipendenti dell’aeroporto. Per i dipendenti sono due le dimensioni emotive: controllare e accogliere. Il progetto prevede la possibilità di installare un sistema di regolazione di alcuni parametri sensoriali che permetta di mitigare e attivare le due dimensioni emotive in ragione dell’attività di controllo o d’accoglienza in corso, con tempi e ritmi da definire, sui profili viaggiatori, e sull’orario della giornata. Affidare, attendere, giocare, iniziare, accogliere, controllare: queste sono i verbi che fotografano l’esperienza aeroportuale di passeggeri e personale. Queste le essenze delle esperienze che lo spazio deve ricordare, come fosse un sistema di wayfinding esistenziale.
Aeroporto di Linate, Milano – Dopo il rifacimento della facciata nel 2018, è iniziato il progetto di restyling architettonico e ambience del terminal. L’obiettivo è stato quello di dare al city airport milanese una nuova identità che ne caratterizzi gli ambienti, l’atmosfera e i materiali. Alla progettazione architettonica è stata applicata la neuroscienza per la prima volta in una infrastruttura europea: si è tenuto conto delle attese emotive dei passeggeri e del personale attivo in aeroporto con lo scopo di creare spazi capaci di suscitare benessere riducendo stress e ansia. I lavori del terminal di Linate sono consistiti nel restyling architettonico e funzionale di tutti gli interni, compresa l’area check-in, per i quali TUNED ha elaborato delle linee guida. Nello spazio destinato ai controlli di sicurezza, diversamente, oltre al brief è stato elaborato anche il progetto architettonico. Gli elementi architettonici, i colori e i materiali utilizzati per pareti pavimenti e controsoffitti sono stati scelti per ridurre il più possibile lo stress che i controlli causano ai passeggeri e ai dipendenti dell’aeroporto. Per i dipendenti sono due le dimensioni emotive: controllare e accogliere. Il progetto prevede la possibilità di installare un sistema di regolazione di alcuni parametri sensoriali che permetta di mitigare e attivare le due dimensioni emotive in ragione dell’attività di controllo o d’accoglienza in corso, con tempi e ritmi da definire, sui profili viaggiatori, e sull’orario della giornata. Affidare, attendere, giocare, iniziare, accogliere, controllare: queste sono i verbi che fotografano l’esperienza aeroportuale di passeggeri e personale. Queste le essenze delle esperienze che lo spazio deve ricordare, come fosse un sistema di wayfinding esistenziale.
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Riportare l’uomo al centro del progetto architettonico: è questo è il fine ultimo di TUNED, la business unit del Gruppo Lombardini22 specializzata nell’applicazione delle neuroscienze in architettura, che riporta l’uomo al centro del progetto.

TUNED propone un nuovo strumento al mercato del real estate finalizzato a guidare lo sviluppo del progetto architettonico in sintonia con i bisogni e le attese delle persone che vivranno gli spazi, realizzando vantaggi misurabili in termini funzionali e competitivi per chi sceglie di costruire secondo questo approccio. Lombardini22, con l’iniziativa Empatia degli Spazi lanciata nel 2013, è capofila in ambito italiano di questa nuova frontiera della progettazione.
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L’esperienza degli utenti al centro del progetto dell’ufficio

Qualità significa, in questo quadro, ‘fare spazio’ proprio al secondo livello dell’esperienza reale, cioè alla dimensione emotiva delle attività svolte, alle esperienze reali e vissute, quando immersi fisicamente nello spazio. Il progetto di spazi capaci di produrre benessere inteso in senso generico è ormai alle spalle: non basta inserire luce naturale e vegetazione, in modo casuale, per consolidare l’attività del nostro sistema sensoriale in modo che si ottenga il meglio per l’esperienza degli utenti.

