Il ristorante aziendale

Reinterpretato come ambiente accogliente, dove mangiare, lavorare, rilassarsi e socializzare, usufruendo di una proposta alimentare di qualità, il ristorante aziendale diventa parte integrante del luogo di lavoro e dei programmi di welfare

Il pranzo non è più vissuto come un momento che divide in due la giornata. Lavoro e ristorazione convivono sempre di più. Di conseguenza cambiano le logiche progettuali del ristorante aziendale che si trasforma in un’area multifunzionale utilizzabile durante tutto l’arco della giornata lavorativa. Il ristorante si configura così come ambiente centrale della vita dell’organizzazione accogliendo nuove funzioni di incontro e riunione, senza rinunciare alla disponibilità e alla qualità dei servizi.
E se da un lato l’esperienza di consumo del pasto viene valorizzata da programmi di welfare, che migliorano e trasformano la percezione del servizio da dovere dell’azienda a benefit; dall’altro gli spazi rappresentano una nuova concezione di ristorazione aziendale, più confortevole, familiare e accogliente.
“La ristorazione aziendale non è più una commodity, ma parte dell’ergonomia dei processi aziendali, e come tale va progettata, tenendo in conto la crescente esigenza di comprimere i metri quadri aziendalmente ‘non produttivi’ quali le cucine – puntualizza Gianluca Galletti, direttore commerciale di Elior Italia –. L’evoluzione delle tecniche di cottura e conservazione consentono di andare verso soluzioni sempre più ‘kitchen-light’ e ‘kitchen-less’, con contrazione degli spazi, ma anche la possibilità di riprogettarli e contaminarli, per esempio utilizzando il ristorante aziendale come spazio polifunzionale o di coworking. Il driver della digital experience è infine fondamentale nella costruzione di un’ergonomia di processo complessiva e di corretta valorizzazione in termini di work-life balance”.

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Ristorante Gourmeet, sede Sky di Milano
Progettati da DEGW, brand di Lombardini22, il Coffee Point e il ristorante aziendale sono espressione di un ambiente smart e dinamico basato sul valore della collaborazione e dell’incontro. Uniscono tecnologia, attenzione alla scelta dei materiali, utilizzo del verde e di materiali fonoassorbenti per creare un’esperienza di convivialità e accoglienza. 197 posti suddivisi in due zone distinte dedicate al take away, per chi avesse fretta o volesse pranzare nelle aree break predisposte ai piani del building, e al servizio al tavolo, prenotabile attraverso un portale ad hoc.  L’accesso al ristorante, il cui nome è stato scelto direttamente dai dipendenti, avviene attraverso un corridoio di 18 metri, parte integrante del progetto, che anticipa il mood dello spazio principale attraverso pareti vegetali e cornici e grafiche basate sui programmi Sky dedicati al cibo. L’area dedicata al servizio al tavolo, allestita con le sedie Nemea di Pedrali, è divisa da un lungo mobile su ruote rispetto alla sala dedicata al take away, allestita con arredi custom. Qui le pareti vegetali, utilizzate per mitigare l’inquinamento acustico insieme all’utilizzo di pannelli fonoassorbenti Flap di Caimi Brevetti installati a soffitto, scandiscono lo spazio in altri due ambienti, più piccoli e raccolti: la zona lounge e il bar interno al ristorante, dove è presente un ampio bancone in ceramica diamantata con top in corian. Accanto alla zona dedicata al servizio al tavolo, un’area appartata per chi necessitasse di una maggior privacy. Credits Dario Tettamanzi
Ristorante Gourmeet, sede Sky di Milano
Progettati da DEGW, brand di Lombardini22, il Coffee Point e il ristorante aziendale sono espressione di un ambiente smart e dinamico basato sul valore della collaborazione e dell’incontro. Uniscono tecnologia, attenzione alla scelta dei materiali, utilizzo del verde e di materiali fonoassorbenti per creare un’esperienza di convivialità e accoglienza. 197 posti suddivisi in due zone distinte dedicate al take away, per chi avesse fretta o volesse pranzare nelle aree break predisposte ai piani del building, e al servizio al tavolo, prenotabile attraverso un portale ad hoc.  L’accesso al ristorante, il cui nome è stato scelto direttamente dai dipendenti, avviene attraverso un corridoio di 18 metri, parte integrante del progetto, che anticipa il mood dello spazio principale attraverso pareti vegetali e cornici e grafiche basate sui programmi Sky dedicati al cibo. L’area dedicata al servizio al tavolo, allestita con le sedie Nemea di Pedrali, è divisa da un lungo mobile su ruote rispetto alla sala dedicata al take away, allestita con arredi custom. Qui le pareti vegetali, utilizzate per mitigare l’inquinamento acustico insieme all’utilizzo di pannelli fonoassorbenti Flap di Caimi Brevetti installati a soffitto, scandiscono lo spazio in altri due ambienti, più piccoli e raccolti: la zona lounge e il bar interno al ristorante, dove è presente un ampio bancone in ceramica diamantata con top in corian. Accanto alla zona dedicata al servizio al tavolo, un’area appartata per chi necessitasse di una maggior privacy. Credits Dario Tettamanzi


