• Home
  • Eventi
  • Parole, immagini e suggestioni per l’ufficio che verrà

Parole, immagini e suggestioni per l’ufficio che verrà

Lo spazio ufficio potrà tornare a essere la rappresentazione privilegiata delle dinamiche lavorative solo se saprà ispirare fiducia, aprirsi alla diversità e favorire l’interazione tra le persone. Le organizzazioni sono dunque chiamate a ripensare le proprie sedi come spazi identitari che mettono al centro l’employee experience. Ne abbiamo parlato all’ultima edizione di OLMeet 2023– Officelayout Meeting

Con una nuova formula, con talk di approfondimento che hanno delineato il panorama dell’ufficio contemporaneo, ha preso vita l’ultima edizione di OLMeet 2023, il convegno con area espositiva organizzato dalla nostra rivista come momento di incontro e confronto.

Al centro del dibattito la trasformazione del lavoro che impone un ripensamento delle logiche organizzative che hanno guidato sinora la progettazione degli spazi ufficio.  

Le strategie per affrontare questa crescente necessità di cambiamento sono diversificate, ma tutte condividono la consapevolezza che la presenza fisica in ufficio è giustificata solo se apporta valore aggiunto. Solo se le organizzazioni saranno in grado di offrire ai propri dipendenti spazi di lavoro radicalmente innovativi, personalizzati e progettati per generare valore.

Ma come cambiano i luoghi del fare, fra asincronie, ibridazioni e nuove forme relazioni? Ne ha parlato in apertura di giornata Alessandro Donadio, filosofo del lavoro Associate e Fondatore LogosLab, che ha inquadrato il fenomeno delle organizzazioni contemporanee e la loro conformazione conseguita al processo di integrazione fra la dimensione fisica e il digitale e al grande impatto che ha avuto la pandemia sull’organizzazione del lavoro. “Sono cambiati i riferimenti del lavoratore in quanto lo spazio di lavoro, oggi liquido e disperso, è caratterizzato da grandi dicotomie fra spazio e tempo a geometrie variabili, fra fisico e digitale, fra il prossimo e il distante. Diventa dunque fondamentale – ha sottolineato Donadio – avviare una strategica alleanza tra HR manager e coloro che si occupano del design degli spazi, che dovranno essere immaginati andando oltre ai requisiti di fruibilità e funzionalità, per tener conto dell’abitabilità del gesto di lavoro nello spazio”.  

Da questi spunti ha preso il via il dibattito animato dai talk affidati ai protagonisti del mondo del progetto e dalle tavole rotonde nel corso delle quali si sono confrontate le aziende produttrici del settore ufficio e IT. 

Il quadro emerso traccia un panorama complesso che guarda alla rigenerazione degli spazi di lavoro come luoghi inclusivi, fluidi e calamita di esperienze e socialità.  Spazi che diventano pubblici, aprendosi alla città e lasciandosi contaminare. Luoghi in cui design biofilico, acustica e illuminazione giocano un ruolo chiave per il benessere della persona e la sostenibilità del building. Fondamentali le tecnologie che abilitano il lavoro ibrido permettendo di collaborare oltre i limiti dell’ufficio, garantendo una flessibilità che dilata lo spazio fisico in quello virtuale.

Segnali questi di una trasformazione che introduce nuove sfide per i facility manager, responsabili delle risorse umane e degli IT manager, che hanno oggi a disposizione un’enorme quantità di dati su cui fondare le strategie future. 

A seguire un excursus della giornata e gli spunti emersi.