Le scoperte realizzate nel mondo delle neuroscienze negli ultimi venti anni hanno prodotto una conoscenza sul rapporto tra il nostro corpo e il cervello e tra questo sistema unitario e lo spazio nel quale siamo immersi, superiore a quanto appreso in più di due millenni di storia dell’uomo. La coscienza di tutto ciò non può non trasformare l’approccio al progetto dei luoghi nei quali trascorriamo la nostra vita. TUNED lo sta sperimentando in luoghi di lavoro di diversa tipologia: poli logistici, aeroporti e uffici sviluppati in collaborazione con DEGW, la business unit di Lombardini22 specializzata in workplace.
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Prologis, parco logistico, Lodi – Lo sviluppo del progetto, affidato a TUNED, ha affrontato il complesso sistema logistico come se fosse un organismo. Intrecciando psicologia ambientale, neuroscienze, architettura, urbanistica, paesaggistica, sono state messe a fuoco le criticità di tipo urbanistico ed edilizio-architettonico che producono effetti negativi sulle condizioni psico-fisiche delle persone, individuando le soluzioni per porvi rimedio. Tra queste la realizzazione della prima galleria di urban art a cielo aperto con le opere di otto urban artist italiani di fama internazionale che hanno usato circa 40.000 metri di facciate degli edifici e serbatoi dell’acqua come tele per realizzare opere inedite ispirate da parole chiave loro suggerite. Luca Font, Hitnes, Made 514, Macs, Sea Creative, Joys, Vesod, Etnik sono gli artisti coinvolti nel progetto che, coordinati dall’art director Enrico Hemo Sironi, hanno realizzato le opere che costruiscono un dialogo con l’ambiente circostante. Davide Ruzzon spiega: “All’interno di un parco logistico, gli interventi mirati di street art hanno consentito di risolvere uno dei fattori, legato alla scala e la dimensione delle facciate, tra i più problematici per il benessere delle persone”.
Prologis, parco logistico, Lodi – Lo sviluppo del progetto, affidato a TUNED, ha affrontato il complesso sistema logistico come se fosse un organismo. Intrecciando psicologia ambientale, neuroscienze, architettura, urbanistica, paesaggistica, sono state messe a fuoco le criticità di tipo urbanistico ed edilizio-architettonico che producono effetti negativi sulle condizioni psico-fisiche delle persone, individuando le soluzioni per porvi rimedio. Tra queste la realizzazione della prima galleria di urban art a cielo aperto con le opere di otto urban artist italiani di fama internazionale che hanno usato circa 40.000 metri di facciate degli edifici e serbatoi dell’acqua come tele per realizzare opere inedite ispirate da parole chiave loro suggerite. Luca Font, Hitnes, Made 514, Macs, Sea Creative, Joys, Vesod, Etnik sono gli artisti coinvolti nel progetto che, coordinati dall’art director Enrico Hemo Sironi, hanno realizzato le opere che costruiscono un dialogo con l’ambiente circostante. Davide Ruzzon spiega: “All’interno di un parco logistico, gli interventi mirati di street art hanno consentito di risolvere uno dei fattori, legato alla scala e la dimensione delle facciate, tra i più problematici per il benessere delle persone”.
Prologis, parco logistico, Lodi – Lo sviluppo del progetto, affidato a TUNED, ha affrontato il complesso sistema logistico come se fosse un organismo. Intrecciando psicologia ambientale, neuroscienze, architettura, urbanistica, paesaggistica, sono state messe a fuoco le criticità di tipo urbanistico ed edilizio-architettonico che producono effetti negativi sulle condizioni psico-fisiche delle persone, individuando le soluzioni per porvi rimedio. Tra queste la realizzazione della prima galleria di urban art a cielo aperto con le opere di otto urban artist italiani di fama internazionale che hanno usato circa 40.000 metri di facciate degli edifici e serbatoi dell’acqua come tele per realizzare opere inedite ispirate da parole chiave loro suggerite. Luca Font, Hitnes, Made 514, Macs, Sea Creative, Joys, Vesod, Etnik sono gli artisti coinvolti nel progetto che, coordinati dall’art director Enrico Hemo Sironi, hanno realizzato le opere che costruiscono un dialogo con l’ambiente circostante. Davide Ruzzon spiega: “All’interno di un parco logistico, gli interventi mirati di street art hanno consentito di risolvere uno dei fattori, legato alla scala e la dimensione delle facciate, tra i più problematici per il benessere delle persone”.
Prologis, parco logistico, Lodi – Lo sviluppo del progetto, affidato a TUNED, ha affrontato il complesso sistema logistico come se fosse un organismo. Intrecciando psicologia ambientale, neuroscienze, architettura, urbanistica, paesaggistica, sono state messe a fuoco le criticità di tipo urbanistico ed edilizio-architettonico che producono effetti negativi sulle condizioni psico-fisiche delle persone, individuando le soluzioni per porvi rimedio. Tra queste la realizzazione della prima galleria di urban art a cielo aperto con le opere di otto urban artist italiani di fama internazionale che hanno usato circa 40.000 metri di facciate degli edifici e serbatoi dell’acqua come tele per realizzare opere inedite ispirate da parole chiave loro suggerite. Luca Font, Hitnes, Made 514, Macs, Sea Creative, Joys, Vesod, Etnik sono gli artisti coinvolti nel progetto che, coordinati dall’art director Enrico Hemo Sironi, hanno realizzato le opere che costruiscono un dialogo con l’ambiente circostante. Davide Ruzzon spiega: “All’interno di un parco logistico, gli interventi mirati di street art hanno consentito di risolvere uno dei fattori, legato alla scala e la dimensione delle facciate, tra i più problematici per il benessere delle persone”.
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Prologis, parco logistico, Lodi – Lo sviluppo del progetto, affidato a TUNED, ha affrontato il complesso sistema logistico come se fosse un organismo. Intrecciando psicologia ambientale, neuroscienze, architettura, urbanistica, paesaggistica, sono state messe a fuoco le criticità di tipo urbanistico ed edilizio-architettonico che producono effetti negativi sulle condizioni psico-fisiche delle persone, individuando le soluzioni per porvi rimedio. Tra queste la realizzazione della prima galleria di urban art a cielo aperto con le opere di otto urban artist italiani di fama internazionale che hanno usato circa 40.000 metri di facciate degli edifici e serbatoi dell’acqua come tele per realizzare opere inedite ispirate da parole chiave loro suggerite. Luca Font, Hitnes, Made 514, Macs, Sea Creative, Joys, Vesod, Etnik sono gli artisti coinvolti nel progetto che, coordinati dall’art director Enrico Hemo Sironi, hanno realizzato le opere che costruiscono un dialogo con l’ambiente circostante. Davide Ruzzon spiega: “All’interno di un parco logistico, gli interventi mirati di street art hanno consentito di risolvere uno dei fattori, legato alla scala e la dimensione delle facciate, tra i più problematici per il benessere delle persone”.