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L’etica del cambiamento nella ristorazione collettiva di qualità

La parola welfare, che letteralmente significa benessere, raccoglie tutti i servizi sociali ritenuti indispensabili che migliorano la qualità della vita professionale di ogni collaboratore. Tra questi fanno parte anche i servizi di ristorazione collettiva in un nuovo modo di concepire il servizio di ristorazione aziendale.
“Il mondo della ristorazione aziendale cambia di pari passo con le esigenze delle persone che oggi richiedono il massimo dell’attenzione, intesa come cura in ciò che offrono, da dove viene recuperato, quanto inquina e quanto è salutare – racconta Flavia Longhi, responsabile marketing & comunicazione di Pedevilla –. Questa è la tipologia di condivisione di ideali che oggi gli individui richiedono: un perfetto alternarsi tra una minuziosa ricerca del massimo della qualità e una rinuncia a ciò che nuoce alle persone e al pianeta. Oggi le persone cercano pasti leggeri ma saporiti, sono attenti alla provenienza delle materie prime, richiedono più frutta e verdura di stagione, fanno più attenzione agli allergeni. Un cambiamento che ha fatto sì che la ristorazione divenisse parte integrante di quell’ampia gamma di servizi sociali ritenuti indispensabili per il welfare su cui aziende e organizzazioni investono per il benessere delle loro persone.
La ristorazione collettiva è cambiata nel corso degli anni di pari passo con una domanda specifica di un servizio che sia sostenibile, veloce, sano e trasparente. Per rispondere a queste nuove esigenze Pedevilla si affida all’esperienza di nutrizionisti e dietisti che realizzano menù equilibrati, vari e funzionali in grado di rispondere alle necessità del singolo a seconda dell’apporto nutritivo di cui necessita. Ogni piatto, inoltre, risalta la tradizione culinaria italiana con ingredienti naturali che rispettino la stagionalità. Questo punto è essenziale per una realtà come la nostra impegnata nella valorizzazione di economie locali e rispetto nell’ambiente. Non solo, il vantaggio di poter lavorare con aziende multinazionali ha consentito alla nostra azienda di avvicinarsi a contesti differenti e di ‘parlare nuove lingue della cucina’, proponendo menù provenienti da altri paesi”.
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Università Campus Bio-Medico di Roma
In questo ristorante, frequentato ogni giorno da oltre 800 studenti, è la concezione del pranzo stesso a subire una trasformazione, diventando occasione di educazione alimentare. Nella realizzazione Pedevilla si fa portavoce di una nuova visione di convivialità, legata ai valori di benessere nutrizionale, aderendo alla propria filiera etica e sostenibile, dal recupero delle materie prime locali ai materiali che compongono gli spazi. “Un luogo d’incontro, di discussione, di ristoro e confronto: questo avevamo in mente quando abbiamo deciso di ridare forma al ristorante aziendale – spiega Andrea Rossi, direttore generale dell’Università Campus Bio-Medico di Roma –. Per farlo, abbiamo pensato di migliorare il servizio offerto, creando percorsi in grado di ridurre le file e i tempi di attesa. Inoltre, con questo progetto, sviluppato sotto la guida scientifica degli esperti UCBM, trasformiamo il pranzo in una occasione di educazione alimentare. È stata infatti ampliata la gamma dei piatti offerti e inserite alcune novità legate alla qualità del cibo, poiché le nostre cucine utilizzano anche ingredienti a chilometro zero e provenienti da colture biologiche. Una scelta profondamente in linea con la missione della nostra università che offre corsi di laurea specializzati nelle scienze dell’alimentazione e della nutrizione umana e opera per la formazione di specialisti e manager della filiera alimentare. Queste competenze, riunite da pochi mesi nella facoltà di Scienze e Tecnologie per l’uomo e l’ambiente, hanno dato un significativo contributo anche al miglioramento della ristorazione universitaria”.
Università Campus Bio-Medico di Roma
In questo ristorante, frequentato ogni giorno da oltre 800 studenti, è la concezione del pranzo stesso a subire una trasformazione, diventando occasione di educazione alimentare. Nella realizzazione Pedevilla si fa portavoce di una nuova visione di convivialità, legata ai valori di benessere nutrizionale, aderendo alla propria filiera etica e sostenibile, dal recupero delle materie prime locali ai materiali che compongono gli spazi. “Un luogo d’incontro, di discussione, di ristoro e confronto: questo avevamo in mente quando abbiamo deciso di ridare forma al ristorante aziendale – spiega Andrea Rossi, direttore generale dell’Università Campus Bio-Medico di Roma –. Per farlo, abbiamo pensato di migliorare il servizio offerto, creando percorsi in grado di ridurre le file e i tempi di attesa. Inoltre, con questo progetto, sviluppato sotto la guida scientifica degli esperti UCBM, trasformiamo il pranzo in una occasione di educazione alimentare. È stata infatti ampliata la gamma dei piatti offerti e inserite alcune novità legate alla qualità del cibo, poiché le nostre cucine utilizzano anche ingredienti a chilometro zero e provenienti da colture biologiche. Una scelta profondamente in linea con la missione della nostra università che offre corsi di laurea specializzati nelle scienze dell’alimentazione e della nutrizione umana e opera per la formazione di specialisti e manager della filiera alimentare. Queste competenze, riunite da pochi mesi nella facoltà di Scienze e Tecnologie per l’uomo e l’ambiente, hanno dato un significativo contributo anche al miglioramento della ristorazione universitaria”.


