Voce alle aziende

3 domande ad alcune aziende dell’arredo ufficio, sul futuro del settore

Gli anni della pandemia e l’attuale contesto geopolitico hanno generato nuove sfide per le aziende produttrici che devono mettere in campo nuove iniziative e strategie per affrontare il complicato periodo. Con l’obiettivo di mettere a fattor comune gli sforzi che stanno affrontando gli operatori del settore ufficio, abbiamo raccolto la testimonianza di titolari e manager che quotidianamente si confrontano con un mercato in profonda trasformazione.

Ne emerge un quadro sfaccettato caratterizzato dalla comune difficoltà nel reperimento delle materie prime e nel controllo di costi in continua crescita a cui le aziende cercano di far fronte attraverso azioni mirate finalizzate a salvaguardare il rapporto di fiducia con la propria clientela. Nonostante le numerose difficoltà, gli investimenti in ricerca e sviluppo continuano a essere considerati per molti una tappa fondamentale per affrontare il futuro.

C’è però la consapevolezza che insieme si è più forti, l’auspicio è dunque un costruttivo dialogo tra le parti per azioni congiunte e una maggiore forza contrattuale. Ma anche per ottenere maggiore attenzione dalle istituzioni alle quali vengono richieste una semplificazione della burocrazia e regole più chiare soprattutto per quanto riguarda le certificazioni di prodotto.

Di seguito nel dettaglio le risposte delle aziende che hanno argomentato le nostre domande condividendo le loro esperienze.

1) Quali sono i principali fronti di sfida che le aziende del settore ufficio si trovano ad affrontare nell’immediato?

2) Quali iniziative possono essere messe in campo nel breve e medio termine?

3) Quali interventi strutturali auspicate a supporto del settore?
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Andrea Delmonte, CEO Albed

Le sfide sono molteplici e riguardano la filiera produttiva in generale, quindi non solo quella espressamente riferita al mondo ufficio. La pandemia e il conflitto in corso hanno creato una combinazione di cause/effetto che hanno destabilizzato il mercato e le sue filiere produttive: i materiali sono sempre più di difficile reperimento, così come mantenere ad alti livelli la qualità sui semilavorati, in aggiunta ai prezzi di acquisto che sono letteralmente esplosi, con particolare riferimento all’alluminio e al vetro, materiali molto utilizzati nella nostra filiera e nelle nostre proposte per il settore ufficio.

Ci si trova dunque a competere in un mercato segnato da fattori esterni che dovrebbero essere considerati come temporanei, ma che ci stanno effettivamente condizionando da ormai mesi senza cessare o diminuire. Le abilità e le sfide sono quelle di essere sempre approvvigionati di materiali per poter evadere le commesse: ciò si traduce in un inevitabile aumento delle scorte di magazzino che costituiscono però una certa immobilizzazione finanziaria. Infine, occorre evitare il più possibile sprechi, ottimizzando al meglio le produzioni.

Le aziende possono approfittare degli incentivi statali, dei contributi (sostegni, ristori), essere prudenti e vigili sull’evoluzione dei mercati. Puntare sugli investimenti che possano rendere più “agile” e flessibile l’azienda nel gestire le informazioni e i processi, con un chiaro riferimento al digitale. Il dialogo tra le parti dovrebbe sicuramente essere più attivo, ma anche tra le aziende protagoniste del mercato: condividere problematiche ed essere attivi nel proporre soluzioni al sistema significherebbe creare un mercato più sano e sicuro per le aziende stesse.
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Giorgio Bianchini, CEO Bencore

Il focus sarà l’ufficio come luogo di collaborazione e interazione sociale. Nel post pandemia, la riorganizzazione delle modalità e degli spazi di lavoro deve essere studiata su misura in base alle esigenze specifiche di ogni azienda, progettando il modello più consono alle caratteristiche specifiche di business e cultura aziendale. Probabilmente assisteremo ad un vero e proprio “restyling” in cui gli spazi subiranno una mutazione completa, diventando sia punti di passaggio che luoghi di stazionamento. In quest’ottica, sempre più centrale diventerà l’idea di co-working: un luogo dove coniugare produttività, sicurezza e benessere delle persone.

Le iniziative sono molteplici. In Bencore, per adattarci ai cambiamenti repentini dovuti al progredire della pandemia, abbiamo creato un portfolio di prodotti che ben si sposano con i nuovi concetti di ufficio e di co-working. Lo Smart Office di Bencore sviluppa l’idea di spazi interconnessi, ma ripensati in funzione di una privacy che non deve essere vissuta come un limite, ma come opportunità da sfruttare grazie al suo stesso design progettuale.