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Negli uffici l’attenzione progettuale si concentra su alcuni spazi cardine: la reception, gli uffici direzionali, l’area relax, le aree ristorazione, gli spazi connettivi, le sale meeting, in cui gli utenti chiedono armonia e benessere e i committenti produttività e una chiara dichiarazione dei valori della società, e gli open space, in cui gli utenti ambiscono ai valori della leggerezza e dell’attivazione e i committenti alla performance e alla produzione.

Ogni area richiede il dispiegamento di diverse strategie architettoniche, finalizzate a riprodurre, anche in modo innovativo, gli archetipi primordiali di interazione tra movimento e forma dello spazio.

Un buon progetto se davvero vuole mettere al centro l’esperienza degli utenti, da oggi in poi, deve utilizzare le conoscenze scientifiche che le neuroscienze mettono a disposizione. Questo non significa ingessare la creatività, cedendo lo scettro del progetto alla scienza. Le conoscenze che le ricerche ci mettono a disposizione necessariamente devono essere tradotte in forma per le nostre necessità.

L’utilizzo degli archetipi delle interazioni tra cinematiche motorie e forma dello spazio, al fine d’innescare le emozioni attese dagli utenti, può e dev’essere interpretato in modo da rafforzarne l’effetto positivo sul sistema neuro-fisiologico ed emotivo. Questi processi percettivi possono essere attivati con sfumature molto diverse, per esempio, per mitigarne la forza, oppure quasi paradossalmente anche per contraddirne l’effetto, in chiave poetica.