Talk

.
L’ufficio come calamita
di esperienze e socialità

Corrado Caruso, Partner – Managing Director | D2U – Design to Users

La recente esperienza epidemiologica ha evidenziato come la natura sia in grande sofferenza sotto la pressione antropica, ma ancora di più lo sia la struttura sociale e fisica dell’ambiente urbano, cioè dello spazio di rappresentazione privilegiato delle dinamiche umane, e come l’ufficio ne abbia sofferto macroscopicamente. L’architettura, che è per definizione lo strumento di creazione di questo spazio, ne deve tenere conto. Dobbiamo progettare, indistintamente dalla funzione, rendendola sensibile, protettiva e permeabile in modo bidirezionale, in modo che sia rispettosa e neutrale verso il pianeta che la ospita e protettiva, interessante attraente e sicura per chi la vive. Fino ad oggi ci si è dedicati a rendere gli edifici meno energivori e meno pollutanti, ora si tratta di favorire con i progetti la fiducia e l’interazione tra le persone nello spazio. Perché nel frattempo ci siamo resi conto di voler “andare” in ufficio per maturare un’esperienza diversa e più forte e per condividerla con altri. Questa attitudine, già acclarata nel mondo “retail | e-commerce”, lo è diventata anche in quello “terziario | smart-working”. Architettura quindi come calamita di esperienze volontarie e memorabili e non solo come contenitore. Questo significa che gli edifici dovranno dare ospitalità per giornate che si faranno più lunghe, favorendo ibridazione di attività e diversity culturale, con l’effetto di rendere gli spazi più ricchi e soprattutto aggregare più funzioni anche socializzanti per essere più attrattivi e redditizi.

La tecnologia sarà un altro driver importante per trasmettere efficienza, sicurezza e accoglienza e dovrà essere embedded fin da subito negli edifici, rendendoli più adattivi e dinamicamente rispondenti. Le segnalazioni in tempo reale potranno aiutare a pianificare spostamenti, dialogando con i devices individuali, a monitorare l’uso dello spazio e prenotarlo, non solo per se stessi, ma anche per le attività sociali e lavorative con gli altri.

Il progetto dello spazio ufficio inclusivo

Cristiana Cutrona, fondatrice di Revalue

Abbandonando il luogo comune che associa la diversità a disabilità fisiche e neuro-divergenze e riportando l’attenzione sul fatto che la diversità impatta tutti noi ed è un valore, si può cogliere l’opportunità di ridefinire il concetto di inclusività e la sua applicazione alla progettazione degli spazi. Vuol dire porsi l’obiettivo di fare stare bene tutte le persone, ognuna con la sua unicità. Vuol dire occuparsi dello spazio sia dal punto di vista delle sue caratteristiche fisiche, e del modo in cui queste influenzano il benessere, sia come luogo dove gli individui si relazionano, quindi, dell’impatto che lo spazio ha sulle relazioni tra individui e tra individui e azienda e come, conseguentemente, influenzi il benessere psicologico. Riconoscere la diversità, permettendo a ogni individuo di esprimerla, è il primo segnale che una azienda può dare ai suoi collaboratori, è il primo segnale di vera inclusione, un tassello fondamentale nel disegno di una nuova modalità di relazione tra Azienda e Persone.

Ma prima ancora le aziende sono chiamate ad attuare un cambio di paradigma: abbandonare le logiche del passato nelle quali era il lavoro svolto che definiva l’identità della persona, per un nuovo approccio secondo il quale è l’identità del singolo che viene valorizzata all’interno dell’ufficio e che dà forma al lavoro.

Di conseguenza il luogo di lavoro si trasforma da “attrattore di talenti” in “abilitatore dei (super)-poteri dei singoli individui”, è autenticamente inclusivo e luogo della relazione. Lasciando alle spalle le logiche divisive/gerarchiche/meritocratiche del vecchio mondo della produttività e del profitto, c’è l’opportunità di costruire modalità e luoghi di lavoro che consentano a ogni individuo di lavorare secondo le sue inclinazioni, di sentirsi accolto, autenticamente incluso, partecipe, e soprattutto dove dare forma a una nuova idea di senso nella quale il senso del singolo e quello della comunità/azienda coincidono anziché divergere: il senso felice del lavoro.

Fluid is the new black

Bruno De Rivo, Founder and Partner | e45

Il titolo dell’intervento è stato scelto parafrasando una celebre serie televisiva, attraverso un percorso di esperienze professionali. Sembra ormai che il modello ibrido sia ormai quello più diffuso dalle aziende e che tutte nel periodo AC (After Covid) vi stiano facendo ricorso.

Viene da chiedersi, provocatoriamente, se sia un modello tagliato su misura sull’utente o se invece faccia solo comodo alle aziende per ridurre i costi. Si aggiunge, quindi, un’ulteriore variabile da considerare nella progettazione di ambienti di lavoro, oltre alle varie esigenze dettate da ben 4 generazioni che convivono negli stessi spazi, i boomers, gli X-gen, i millenials e gli Z-gen.

