Libro: Catene di smontaggio

Paolo Donati racconta le trasformazioni in atto con un testo che mette a confronto spazi, nuovi modi di lavorare e di dirigere

Con la pubblicazione “Catene di smontaggio”, Paolo Donati, professionista con 18 anni di esperienza di gestione del personale in diversi contesti industriali multinazionali e in PMI, propone spunti di riflessione utili a ripensare il lavoro e i suoi spazi alla luce dei New Ways of Working.

Il racconto è strutturato in tre parti aventi come focus idee, persone e oggetti.

Nella prima parte, attraverso un confronto tra spazi e nuovi modi di lavorare e di dirigere, viene affrontato il tema della bellezza del workplace e della sua identità, di green offices, di fabbriche intelligenti, di mense o degli spazi del lavoro a casa. Nella seconda sono invece una serie di testimonianze aziendali a dare evidenza a temi chiave: Visione (PWC), Sostenibilità (Barilla), Passione (Sperlari), Digital Change (Chiesi Farmaceutici), Formazione (Zambon), Persone (Coca-Cola HBC Italia), Design (Revalue), Change Management (KedrionBiopharma). Infine la terza parte è dedicata a 5 oggetti topici dei luoghi di lavoro: Tavolo, Sedia, Luce, Computer, Macchinetta del caffè.

Viaggio nei nuovi spazi di lavoro

Contestualmente al mutare degli scenari economici e politici internazionali, le nuove modalità lavorative stanno ponendo interrogativi che costringono a riflettere sul concetto di “lavoro” così come considerato in precedenza, attorno a modelli economici e lavorativi ormai distanti da scenari che oggi, grazie anche alla “digital transformation”, sono in rapido cambiamento.
Pensiamo ad esempio all’uso delle piattaforme digitali presenti a livello globale e che costituiscono ormai un modello diffuso di organizzazione dell’impresa. O a quelle che, rendendo sempre più labili i confini tra autonomia e subordinazione, creano nuove tipologie di lavoratori ma anche nuove problematiche in termini di garanzie di lavoro e tutele sociali.
Partendo dal fatto che non tutti lavoriamo allo stesso modo, dobbiamo innanzitutto includere le diversità non solo dal lato pratico ma anche generazionale: ancora oggi ci sono persone che quando hanno iniziato a lavorare non avevano internet e, viceversa, ragazzi che non hanno mai visto un mondo senza smartphones. E che si aspettano di poter comunicare con i propri colleghi ovunque si trovino e ogni volta che lo desiderano.
Generazioni che non possono essere ignoragd semplicemente perché ormai stanno diventando numericamente sempre più presenti nel mondo del lavoro. Ma anche, post Covid, lavoratori più esperti o aziendalmente più anziani che – dopo aver sperimentato più o meno forzatamente il lavoro da casa – non riescono più ad accettare i tradizionali confini tra casa e vita lavorativa.
Nell’era dello “smart working” un individuo, infatti, ha il controllo del proprio tempo così come dei propri obiettivi che, ovviamente, ha concordato con il proprio capo e la propria azienda. Ecco perché non si può più presumere che il “solito” lavoro possa essere svolto soltanto nel “solito” orario e nel “solito” luogo di lavoro.
Ripensare i modi di lavorare significa rivedere non solo il Lavoro nella sua forma o sostanza (il come e dove lavoriamo), ma anche il fine ultimo (il perché lo facciamo).

 


A cura della redazione

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

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