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Dalla creatività individuale alle reti creative

Se per lungo tempo si è avvalorata l’”impronta” genetica della creatività, impersonata dal genio creativo, isolato e irraggiungibile, oggi la ricerca è approdata a una visione più “democratica” della creatività: con le giuste condizioni, chiunque può potenziare ed esprimere il proprio potenziale creativo, meglio se in team. Nasce così con il contributo di studiosi e ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano un modello in grado di spiegare come ha origine la creatività di rete: il Networked Flow

La creatività, fenomeno pervasivo che interessa diversi ambiti della vita delle persone, non è più considerata una questione individuale ma di gruppo, anzi, di rete. La ricerca scientifica sta evidenziando come, mettendo “in rete” cervelli e tecnologie, sia possibile conseguire una creatività rivoluzionaria come quella che ha condotto i grandi innovatori del nostro tempo a cambiare profondamente il nostro modo di comunicare, produrre e apprendere. A questo proposito, è proprio da un lavoro di rete di più ricercatori afferenti a diverse istituzioni (tra cui l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’Alma Mater di Bologna) e con differenti background, che è nato un recente approccio alle reti creative. Si tratta del modello del Networked Flow (A. Gaggioli, G. Riva, E. Mazzoni, A. Chirico) che sintetizza gli ingredienti essenziali affinché una rete massimizzi il proprio potenziale creativo.
Secondo il Networked Flow, sarebbero due le caratteristiche in grado di rendere un team “radicalmente creativo”. Da un lato, i membri del team devono sviluppare una profonda connessione a livello emotivo, cognitivo, comportamentale: Presenza Sociale. Dall’altro, individuare una sfida condivisa e mettere a fattor comune tutte le risorse e competenze per affrontarla: Flow di gruppo. Quando queste due condizioni si verificano, il gruppo sperimenta il Networked Flow, un’esperienza positiva collettiva in cui le individualità si armonizzano in una collettività, mettendo da parte gli egocentrismi e le strategie: tutti sono “uno”. Si tratta di un’esperienza emotivamente straordinaria, che lascia una traccia profonda nei membri del team. Questa memoria emotiva collettiva diventa il collante profondo che guiderà il team verso nuovi successi creativi. Ma come si ottiene questa “alchimia” che crea le condizioni per la collaborazione ottimale e spinge i team a raggiungere obiettivi persino più grandi delle loro capacità? (fig. 1)


Studiando i team radicalmente creativi, ci si è accorti che essi sono caratterizzati da una struttura di gruppo peculiare, caratterizzata da una leadership diffusa e un accesso alle informazioni chiave paritario tra tutti i membri, indipendentemente da ruolo e funzione. Per conseguire tale livello ottimale, la ricerca ha identificato alcuni ingredienti chiave della collaborazione creativa su cui lavorare.(fig 2)
Quando un gruppo presenta tutte le caratteristiche, tra i membri scorre un’energia emotiva che li pervade, rinforzandone il sentimento di connessione.

Una volta delineato lo spazio teorico entro cui si muovono i modelli più innovativi della creatività di gruppo, è possibile fornire alcuni esempi pratici che ne chiariscano l’implementazione.
In questa prospettiva, anche il design degli spazi risulta essere fondamentale, in quanto facilitante o meno gli scambi di gruppo. Per esempio, un open space risulterebbe utilissimo in una fase di “esplorazione” in cui l’obiettivo è approdare alla generazione di idee molteplici e differenti. Risulterebbe un ostacolo in fasi più tardive del processo creativo: la selezione delle idee e la creazione di prototipi. Durante la fase di selezione delle idee e di implementazione, infatti, lo spazio dovrebbe adattarsi alle esigenze del gruppo, per cui sarebbe opportuno pensare a luoghi raccolti e in cui sia possibile lavorare anche singolarmente in modo indisturbato. Lungi dall’essere disgreganti rispetto al gruppo, tali spazi permetterebbero ai membri del team di raccogliere le energie sviluppate durante il processo di genesi delle idee e di convogliarle, secondo le inclinazioni di ognuno, verso un prodotto condiviso.
La ricerca in Università Cattolica si sta muovendo verso un’implementazione di tale modello in un crescente numero di contesti applicativi. Si è partiti da quello educativo-universitario, per approdare a quello musicale (band amatoriali) con grande successo. Attualmente, i ricercatori stanno lavorando per un’implementazione del modello in un contesto molto complesso, quello organizzativo-lavorativo e organizzativo-sportivo. L’idea è sempre quella di comprendere come interagiscano tra loro gli ingredienti conseguire una creatività radicale e su quali fare leva all’interno di un gruppo per promuovere tale processo.


A cura della redazione

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

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