Si applica su aree interne a immobili esistenti o in fase di progettazione. Nello sviluppo del design dello spazio interno, le componenti regolate dalla progettazione del brief in relazione alle emozioni attese sono: pavimenti, soffitti, pareti laterali (in relazione alle distanze dal corpo nello sviluppo del percorso), i materiali (da naturali ad artificiali, in sintonia con il target), i colori (da caldi a freddi, in relazione all’emozione scelta), le texture (liscio, ruvido, grezzo, e così via), la geometria (elementi curvi e squadrati), la luce (dinamica artificiale naturale), l’acustica (in ragione della vividezza, morbidezza del percepito), il ritmo visivo (seriale, sincopato, stretto o ampio).Per ogni area del progetto, l’emozione scelta, attraverso l’analisi fisiologica del gesto motorio che la incarna, la contiene e la esprime, definisce la regolazione integrata di tutti questi parametri.
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EY wavespace, Roma – EY wavespace è un network globale costituito da 25 centri di eccellenza tecnologici interconnessi, localizzati in aree urbane dinamiche e innovative. Nel wavespace di Roma è stato sperimentato un metodo progettuale basato su ricerche sviluppate nell’ambito delle neuroscienze e applicate alla configurazione dello spazio architettonico. Il concept funzionale è stato elaborato da EY in collaborazione con esperti di psicologia comportamentale e neuroscienze. Il concept architettonico deriva da un brief elaborato da Davide Ruzzon, in collaborazione con EY e implementato da DEGW, con il progettista Enrico Arrighetti. Le aree del wavespace si articolano in 7 stanze dedicate ad attività che costituiscono una sequenza esperienziale evocativa. Occupano una parte del settimo piano della nuova sede di EY di Roma e condividono con essa il concept formale dell’alveare, che si esprime in uno spazio di mediazione che richiama la forma di un esagono smussato e irregolare che avvolge il nucleo scale-ascensori con pareti in lamiera stirata, contiene i servizi e distribuisce i flussi alle diverse aree funzionali. Ogni attività umana innesca attese emotive che l’architettura può rispecchiare attraverso l’organizzazione delle sue componenti plastiche, materiche, ritmiche, luminose, cromatiche e acustiche. L’obiettivo è equilibrare le dimensioni pre-riflessive e cognitive e rafforzare così l’attività svolta. Poiché la fruizione dello spazio architettonico è sempre un attraversamento corporeo, i movimenti del corpo e i suoi diversi cinematismi sono adottati come riferimento fisiologico della morfologia dello spazio: le configurazioni spaziali accompagnano così i fruitori sollecitando una serie di sentimenti di fondo associati alle finalità dei diversi ambienti.
EY wavespace, Roma – EY wavespace è un network globale costituito da 25 centri di eccellenza tecnologici interconnessi, localizzati in aree urbane dinamiche e innovative. Nel wavespace di Roma è stato sperimentato un metodo progettuale basato su ricerche sviluppate nell’ambito delle neuroscienze e applicate alla configurazione dello spazio architettonico. Il concept funzionale è stato elaborato da EY in collaborazione con esperti di psicologia comportamentale e neuroscienze. Il concept architettonico deriva da un brief elaborato da Davide Ruzzon, in collaborazione con EY e implementato da DEGW, con il progettista Enrico Arrighetti. Le aree del wavespace si articolano in 7 stanze dedicate ad attività che costituiscono una sequenza esperienziale evocativa. Occupano una parte del settimo piano della nuova sede di EY di Roma e condividono con essa il concept formale dell’alveare, che si esprime in uno spazio di mediazione che richiama la forma di un esagono smussato e irregolare che avvolge il nucleo scale-ascensori con pareti in lamiera stirata, contiene i servizi e distribuisce i flussi alle diverse aree funzionali. Ogni attività umana innesca attese emotive che l’architettura può rispecchiare attraverso l’organizzazione delle sue componenti plastiche, materiche, ritmiche, luminose, cromatiche e acustiche. L’obiettivo è equilibrare le dimensioni pre-riflessive e cognitive e rafforzare così l’attività svolta. Poiché la fruizione dello spazio architettonico è sempre un attraversamento corporeo, i movimenti del corpo e i suoi diversi cinematismi sono adottati come riferimento fisiologico della morfologia dello spazio: le configurazioni spaziali accompagnano così i fruitori sollecitando una serie di sentimenti di fondo associati alle finalità dei diversi ambienti.
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Il progetto istituisce il luogo in grado di produrre il riafforamento di diverse emozioni e sentimenti, in relazione alle attività e momenti vissuti dalle persone. Sensazioni corporee, ovvero il rovescio della medaglia delle essenze fenomeniche delle stesse attività. Il corpo agisce, quindi, come guida per recuperare la memoria di ciò che cerchiamo. In questo senso l’architettura favorisce, nelle nostre molteplici esperienze quotidiane, l’umana ricerca di auto-realizzazione: la punta della piramide messa a punto negli anni Cinquanta dallo psicologo americano Abraham Maslow. Il modello dello sviluppo umano proposto da Maslow era basato su una gerarchia di bisogni, disposti a piramide, in base alla quale la soddisfazione dei bisogni più elementari è condizione necessaria per fare emergere quelli di ordine superiore. I bisogni fondamentali, una volta soddisfatti, tendono a non ripresentarsi, mentre i bisogni sociali e relazionali rinascono con nuovi e più ambiziosi obiettivi da raggiungere. Ne consegue che l’insoddisfazione, sia sul lavoro, sia nella vita pubblica e privata, è un fenomeno molto diffuso che può trovare una sua causa nella mancata realizzazione delle proprie potenzialità. Per Maslow, infatti, l’autorealizzazione richiede una serie di caratteristiche di personalità, competenze sociali e capacità tecniche. Alla base della piramide ci sono i bisogni essenziali alla sopravvivenza, mentre salendo verso il vertice si incontrano i bisogni più immateriali.

L’obiettivo di TUNED è sviluppare le linee guida del progetto preliminare. Sulla base delle sue indicazioni, le successive fasi progettuali porteranno ad opere in grado di far riemergere negli utenti sentimenti, corporei e di sottofondo, coerenti con le attese più profonde che si innescano in continuazione nel corso delle varie attività. La sintonia tra attese e percezione dello spazio di lavoro produce effetti diretti sulla fisiologia e sulla dimensione psicologica.

L’equilibrio innescato tra attesa e percezione dello spazio, per ogni attività specifica, riducendo i livelli di stress, incrementa le attività cognitive, come l’attenzione, la memoria e l’apprendimento. Inoltre, influisce favorevolmente sulle relazioni interpersonali e il team building. Questo equilibrio tutela le potenzialità dell’uomo insieme al valore economico degli edifici realizzati secondo questo metodo di progettazione.


A cura della redazione

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

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