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La sostenibilità negli spazi

Ponendo il massimo dell’attenzione nella cura dei pasti serviti, anche gli spazi devono a loro volta rappresentare una nuova concezione di ristorazione aziendale, che sia confortevole, familiare e accogliente, ma soprattutto sostenibile.
“Il presupposto che muove tutto il progetto è la necessità di creare un ambiente che preservi il benessere psicofisico degli individui e renda gli ambienti armonici – chiarisce Flavia Longhi –. I ristoranti sono studiati in ogni millimetro: servizio a isole con flusso libero per ridurre i tempi di attesa, pagamenti velocizzati grazie a casse automatiche e pagamenti elettronici, pasti take away e take home. Le parole d’ordine di ogni ristorante sono: fruibilità e funzionalità. Ogni progetto si pone come obiettivo il miglioramento della qualità del servizio affinché sia più fluido e veloce. Un attento studio delle dinamiche dei flussi all’interno dei ristoranti aziendali ha permesso di razionalizzare gli spazi organizzati in vere e proprie aree: ognuna di esse è composta da moderni banchi e arredi realizzati unicamente su misura. Banchi caldi, freddi, isole self con differenti proposte di verdure crude e cotte tra cui scegliere, cucina “a vista”. Si parla di un meccanismo che parte dal macro-concetto di benessere traslato sulla possibilità di poter fruire della propria pausa pranzo senza perdere tempo in lunghe attese.
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Canteen Herman Miller Quartier Generale, Melksham (UK)
Per l’allestimento della sala sono stati selezionati prodotti Herman Miller e Nughtone, azienda inglese del gruppo che si occupa di creare soluzioni per aree della collettività o dell’hospitality. Tra questi il tavolo di legno Dalby dalla superficie robusta e pratica; il tavolo Folder altamente personalizzabile con diversi colori; la sedia Polly che prende il nome dal materiale di cui è fatta ossia il Polipropilene. Donano eleganza e luminosità agli ambienti le Bubble Lamps disegnate da George Nelson e realizzate in resina.
Ristorante Aziendale di Automobili Lamborghini, Sant’Agata Bolognese
Progettato da Archlinea con l’obiettivo di creare uno spazio dove tecnologia, design e comfort potessero aumentare il benessere dei lavoratori. Il ristorante, in grado di ospitare 480 persone, è stato riorganizzato in modo da ampliare lo spazio di lavoro nelle aree della cucina, del lavaggio e dello stoccaggio merci, oltre che nella zona dedicata alle sale ristorante. Si è proceduto inoltre con un adeguamento dei requisiti sanitari attraverso un aumento complessivo della luminosità dell’edificio e dell’areazione. Il comfort acustico è stato ottenuto con i sistemi fonoassorbenti 4Akustik di Fantoni.
Ristorante aziendale BNP Paribas, Francia
La progettazione ha dedicato particolare attenzione alla correzione acustica della sala per limitare il fastidioso fenomeno del riverbero e favorire una pausa pranzo in pieno relax. Il prodotto utilizzato è Baffle di Caimi Brevetti un sistema brevettato che permette di sospendere a soffitto i pannelli fonoassorbenti Snowsound, esaltandone le caratteristiche di leggerezza ed eleganza. La possibilità di regolazione in altezza dei cavi e la varietà di misure e colori disponibili, permettono di ottenere composizioni sia esteticamente che acusticamente personalizzate. Il sistema brevettato di unione del pannello ai cavi è totalmente a scomparsa: un piccolo giunto cilindrico nasconde al suo interno il sistema di fissaggio. Gli agganci Baffle sono posizionabili lungo il bordo superiore del pannello, senza particolari vincoli di interasse tra i cavi, in modo da semplificare l’installazione a soffitto. Design Marc Sadler