Anche in questi casi gli interventi possono essere molteplici. È ben chiaro che l’ufficio stia diventando sempre più un luogo in cui la condivisione e le relazioni vengono sfruttate per crescere e migliorare il proprio business e i talenti che lo creano. Diventerà sempre più predominante avere all’interno dei luoghi di lavoro spazi dedicati alla socialità che influiscano sul benessere psicofisico dei lavoratori ma anche essere circondati da un’estetica curata e di design, perché lavorare a contatto con il “bello” migliora le prestazioni e l’umore.
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Jochen Ihring, managing director Dauphin

Alla luce degli attuali sviluppi politici globali, vediamo sfide nell’area dell’aumento dei prezzi dei materiali, tempi di consegna più lunghi dai fornitori, colli di bottiglia nel settore delle materie prime e un aumento del tasso di malattia. Di conseguenza, dobbiamo calcolare tempi di consegna più lunghi e la consapevolezza che non sempre è possibile garantire il rispetto delle scadenze. Tuttavia, cerchiamo di mantenere l’impatto sui nostri clienti il ​​più basso possibile. Inoltre, dobbiamo offrire proposte e soluzioni volte a creare spazi che invoglino i dipendenti a tornare in ufficio, poiché in molti casi questo non scontato.

Come conseguenza dei punti sopra menzionati, abbiamo notevolmente ampliato il nostro stock di sicurezza. Inoltre, ci affidiamo tradizionalmente a forniture dalla Germania, dall’ambiente regionale immediato o per la meccanica e la tappezzeria dalle nostre fabbriche. Anche lo stretto coordinamento con il commercio specializzato gioca un ruolo centrale per soddisfare insieme le esigenze dei clienti finali.

Vorremmo che venissero definite regole e linee guida chiare relativamente al quadro del diritto del lavoro che regolamenta il lavoro da casa. Sarebbe inoltre auspicabile un’armonizzazione delle norme europee in materia di sostenibilità e sicurezza.
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Marco Canazza, marketing manager SITLOSOPHY® by Elleci Office

La pandemia ha modificato le modalità di approvvigionamento dei consumatori di molti beni, tra cui anche le sedute per ufficio. Tra i privati, cresce l’abitudine all’acquisto online, in particolare per i modelli di fascia entry-level. Diversamente tra i committenti più strutturati le richieste nell’ultimo anno si sono rivelate sempre più esigenti in termini di qualità e di tempistiche, obbligando le aziende produttrici a una flessibilità maggiore nella individuazione dei modelli e a una versatilità più spinta nella personalizzazione dei dettagli e dei rivestimenti. L’aumento del costo delle materie prime, inizialmente dovuto alla speculazione dopo la ripresa economica e poi peggiorato a seguito dalle dinamiche di guerra in Europa, non accenna a placarsi e ha costretto a un incremento dei listini a doppia cifra che non ha precedenti negli ultimi vent’anni. A questo si è aggiunto l’aumento dei costi internazionali dall’estremo oriente che nel giro di un anno sono sestuplicati, portando alle stelle i prezzi dei prodotti di importazione e dei semilavorati, da cui purtroppo ancora dipendono gran parte delle filiere produttive del manifatturiero in Italia. Tutti questi fattori hanno inevitabilmente aumentato il livello di incertezza anche nel mercato dell’arredo per ufficio. Se da un lato prosegue la realizzazione di lavori già in calendario da parte di grossi gruppi industriali e di servizi, dall’altro le imprese faticano a fare una programmazione, e quindi anche il rinnovamento o l’ampliamento degli spazi di lavoro ha inevitabilmente subito un rallentamento.

Nei momenti di crisi è ancora più importante ripensare le strategie e il posizionamento dell’azienda. In questo contesto è stato importante immaginare come adattare la propria proposta, modificando alcune filiere di fornitura e cercando di proporsi su nuovi mercati. I costi di importazione hanno spinto il mercato dell’ufficio a puntare sempre più sul Made in Italy; scelta che si è imposta sia per la minore convenienza dei materiali di importazione, sia perché il target di riferimento richiede uno standard qualitativo elevato e controllato. Elleci Office, in questi ultimi anni ha puntato su SITLOSOPHY® che, nato inizialmente come marchio distintivo della collezione di design, oggi identifica una divisione autonoma che punta alla qualità e al design attraverso una sempre maggiore contaminazione fra la progettazione degli spazi di ufficio e il mondo contract con una particolare attenzione al tema della sostenibilità ambientale.