Camilleri diceva: “Usano l’inglese per nascondere l’imbroglio che ci sta dietro”. Cosa si nasconde dietro all’Hybrid Model?

Studi recenti dimostrano che l’infelicità dei dipendenti è in crescita, sopra al 33% (fonte: Gallup) e l’engagement, il coinvolgimento dei dipendenti, è stagnante, sotto al 20%. Sembra insomma che i risultati di questo modello ibrido non abbiamo migliorato la qualità della vita dei dipendenti, al punto che gli stessi manifestino scontentezza. Il fatto è che le aziende spesso costringono i dipendenti a fare i giorni predeterminati di “smart working” – definizione sbagliata, che esiste solo in Italia – e non lasciano loro libertà d’azione, salvo alcuni casi isolati.

Il nostro progetto della sede sud/est europea del colosso mondiale di Streaming, Casa Spotify a Milano, è un ottimo esempio di activity based layout (Camilleri ci osserva) ma non consente fluidità di configurazione degli spazi sulla base delle reali esigenze degli utilizzatori.

Invece abbiamo un secondo esempio, per una nota organizzazione bancaria internazionale, dove abbiamo fatto dei brainstorming con gli utenti chiedendo loro che cosa avrebbero voluto fare una volta giunti in ufficio e come potevamo assecondare le loro esigenze mediante la totale riconfigurabilità degli spazi. Il risultato è stato il superamento del concetto di scrivania con luoghi più fluidi e dinamici che rendono i dipendenti più felici, almeno così sembrano dai loro stessi post sui social network.

Uffici come luogo simbolo

Franco Guidi, Partner e CEO | Lombardini22

Oggi le aziende hanno una grande responsabilità perché le grandi strutture di intermediazione sociale si sono indebolite, alcune sono quasi scomparse. Mi riferisco a partiti politici, scuole, sindacati, chiese, oratori. C’è un vuoto di senso, una carenza di esperienze comuni. Le aziende sono chiamate a riempire questo vuoto, attraverso un ruolo di connessione sociale. Vedo l’ufficio come un bene comune in grado di creare e rafforzare identità, appartenenza, emozioni e relazioni. Come uno spazio pubblico e aperto in cui aggregare talenti, servizi, funzioni, che ha un impatto positivo sul proprio territorio.

Per questo non mi convince l’attuale storytelling basato sui plus e sulle comodità dello smart working. Prendete la strada che volete, basta che sia in salita: ecco stiamo prendendo la via in discesa, verso il comfort. Io non ci sto: si può lavorare da casa ma gli altri non ci vedono, non possono farci domande, non si possono veicolare informazioni importanti con il proprio comportamento. Contano i sorrisi e gli abbracci che ci facciamo: la parte emotiva ed emozionale passa attraverso i nostri corpi, non attraverso il digitale. Quante emozioni si attivano entrando e vivendo in un luogo?

Ripensando agli uffici dove siete stati, dove vi siete innamorati?

L’ufficio ha un posto nel nostro cuore. L’unica cosa che conta sono gli affetti, per noi l’ufficio è anche un generatore di relazioni e di emozioni.

Progettiamo quindi uffici che facciano venire voglia di andarci: più gente c’è più il posto funziona. L’obiettivo è creare insieme agli altri luoghi dove crescere, apprendere cose nuove, spazi in cui le persone abbiano voglia di essere presenti, in cui abbiano voglia di fare e condividere esperienze.

L’invito che lancio è di fare tutti insieme qualcosa per valorizzare l’ufficio, come luogo pubblico di scambio e di apprendimento. Auguro lunga vita all’ufficio!

Ri-generazione degli spazi del lavoro

Katia Gentilucci, Practice Leader Workplace Design | Progetto CMR

Ri-generare i luoghi di lavoro significa progettare l’ufficio per tutti, con lo scopo di dare una nuova lettura dello spazio, spostando l’attenzione su aspetti che lavorano sul tema dell’inclusione.