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Ad arricchire i nostri progetti gli spazi adibiti a bistrot, provvisti di caffetteria e pasticceria, con prodotti dolciari rigorosamente homemade. Si tratta di veri e propri angoli di relax e non solo, dove poter godere di un “dolce” break per spezzare la giornata lavorativa, una colazione tradizionale con cornetto e cappuccino, oppure per organizzare un breve meeting.
A monte di ogni progetto è fondamentale garantire una buona illuminazione e una corretta insonorizzazione dei locali, piccole attenzioni che incidono notevolmente sul comfort, evitando così il fastidioso rumore tipico di ampi spazi con tante persone.
In conclusione, per Pedevilla l’ideazione di ogni progetto può essere paragonata alla creazione di un abito sartoriale, realizzato su misura, e quindi perfetto per soddisfare le diverse necessità di ogni specifico caso. C’è un’unica e importante costante: la sostenibilità. Ogni ambiente è realizzato con materiali e finiture ecocompatibili, derivati dal recupero e non inquinanti”. 
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Torre Generali Italia, Milano
“La Caffetteria” e “Italian coffee bar”, si trovano al secondo piano e al piano interrato della Torre progettata da Zaha Hadid. La Caffetteria nasce come un’isola salutare, grazie a un uso sapiente della tecnologia. Le caratteristiche progettuali di questo spazio puntano a migliorare la qualità ecologica degli interni per i materiali e le risorse impiegati, promuovendo un approccio orientato alla sostenibilità. Kastel ha partecipato all’allestimento degli spazi con la fornitura di sedute e tavoli: i pouf e sgabelli Kensho, la monoscocca Kiccca one, il divano Kaleido, il divanetto Kendo, differenziati a seconda di diverse modalità di consumo, garantiscono il comfort degli utenti nella pausa. In essi una serie di accorgimenti denotano la volontà di garantire alta funzionalità ed estetica: dai divanetti con piani appoggio e prese USB ai tavoli trattati con top in Fenix NTM soft touch e completi di fioriere, che trattano l’aria ambientale rigenerandola attraverso la fitodepurazione del particolato. Direzione Artistica: Driusso Associati Architects – Credits: Andrea Pancino
Torre Generali Italia, Milano
“La Caffetteria” e “Italian coffee bar”, si trovano al secondo piano e al piano interrato della Torre progettata da Zaha Hadid. La Caffetteria nasce come un’isola salutare, grazie a un uso sapiente della tecnologia. Le caratteristiche progettuali di questo spazio puntano a migliorare la qualità ecologica degli interni per i materiali e le risorse impiegati, promuovendo un approccio orientato alla sostenibilità. Kastel ha partecipato all’allestimento degli spazi con la fornitura di sedute e tavoli: i pouf e sgabelli Kensho, la monoscocca Kiccca one, il divano Kaleido, il divanetto Kendo, differenziati a seconda di diverse modalità di consumo, garantiscono il comfort degli utenti nella pausa. In essi una serie di accorgimenti denotano la volontà di garantire alta funzionalità ed estetica: dai divanetti con piani appoggio e prese USB ai tavoli trattati con top in Fenix NTM soft touch e completi di fioriere, che trattano l’aria ambientale rigenerandola attraverso la fitodepurazione del particolato. Direzione Artistica: Driusso Associati Architects – Credits: Andrea Pancino