Il primo intervento strutturale a supporto del comparto dovrebbe essere quello di creare un mercato interno o un consorzio per garantire l’approvvigionamento delle principali materie prime principali (legno, acciaio, materie plastiche, …), sia per scongiurare i blocchi produttivi, sia al fine di calmierare le oscillazioni di prezzo a livello internazionale. Il Made in Italy dipende ancora troppo dall’estero, in quanto molta componentistica non viene più prodotta in Italia. La crisi internazionale sta sottolineando la fragilità del nostro sistema che necessita di interventi a sostegno per stimolare la ripartenza di produzioni da tempo abbandonate. Ciò aiuterebbe il sistema manifatturiero del Paese ad aumentare l’indipendenza produttiva e il controllo completo della filiera di produzione. Infine, il tessuto produttivo italiano è costituito da un gran numero di piccole e medie imprese che si trovano spesso a competere con grossi gruppi europei e internazionali. Ma se da un lato la dimensione ridotta può agevolare la riconversione e l’adattabilità al mercato, dall’altro rende difficile poter competere in termini di investimento su ricerca e innovazione. Per questo, fra tutti gli interventi strutturali è fondamentale incrementate le risorse destinate alle PMI destinate all’innovazione e al design, che altrimenti rischiano di veder disperso il proprio know-how con acquisizioni da parte di grossi gruppi internazionali.
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Alessandro Barison, consigliere delegato Emme Italia

L’attuale situazione generale e, nello specifico, le dinamiche di filiera del settore stanno comportando una sempre più complessa gestione delle inefficienze produttive, che influiranno inesorabilmente le strategie commerciali. La polarizzazione del mercato andrà probabilmente ad estremizzarsi, assottigliando sempre più la zona grigia del prodotto di qualità media. Sarà sempre più netta la distinzione tra prodotti di prima fascia e prodotti di gamma medio-alta. Per poter limitare l’erosione della marginalità le aziende dovranno accorciare la catena distributiva e implementare il ventaglio di servizi, progettuali, commerciali, esecutivi, da poter offrire al committente.

Nel breve termine è cruciale l’ottimizzazione delle risorse aziendali a tutti i livelli. Nel medio termine mi immagino uno sviluppo sempre più mirato all’innovazione incrementale, con il progressivo miglioramento e adattamento dei prodotti già esistenti a catalogo, da affinare e modificare rispetto alle differenti necessità produttive e di mercato, o alla disponibilità di nuovi materiali o tecnologie. Questo processo andrà probabilmente a discapito dello sviluppo di nuovi prodotti, che saranno sempre più alla portata solamente di grandi aziende o di aziende particolarmente organizzate e strutturate. Il peso crescente dell’offerta di servizi innovativi o la particolare attenzione alla sostenibilità dei prodotti e dei processi aziendali potranno probabilmente colmare almeno in parte la carenza di nuovi prodotti, ma sarà sempre più importante il posizionamento strategico del brand in un mercato sempre più mutevole e complesso.

Semplificazione burocratica e procedurale per garantire alle aziende, anche alle più piccole, un accesso alle energie rinnovabili a sostegno dei processi produttivi. Aumentare il peso delle caratteristiche qualitative rispetto alle caratteristiche quantitative nelle forniture pubbliche, garantendo il giusto equilibrio tra costi e prestazioni degli arredi, con particolare attenzione all’ergonomia nei posti di lavoro pubblici e alle dinamiche di lavoro agile e home office.
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Stefano Mariani, managing director i4mariani

Gli ultimi due anni hanno portato cambiamenti nelle case e negli uffici. Le persone hanno avuto a disposizione più tempo da dedicare alle proprie abitazioni, ponendo maggiore cura e dedizione nell’arredamento. Nel mondo office è accaduto l’esatto opposto: l’emergenza sanitaria ha messo in forte discussione il ruolo dell’ambiente ufficio. Come diretta conseguenza, quasi tutti i grandi progetti e commesse per aziende del settore contract e hospitality hanno subito una battuta d’arresto inaspettata e improvvisa. Ora, la grande sfida è reinventare l’ufficio, riportarlo al centro della vita lavorativa facendo tesoro delle riflessioni innescate durante il lockdown foriere di innovazione.