Le trasformazioni sociali odierne mettono al centro le persone e i loro bisogni sempre più plurali, che inevitabilmente influiscono sul progetto, diventando opportunità di innovazione e crescita. Per accogliere il cambiamento è necessario fondare un nuovo paradigma che metta al centro le differenze tra le persone, valorizzandole e avendo come obiettivo la spazializzazione di pratiche accoglienti. Il risultato sarà un rilascio di energia creativa; è noto, infatti, che le società inclusive hanno probabilità otto volte superiori di avere migliori risultati in termini di produttività.

Ri-generazione oggi significa, in modo particolare, progettare spazi dove lo scambio tra generazioni diverse sia favorito e incentivato. A partire dal 2025 infatti, la GenZ, particolarmente sensibile a nuovi valori come la sostenibilità e la de-carbonizzazione, costituirà il 27% della forza lavoro globale.

La progettazione inizia così a muoversi su due ambiti, strettamente interconnessi: quello che possiamo definire l’hardware, lo spazio fisico, e il software, lo spazio relazionale. Lavorare sull’hardware significa credere che gli spazi del lavoro siano driver di cambiamento verso soluzioni che sposano una visione olistica dei luoghi in cui si lavora, in cui ci si forma, si cresce, si evolve.

Lavorare sul software significa credere che le persone e i loro bisogni siano centrali nel lavoro dei progettisti. In tal senso l’ufficio può diventare anche luogo di ascolto e dialogo per tutti, luogo di prevenzione e tutela, ponendo attenzione non solo alla dimensione individuale, ma anche alla qualità di quella sociale.

Il doppio binario dello spazio fisico (hardware) e dello spazio relazionale (software) permette dunque di rispondere ai molteplici cambiamenti che investono la società contemporanea.

Biophilic workspace design

Bettina Bolten, Esperta di biofilia e Biophilic Design Consultant

Per il 99,9 % della nostra storia evoluzionistica abbiamo vissuto a stretto contatto con il mondo naturale. La nostra specie ha perfezionato un set di risposte adattative a questi ambienti che nel tempo si sono codificate nel nostro comportamento e nel DNA. Abbiamo sviluppato così la nostra innata Biofilia che “è la nostra tendenza innata a concentrare l’attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affiliarvisi emotivamente” (Wilson, 2002). Ancora oggi siamo perfettamente adatti a una vita nella Natura, ma ormai siamo lontani dagli ambienti naturali e seguiamo un ritmo di vita dettato dall’era urbana e digitale. Abbiamo creato un mondo che non è più in linea con le nostre caratteristiche.

Un consistente numero di ricerche scientifiche ha dimostrato che il contatto diretto con la Natura comporta numerosi benefici fisici, cognitivi ed emotivi per la nostra specie. Da qui nasce l’urgente bisogno di (ri)connetterci con il mondo naturale, i suoi processi e le sue qualità.

Ovviamente non vogliamo fare a meno dei comfort dei nostri edifici e delle nostre invenzioni e realizzazioni tecnologiche. Ci viene in aiuto la recente disciplina del Biophilic Design che ha come obiettivo di “tradurre l’affinità dell’Uomo con la Natura – nota come biofilia – nella progettazione degli ambienti artificiali» (Kellert, 2008). Si tratta di una scienza applicata che utilizza le scoperte sul rapporto tra Uomo e Natura per la progettazione di ambienti artificiali coerenti con la biofilia umana.

L’obiettivo di un ambiente di lavoro progettato secondo i protocolli del Biophilic Design è di influenzare positivamente aspetti come la produttività, le performance, la disponibilità alla collaborazione, la concentrazione, la rigenerazione e la salute degli utenti e di ridurre l’assenteismo, i giorni di malattie, i livelli di stress e anche il fenomeno delle dimissioni.

Tavola rotonda 1

Nuovi spazi per nuovi modi di lavorare – Aziende a confronto

.
Prodotti flessibili e inclusivi
per i nuovi modi di lavorare

Lorenzo Maresca, Country Manager | Sedus Stoll

I nuovi spazi di lavoro devono essere accoglienti, identitari e devono favorire la collaborazione e la socializzazione tra le persone. Come può un produttore di arredo interpretare queste nuove esigenze nello sviluppo dei prodotti?