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Luogo aperto di incontro e comunicazione

Concepito come centro della vita dell’azienda e strutturato per essere utilizzato durante tutto l’arco della giornata, il ristorante aziendale amplia le funzioni d’uso attraverso spazi articolati e flessibili che trasmettono la cultura dell’organizzazione e creano engagement.
Ogni ristorante si contraddistingue per una propria identità, nata da scelte estetiche e funzionali attentamente ponderate sulle esigenze di ogni cliente.

Elior declina l’offerta per la pausa pranzo e break in soluzioni ad alto valore aggiunto. A partire dagli spazi fisici progettati coi clienti, studiando soluzioni reali per aumentare l’offerta della varietà alimentare o usufruire dei servizi di ristorazione durante tutta la giornata. La fruizione del pasto è diventata smart: non più una sola linea, ma tanti corner con una variegata scelta di alimenti prenotabili tramite l’app Joyfood con la quale è possibile pagare il pasto in anticipo. E per chi ha spazi e tempi ridotti? Vi sono soluzioni alternative “Kitchen less”, come FOOD 360, il pasto personalizzato a legame refrigerato pronto a qualsiasi ora, oppure “Kitchen light” con le proposte Smart Food, una soluzione dedicata alla ristorazione con pochi coperti ma senza rinunciare alla varietà dell’offerta e al gusto.