Non si può non ripartire dall’home office, una tendenza a cui la pandemia ha indubbiamente impresso una forte accelerazione e che oggi sta sempre più emergendo come un nuovo segmento. Le nuove offerte di prodotto per il settore office dovranno tenere conto del fatto che il remote working è destinato a diventare una parte strutturale del mercato del lavoro. i4Mariani ha intercettato il cambiamento e ha presentato al Salone del Mobile 2022 nuovi arredi dedicati a questo specifico segmento, in grado di ricreare luoghi di produttività anche nella propria casa. Ecco quindi che la postazione di lavoro ruota attorno a prodotti “cross” tra la scrivania direzionale e lo scrittoi personale: dei desk compatti, funzionali e confortevoli, pensati per uno specifico ambiente dedicato all’home office o armoniosamente integrati in una zona living.

È evidente che si tratti di azioni e decisioni che vengono prese in altre sedi e su cui le aziende hanno poca possibilità di influenza. Il conflitto in Ucraina rappresenta un elemento di forte criticità e apprensione per tutto il settore office, specie per le realtà che vantano notevoli volumi d’affari sui mercati esteri. Pertanto, ciò che auspichiamo è un intervento efficace e risolutivo della diplomazia, che permetta di non vanificare trent’anni di duro e scrupoloso lavoro di sviluppo e implementazione delle relazioni internazionali.
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Massimo Gianquitto, CEO Level Office Landscape

Uno dei problemi di maggiore rilievo riguarda il controllo dei prezzi di acquisto delle materie prime, influenzate da motivazioni reali ma soprattutto da speculazioni di mercato, rincari dell’energia, ai quali si aggiungono come conseguenze la dilatazione dei tempi di fornitura e la difficoltà di programmazione, delineando un quadro di instabilità e incertezza Questo problema si ribalta necessariamente sul mercato con un generale aumento dei listini di vendita e con la difficoltà delle aziende di rispondere alla domanda di mercato in modo chiaro e tempestivo

Contrariamente a ciò che si è sempre sostenuto a proposito delle teorie sulla gestione del magazzino (just in time) e sulla opportunità di organizzazione del processo produttivo, riducendo il rifornimento del materiale nel momento in cui viene richiesto, la situazione contingente ha improvvisamente ribaltato la questione imponendo un magazzino ben rifornito in modo da poter reagire prontamente alle richieste di mercato ed essere competitivi nel breve termine. Tutto questo, però, altera inevitabilmente la situazione finanziaria delle aziende.

Il settore dell’arredo per ufficio non ha beneficiato di alcun tipo di sostegno (se non quello previsto durante il 2020 legato alla fase pandemica), anche il cosiddetto “bonus arredo” è legato all’arredo casa, così come tutte le pratiche di incentivazione del recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio riguardano il settore delle costruzioni residenziali, mentre gli l’uffici e gli edifici industriali non sono stati minimamente coinvolti in nessuna di queste azioni. Sono convinto che bisognerebbe prevedere un piano industriale nazionale in cui la parte privata e pubblica condividano un disegno strategico comune almeno decennale in modo da riuscire a far fronte alle sfide complesse che ci attendono.
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Patrizia Vicenzi, amministratore delegato Luceplan

Sicuramente la pandemia ha cambiato il modo in cui lavoriamo e quindi anche l’ufficio è diventato uno spazio sempre più fluido e di networking. In questo scenario la scelta dell’illuminazione svolge un ruolo fondamentale nella creazione di un’ambiente adeguato al nostro benessere. Da tempo Luceplan porta avanti soluzioni diverse che tengono conto sia della fruizione singola che collettiva degli spazi. La linea di lampade da tavolo per ufficio uniscono maneggevolezza e stabilità ad una sorgente luminosa LED dimmerabile che permette di variare a piacere l’intensità della luce fornendo l’illuminazione ideale per qualsiasi necessità. L’importanza di un’illuminazione adeguata negli spazi collettivi – dedicati al lavoro ma anche allo studio, alla ristorazione o al tempo libero – si affianca al problema dell’inquinamento acustico causato da un’eccessiva propagazione di rumori e suoni molesti che rischia di incidere negativamente sul nostro equilibrio psicofisico.

Luceplan ha attivato diverse collaborazioni come quella con Monica Armani che ha dato vita alla famiglia di lampade dove la qualità della luce si accompagna al comfort acustico e alla bellezza dei tessuti. Si tratta di un sistema d’illuminazione che abbina soluzioni d’arredo ad elevate prestazioni di fono-assorbenza per spazi pubblici e privati.

Luceplan, in linea con una ricerca sempre più volta al comfort sia visivo che uditivo, sta portando avanti nuovi prodotti ed estensioni di gamma che contribuiscano al miglioramento del benessere e della produttività sul lavoro e non solo. A questo si accosta una ricerca di nuovi materiali e soluzioni tecnologiche all’avanguardia in grado di rispondere alle esigenze del presente.
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Nicoletta Milani, CEO Milani

Nonostante gli aumenti del costo delle materie prime il lavoro non manca, ma il rischio di accusare il colpo nel prossimo futuro c’è. A questo si aggiunge il generale clima d’incertezza in cui operiamo dall’inizio della pandemia e che la guerra ha acuito. È difficile avere una visione chiara di sviluppo, lavorare a una pianificazione puntuale dei micro e dei macro processi. È complesso progettare a lungo termine, anche quando si tratta di investimenti che in questo momento dovrebbero tendere principalmente al digitale e alla sostenibilità. Al rischio d’impresa, che è congenito nel nostro lavoro, si aggiunge un sentimento di preoccupazione diffuso. Sta saltando la sistematicità: si vive sempre più spesso di eccezioni in uno stato di costante straordinarietà che può creare disagio in tutta la filiera. Inoltre, credo che il tema dell’occupazione sia uno dei più e urgenti e delicati del momento: la ricerca, l’individuazione e il mantenimento di risorse competenti e motivate in azienda. Il mondo del lavoro è cambiato radicalmente in pochissimo tempo: può essere una grande opportunità di miglioramento per tutti, ma non è facile individuare modalità e soluzioni efficaci e tempestive.

Investire maggiormente nel benessere dei lavoratori. Potenziare la gestione delle risorse umane e, insieme, il welfare aziendale. In Milani lo stiamo facendo da tempo con piani finalizzati all’assegnazione di benefit economici, sanitari, formativi e ricreativi. Bisogna essere appetibili tanto per il mercato quanto per dipendenti e i collaboratori, a cui va anche assicurata una formazione continua, vista la necessità di costante aggiornamento di competenze.

La creazione di un confronto più stretto tra aziende e istituzioni, troppo spesso distanti. Il mondo cambia e bisogna adeguarsi: intervenendo anche sulle attuali normative di gestione del lavoro diventate obsolete in poco tempo, in modo tale da accogliere e rispondere ai cambiamenti in atto, agevolando le aziende nelle assunzioni e allo stesso tempo nel mantenimento della competitività. Il supporto alle imprese in questa delicata fase di cambiamento generato da agenti esterni e interni è fondamentale. Auspico anche una maggiore collaborazione con agenzie di impiego e istituti di formazione e rapporti più fluidi, coesi e di maggior coordinamento tra tutti gli attori in campo.
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Laura Marchina, managing director Mara

La trasformazione dei nuovi metodi di lavoro, la loro attuazione e stabilizzazione sono sicuramente una tra le principali sfide che stiamo affrontando. Ci troviamo di fronte a un’importante contrapposizione tra il lavoro in presenza e lo smart working. È necessario permettere una continuità organica tra il lavoro da remoto e le poche ore vissute in ufficio. Per questo gli ambienti devono perdere il proprio spazio strutturato, sapersi adattare e riconfigurare in base alle necessità del momento per poter ottimizzare brevi lassi temporali agevolando momenti di incontro e di produttività.

Oggi più che mai le aziende devono saper offrire ad architetti e progettisti soluzioni trasversali e funzionali in grado di rispondere, a 360 gradi, alle nuove richieste ed esigenze di configurabilità e adattabilità degli spazi. Prodotti ibridi che non hanno più una loro connotazione specifica ma devono sapersi adattare in maniera naturale in tutti i contesti living. Ad esempio uno dei nostri best seller, il Libro, nato anni fa come tavolo riunioni, negli ultimi anni si è evoluto trovando oggi una perfetta collocazione anche come postazione operativa, di coworking e per l’home office.