“Le aziende hanno sempre più a cuore il benessere dei propri dipendenti – sottolinea Vittorio Grassi, fondatore dello studio Vittorio Grassi Architetto & Partners –. Incentivano luoghi di relazione interni dove lo scambio di informazioni avviene in modo non convenzionale. A seconda dei punti di vista questi spazi possono essere considerati un’estensione delle postazioni di lavoro o ambienti ricreativi.
Per incoraggiarne l’utilizzo, i ristoranti aziendali sono sempre più spesso oggetto di cura e attenzione da parte delle grandi imprese. Le mense nei seminterrati o posizionate in luoghi marginali hanno lasciato spazio ad ambienti luminosi, eleganti, spesso localizzati in attici dotati di terrazze verdi e panoramiche”.
Dunque, il primo passo nella fase progettuale consiste nell’analisi dei bisogni e delle aspettative aziendali, ma soprattutto dei dipendenti perché porre l’attenzione sulle persone permette di creare soluzioni efficaci e in grado di favorire le performance lavorative.
Tre sono le variabili che determino la tipologia di spazi e l’offerta di ristoro: la location dell’azienda, il numero dei dipendenti e l’organizzazione del lavoro.
La localizzazione è un’importante discriminante del progetto nel caso di uffici situati in un centro urbano, dove è disponibile una ricca offerta di bar, negozi e locali, spesso viene meno la necessità di un ristorante interno, mentre in aree periferiche diventa strategico provvedere a una ricca offerta di spazi per la pausa pranzo.
Il dimensionamento dei locali e la tipologia dei servizi offerti sono strettamente legati al numero dei dipendenti. In linea generale in aziende con meno di 100 dipendenti, al ristorante aziendale si preferiscono aree break che vanno oltre la classica vending machine posta in un angolo anonimo, perché concepite con una particolare attenzione all’immagine e strutturate con un’area attrezzata dotata di frigo e forno a microonde dove vi è la possibilità di sedersi comodamente per consumare un pasto portato da casa o fornito da un servizio esterno. Oltre i 100 dipendenti, la tendenza è quella di rendere disponibile un’offerta articolata di spazi ristoro che include aree break, caffetterie e ristorazione. Sempre più frequentemente la caffetteria è adiacente al ristorante come termine del flusso della pausa pranzo, condivide con esso l’uso cucina, e rappresenta un’alternativa sia all’area break che al ristorante per un intervallo durante l’attività lavorativa o per un pasto semplice e veloce.
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Ristorante Koa’, Gruppo Zambon, Bresso, Milano
Il ristorante si sviluppa su una superficie lorda di 750 mq, ospita 220 posti a sedere e consente di servire fino a 600 pasti al giorno. Il risultato è uno spazio eventi dotato di ristorante e bar aperto al pubblico per colazioni, aperitivi e cene. Una concezione innovativa, che lancia un ponte tra l’azienda, solitamente entità chiusa in se stessa, e l’ambiente esterno. “La realizzazione del ristorante aziendale rappresenta il primo passo verso una riqualificazione dell’intera area del gruppo Zambon – spiega l’architetto Vittorio Grassi. L’edificio non diverrà solo un punto di incontro e di aggregazione per i frequentatori del Polo di Eccellenza Open Zone, ma avrà anche il compito di comunicare una corretta cultura dell’alimentazione. Per questa ragione, i principi che hanno guidato la nostra progettazione sono stati: l’integrazione con il parco, la leggerezza, la trasparenza, la luminosità e la convivialità”.
Ristorante Koa’, Gruppo Zambon, Bresso, Milano
Il ristorante si sviluppa su una superficie lorda di 750 mq, ospita 220 posti a sedere e consente di servire fino a 600 pasti al giorno. Il risultato è uno spazio eventi dotato di ristorante e bar aperto al pubblico per colazioni, aperitivi e cene. Una concezione innovativa, che lancia un ponte tra l’azienda, solitamente entità chiusa in se stessa, e l’ambiente esterno. “La realizzazione del ristorante aziendale rappresenta il primo passo verso una riqualificazione dell’intera area del gruppo Zambon – spiega l’architetto Vittorio Grassi. L’edificio non diverrà solo un punto di incontro e di aggregazione per i frequentatori del Polo di Eccellenza Open Zone, ma avrà anche il compito di comunicare una corretta cultura dell’alimentazione. Per questa ragione, i principi che hanno guidato la nostra progettazione sono stati: l’integrazione con il parco, la leggerezza, la trasparenza, la luminosità e la convivialità”.
Ristorante Koa’, Gruppo Zambon, Bresso, Milano
Il ristorante si sviluppa su una superficie lorda di 750 mq, ospita 220 posti a sedere e consente di servire fino a 600 pasti al giorno. Il risultato è uno spazio eventi dotato di ristorante e bar aperto al pubblico per colazioni, aperitivi e cene. Una concezione innovativa, che lancia un ponte tra l’azienda, solitamente entità chiusa in se stessa, e l’ambiente esterno. “La realizzazione del ristorante aziendale rappresenta il primo passo verso una riqualificazione dell’intera area del gruppo Zambon – spiega l’architetto Vittorio Grassi. L’edificio non diverrà solo un punto di incontro e di aggregazione per i frequentatori del Polo di Eccellenza Open Zone, ma avrà anche il compito di comunicare una corretta cultura dell’alimentazione. Per questa ragione, i principi che hanno guidato la nostra progettazione sono stati: l’integrazione con il parco, la leggerezza, la trasparenza, la luminosità e la convivialità”.