Nonostante le complicate sfide che ci troviamo ad affrontare in un periodo di incertezza globale non abbiamo smesso di investire ma questo si somma inevitabilmente a costi energetici e delle materie prime ormai fuori controllo. Ci auspichiamo un aiuto concreto per fronteggiare questa emergenza anche attraverso agevolazioni e incentivi che possano contribuire allo sviluppo di prodotti innovativi e sempre più sostenibili capaci di ridurre lo spreco energetico e di valorizzare il made in Italy nel mondo.
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Chiara Matterazzo, amministratore delegato Newfloor

L’inizio del 2022 è stato segnato da un succedersi di eventi anomali nello scenario economico generale internazionale. Già coscienti della difficilissima situazione sanitaria che ci coinvolge da marzo 2020 e che ha influito nei comportamenti e atteggiamenti, siamo stati catapultati in una realtà in cui sono venute meno le sicurezze nelle disponibilità di materie prime essenziali per il settore dell’edilizia, quali piastrelle di ceramica, collanti, resine, componenti in pvc o in acciaio. Mai come allora ci siamo dovuti fermare. Lo standby delle attività produttive è stato registrato soprattutto nelle prime settimane del mese di marzo, forzato anche dalle notizie relative alla crisi Ucraina-Russia. L’evolversi delle vicende nelle settimane a seguire ci ha portati a una gestione quotidiana delle trattative in essere, con revisioni in tempo reale delle quotazioni, abbiamo dovuto realizzare listini prezzi aperti, continuamente in fase di aggiornamento. Abbiamo valutato le giacenze di magazzino e realizzato vendite basandoci esclusivamente su queste. Abbiamo aumentato la ricerca di nuove proposte e soluzioni alternative, trovandole e testandole per capirne la compatibilità con i nostri prodotti. L’intera situazione ha generato un ritardo dei cantieri edili, facendo tardare di un paio di mesi l’ultimazione degli stessi, allungando l’esposizione delle imprese e generando di fatto un fermo produttivo. La sfida principale è stata registrata nella gestione delle tempistiche molto più lunghe tra l’acquisizione delle nuove commesse e l’attuazione dei pavimenti in cantiere. Solitamente dall’acquisizione dell’ordine ci si presta a reperire le materie prime, a produrre ed evadere la commessa in 3-4 settimane. La nuova gestione ci ha portati ad avere una tempistica di 6-7 settimane e a riorganizzare di conseguenza gli impegni al reparto produttivo.

Sicuramente la possibilità di investire in acquisti di materie prime sarebbe un’ottima strategia per garantire validità più lunga nelle offerte e tempi più celeri di approntamento ai clienti. Stiamo cercando soluzioni per ampliare il proprio sito produttivo per aumentare le nostre giacenze e scorte di magazzino, agevolando di fatto le vendite e permettendo di ottimizzare le tempistiche al reparto produttivo, ma ahimè gli ostacoli burocratici al momento non ci permettono di investire in questo progetto.

Il settore ha bisogno di clientela che capisca l’evoluzione avvenuta negli ultimi 24 mesi. Non sono più sostenibili, ad esempio, i pagamenti rateizzati oltre i 90 giorni, piuttosto che tempistiche di consegna celeri e immediate, quasi dall’oggi per il domani, oppure validità dei prezzi semestrale. Il mondo sta cambiando, la penuria delle materie prime non sempre disponibili ha portato a una evoluzione dello stesso settore: grazie a grandi azioni di ricerca e sviluppo, le aziende stanno impiegando nuove materie prime nei loro impianti produttivi e pertanto i prodotti hanno caratteristiche differenti, spesso anche migliorative. Noi stessi ci stiamo impegnando a cercare materiali nuovi, di veloce reperibilità ma anche innovativi e “sperimentali” in un settore che per troppi anni ha mantenuto la domanda statica. Talvolta ci capita di ricevere vecchissimi capitolati di gare d’appalto che descrivono materiali edili che non vengono neanche più prodotti o commercializzati. Oggi l’edilizia è differente, si deve fare cultura: sono variate le professionalità, le tempistiche e le materie prime, e si strizza sempre di più l’occhio alla sostenibilità.
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Lorenzo Maresca, country manager Sedus Stoll

Il mercato dell’ufficio, per come lo stiamo vivendo noi, sta attraversando una fase di forte domanda: dai dati dell’Osservatorio Smart working l’80% delle grandi aziende e il 50% delle medie sta riprogettando parte degli spazi di lavoro secondo una visione di ufficio destinato alla collaborazione estesa e diffusa. Ma le sfide non mancano. Si deve sopravvivere, guadagnando, in una situazione di continuo aumento dei costi, a partire dalle materie prime, ai trasporti, all’ energia ecc… I ritardi nelle consegne di materie prime rendono poi complicato produrre e consegnare secondo i tempi e le esigenze del cliente.