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L’analisi dei flussi nelle ore di punta, come la colazione e il pranzo, risulta fondamentale per la progettazione: in caso di numeri particolarmente elevati si può optare per un frazionamento dell’area ristoro in diversi punti dell’azienda con un’offerta molteplice.
Il progetto della sala ristorante mira a dare una corretta interpretazione del messaggio che l’azienda vuole trasmettere a dipendenti e clienti, comunicando la propria immagine e creando la giusta atmosfera, data dalla coerenza tra layout, arredi, colori e materiali, senza tralasciare il comfort acustico e illuminotecnico. C’è una grande attenzione per l’interior design della sala con concept sempre più raffinati che spaziano dallo stile industriale all’atmosfera domestica.
La tendenza attuale è creare grandi aree con zone che offrano differenti scenari e modalità di consumo: dal bancone con sgabello per la persona che sceglie di consumare il pasto leggendo un libro, al tavolo circolare per il team-building, sino all’area riservata per incontri vis-à-vis in nicchie acusticamente protette che garantiscono privacy.
Viene meno la divisione di aree con tipologia di arredi e servizi differenti in base allo status: se è prevista una zona con servizio alla carta e al tavolo, questa rappresenta un’offerta aperta a tutti, per accogliere un cliente o per specifiche attività.
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Amanda di Quinti è una poltroncina bistrot dalla linea leggera con sedile in paglia di Vienna e legno. Sedile e schienale sono disponibili in finitura rovere naturale, moka o laccato bianco mentre il telaio metallico è previsto in bianco, nero o marrone Maserati. La poltroncina è impilabile e disponibile nelle versioni con e senza braccioli. Archirivolto Design

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“Spesso si opta per una localizzazione del ristorante al di fuori del perimetro aziendale – prosegue Grassi – come è avvenuto nel caso del ristorante aziendale Koà da noi progettato per il gruppo Zambon, dove si è scelto di realizzare il ristorante in un edificio indipendente per permettere ai dipendenti di “staccare” fisicamente e mentalmente dal luogo di lavoro e di poter invitare eventuali ospiti in un luogo piacevole immerso nel verde del parco. In questo caso si è predisposto un layout distributivo che favorisse un percorso a senso unico. Gli ospiti del ristorante entrano nella zona bar, posizionata su un angolo dell’edificio a pianta quadrata, effettuano un percorso ad anello intorno al blocco servizi dirigendosi alla zona di distribuzione dei pasti. Dopo avere consumato il pranzo nella grande sala affacciata sul parco, ritornano verso il bar, dal quale erano entrati, per consumare il caffè. Questa zona, posizionata sull’angolo, è separata dal resto del ristorante da grandi porte vetrate che la sera vengono chiuse. Ciò permette alla caffetteria di rimanere aperta a prescindere dalla chiusura del ristorante, estendendo di fatto il tempo di utilizzo.
Lo spazio è stato progettato a pianta libera, con sottili colonne tonde d’acciaio e campate di 6m. Questo lo rende funzionale a molteplici utilizzi. Soprattutto dopo pranzo e la sera, può essere utilizzato per eventi di comunicazione, sessioni aziendali di team building, eventi formativi e corsi di aggiornamento. È un vero e proprio spazio flessibile e multifunzionale”. L’architettura del ristorante può divenire così un vero e proprio manifesto per trasmettere principi di sostenibilità economica, sociale e ambientale.


Paola Cecco

Laureata in architettura presso il Politecnico di Milano, ha svolto attività progettuale presso studi professionali dove ha affrontato la progettazione di edifici residenziali e del terziario. Nel 2001 entra a far parte della redazione di Officelayout, la rivista per progettare, arredare e gestire lo spazio ufficio. Ambito nel quale si occupa delle tematiche relative all’illuminazione, alle nuove tecnologie e all'allestimento degli spazi di lavoro con focus sulla sostenibilità dei luoghi e sul benessere delle persone in azienda. Dal 2014 coordina le attività editoriali e i convegni sviluppati e promossi dalla testata Officelayout.

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

Soiel International, edita le riviste