Servono iniziative in un’ottica di maggiore sostenibilità, sia dei prodotti, sia dell’intero ciclo di vita degli uffici. Ad esempio, vediamo all’estero crescere fenomeni di riutilizzo prodotti (mercato dell’usato,) e di noleggio operativo. Ruolo fondamentale è quello di consulenza progettuale degli studi specializzati nell’ufficio, improntato ad una maggiore flessibilità e riconfigurabilità degli spazi.

Sicuramente serve maggiore chiarezza sulle normative antincendio, bisogna cercare di ridurre la burocrazia di cantiere e di sicurezza, puntando al reale e concreto più che al “cartaceo”. Bisogna cercare di uniformare almeno a livello europeo le continue nuove certificazioni richieste per il prodotto (Level, CAM, Greenguard, Blue Angel…).
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Lorenzo, Francesco
e Alessandro Maniero, True Design

La supply chain è letteralmente impazzita con tempi di lavorazione dei terzisti mai rispettati, i prezzi delle materie prime sono incontrollati, lo stesso accade per le lavorazioni che a causa del caro energia non rispettano i budget previsti. Situazioni che mettono in crisi la capacità di evadere gli ordini, anche in caso di commesse importanti che si trovano bloccate perché magari manca un componente. Se si dovessero guardare meramente i numeri, i listini dovrebbero essere aggiornati settimanalmente, cosa impossibile per aziende del nostro tipo che non possono perdere di credibilità e nemmeno sconfortare l’acquirente. Terzisti e fornitori di materie prime, al contrario, fanno preventivi a 2 gg. La sfida per le aziende è continuare a essere competitivi, differenziandosi in un mercato sempre affollato e in continuo mutamento. Dal punto di vista delle richieste le nuove modalità operative apprese durante la pandemia hanno modificato le abitudini di lavoro e creato molte nuove idee, purtroppo spesso confuse, tra chi deve gestire nuovi spazi o riadattare situazioni esistenti, costringendo le aziende produttrici ad un adattamento del proprio prodotto alle mutate esigenze, cercando di rispondere a molteplici necessità, ma senza di fatto stravolgerne il contenuto. Lato offerta si trovano sia realtà dove l’aggregazione di aziende crea poli forti con grande capacità di spesa negli investimenti, sia piccole realtà che crescono portando il loro valore aggiunto e lavorando sulla differenziazione, sia di prodotto sia a livello comunicativo, puntando su ricerca e servizio, attraverso le capacità delle risorse umane. Le persone, altro fronte di sfida interessante, anche per noi.

Una migliore pianificazione della produzione con politiche di aumento delle scorte può ridurre il problema, ma è molto rischioso perché non si sa per quanto la domanda continuerà a essere così sostenuta, e non si sa se i prezzi caleranno… Auspichiamo inoltre collaborazioni più strette tra aziende produttrici e interior designer per rispondere alle nuove esigenze di prodotto. Riteniamo inoltre fondamentare investire in ricerca sia per il prodotto che per migliorare la forza comunicativa dei brand, prendendo ispirazione anche da altri settori (moda, digitale, tecnologia…)

Interventi volti alla stabilizzazione del costo delle materie prime e dell’energia, evitando abusi di posizione dominante e cartello dei principali produttori. Un rafforzamento delle misure che supportino le aziende nella transizione energetica. L’estensione del supporto agli investimenti in ricerca e sviluppo ad altre voci di investimento. Maggiori supporti per le aziende che esportano per renderle competitive nel mercato internazionale nei confronti di aziende che operano in paesi con tassazione e costo del lavoro minore.
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Stefano Talin, amministratore delegato Talin

Già da aprile del 2021 avevamo riscontrato aumenti di materie prime e componenti, da settembre a oggi stiamo subendo un incontrollato aumento di tutti i materiali al quale si è aggiunto un significativo aumento dei costi energetici e, conseguentemente, dei costi di logistica/trasporti. Oltre alla situazione generata dagli aumenti dei prezzi, si è aggiunta da gennaio la difficoltà di reperire i materiali con conseguenze che si riflettono nei cicli produttivi (mancanza materiali = fermi/ rallentamenti produttivi).

Oggi siamo costretti a formulare le nostre offerte di volta in volta secondo i costi del momento e la disponibilità dei materiali. Dovendo gestire molti articoli e diverse varianti, non vediamo quali altre iniziative si possano assumere. Potrebbe essere di aiuto unire le forze di più aziende per un maggiore potere di trattativa nei confronti di fornitori comuni.

Servirebbero, da parte degli enti governativi preposti, controlli atti a valutare sino a che punto siano effettivi e giustificati questi continui aumenti rispetto a possibili speculazioni, così da poter intervenire e calmierare i prezzi. Inoltre, il Governo dovrebbe mettere in atto procedure, da tempo auspicate dalle imprese, che richiedano meno burocrazia e vincoli, in particolare per le forniture pubbliche, vista la mole di documenti e certificazioni che vengono attualmente richiesti. Cito, ad esempio, la procedura di conformità dei prodotti ai CAM (criteri ambientali minimi). per le aziende che già hanno implementato il proprio sistema produttivo secondo la certificazione ambientale UNI EN 14001. Inoltre, nella consapevolezza dell’importanza dell’impatto ambientale dei prodotti, auspico che le imprese certificate UNI EN 14001 possano produrre delle schede di autodichiarazione ambientale di prodotto accettate nei mercati esteri, senza la necessità di dover presentare ulteriori documenti rilasciati da laboratori terzi, evitando ulteriori aggravi di costi e tempi più lunghi per le imprese.
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Biancamaria Ugolini, CEO Ugolini Electronic Engineering

Ugolini è un’azienda produttrice di sistemi di illuminazione avanzati a tecnologia LED e in questo contesto la principale sfida che sta affrontando è senza dubbio la reperibilità di componenti base come l’alluminio e i componenti elettronici, resa critica dapprima dai due anni di pandemia e oggi anche dall’attuale situazione di guerra in zone strategiche come l’Ucraina la Russia. In questo scenario si assiste purtroppo a un aumento dei prezzi certamente generato dalla carenza delle materie ma anche dalla tendenza a speculare da parte di chi se ne era approvvigionato prima dello scoppio della guerra. Le aziende come Ugolini si trovano di fronte all’impossibilità di definire listini stabili per un periodo pari alla usuale validità dei preventivi richiesti; questo porta a un accorciamento della durata di validità delle offerte, che oggi è di 10 o 20 giorni al massimo, con tutte le difficoltà che questo comporta, tanto per i clienti che per i produttori. C’è infine l’esigenza di supporto da parte del sistema finanziario che dovrebbe essere più elastico e permettere alle imprese di avere liquidità sufficiente a gestire le difficoltà attuali.

Per le aziende è fondamentale in primis riuscire a stipulare contratti con i fornitori strategici in modo da assicurarsi la continuità delle forniture e soprattutto prezzi congrui e stabili nel tempo. Anche la ricerca di canali alternativi di approvvigionamento e di vendita sono iniziative vitali per la sorte delle imprese. Infine, investimenti in ricerca e sviluppo e sostenibilità sono basilari per assicurarsi un posto nei mercati di domani. A chi pensa che queste siano iniziative che richiedono troppo tempo, rispondiamo che l’innovativa Lampada Impera, capace di abbattere il Covid e rendere sicuro ogni ambiente per persone e animali, la cui efficacia è stata validata e certificata anche dall’Università di Siena, è stata ideata, sviluppata, prodotta e lanciata sul mercato da Ugolini in meno di 12 mesi.

È auspicabile che le istituzioni si impegnino per aiutare le imprese a sostenere l’impatto di questa situazione critica, con azioni su più livelli. Dal punto di vista economico servono interventi a favore di una riduzione delle tasse alle imprese, del cuneo fiscale e dell’impatto che hanno avuto e avranno gli aumenti vertiginosi delle bollette di energia elettrica e gas. Il tessuto produttivo del nostro Paese ha però bisogno anche di maggiore stabilità del mercato nazionale, con una domanda pubblica meno fluttuante e più strutturale e soprattutto di meno burocrazia e più efficienza da parte della pubblica amministrazione.


Paola Cecco

Laureata in architettura presso il Politecnico di Milano, ha svolto attività progettuale presso studi professionali dove ha affrontato la progettazione di edifici residenziali e del terziario. Nel 2001 entra a far parte della redazione di Officelayout, la rivista per progettare, arredare e gestire lo spazio ufficio. Ambito nel quale si occupa delle tematiche relative all’illuminazione, alle nuove tecnologie e all'allestimento degli spazi di lavoro con focus sulla sostenibilità dei luoghi e sul benessere delle persone in azienda. Dal 2014 coordina le attività editoriali e i convegni sviluppati e promossi dalla testata Officelayout.

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

Soiel International, edita le riviste