Se fino a qualche anno fa ci siamo focalizzati sullo sviluppo dei meccanismi per il comfort ergonomico della sedia, ora la necessità è per sedute autoregolanti e tavoli motorizzati regolabili in altezza, adatti alle postazioni in desk sharing. In quest’ottica abbiamo lanciato sul mercato una serie di nuovi prodotti. Tra questi se:air, una sedia automatica, leggera con sedile e schienale in rete traspirante e colorata per portare allegria ed energia negli spazi di lavoro. Con lo slogan Design your chair abbiamo poi lanciato se:kit – la prima seduta Sedus certificata di tipo A, secondo la nuova normativa europea EN 1335:2020 – sviluppata secondo il concetto della diversità e inclusività, per un ampio spettro di utilizzo. Grazie a una piattaforma online l’utente riesce a costruire il modello più adatto alle proprie esigenze, dalla versione più semplice e automatica per postazioni in desk sharing a quella con regolazione individuale per postazione fissa fino alla super accessoriata per chi ha problemi di schiena. Per quanto riguarda gli arredi ci siamo concentrati su prodotti flessibili, mobili, che favoriscono la riconfigurazione degli spazi come tavoli su ruote di diverse altezze e misure, singoli o sistemi bench motorizzati. E poi librerie modulari aperte, su misura, elettrificabili, che aiutano a creare la suddivisione degli spazi. Infine, cubi per il lavoro in concentrazione, le videoconferenze o le riunioni riservate, ovvero quelle attività che hanno bisogno di privacy all’interno dell’open space.

In tutto questo non dimentichiamo mai il benessere, anche nel lavoro da casa, e la sostenibilità.


Hybrid workplace: spazio alle contaminazioni e al benessere delle persone

Claudia Vedovato, Direttore Comunicazione e Marketing |
Quadrifoglio Group

Marco Spanio, Sales Manager Italia | Quadrifoglio Group

Da una ricerca effettuata dalla facoltà di Architettura e Design dell’Università di Camerino, emerge come i cambiamenti dei modelli di lavoro degli ultimi anni abbiano portato a una graduale ibridazione delle coppie di concetti tradizionalmente antitetici privacy/condivisione, digitale/ fisico, formalità/informalità e operatività/ricreazione. Questo processo ha delle implicazioni formali e relazionali sugli ambienti business e, quindi in ultima analisi, anche sulla loro progettazione. Il design è stato chiamato a studiare e mettere a punto nuove soluzioni che mettano al centro l’esperienza del lavoratore e il suo benessere. Nella progettazione, in un continuo dialogo con chi occuperà l’ambiente, viene posta grande attenzione alla dimensione umana, sociale, relazionale e ricreativa degli utenti. Gli scopi principali dell’ufficio persistono, ma gli spazi diventano più versatili e fluidi, configurabili in funzione delle attività che vi si svolgono. Nei luoghi di lavoro di nuova generazione si trovano pertanto a convivere situazioni concettualmente opposte e fisicamente distanti come ad esempio open-space con phone booth, aree comuni con scrivanie in bench dotate di pannelli insonorizzanti e aree di svago, pareti divisorie mobili per alternare privacy e coworking, uffici direzionali con zone meeting informali. Parole d’ordine sono modularità, contaminazione e personalizzazione in termini di dimensioni, materiali, finiture, tessuti e cromie. Gli ambienti lavorativi prediligono oggigiorno interior che abbiano forti affinità con il mondo residenziale, improntato all’informalità e all’accoglienza.

.
Nuove soluzioni acustiche d’arredo per il benessere degli spazi di lavoro

Lorenzo Caimi, Amministratore Delegato | Caimi Brevetti

Gli spazi del lavoro ibrido obbligano ad agire in una nuova ottica di benessere a 360° per l’individuo.  Esigenza che ci ha spinto a ricercare nuove soluzioni per un’offerta completa e complementare, dunque non più solamente pannelli fonoassorbenti, ma tessuti acustici con cui andiamo a realizzare tende, lampade acustiche fino ad arrivare ai divani acustici che consentono la correzione acustica degli spazi, consentendo di vivere meglio l’ambiente in cui si vive e si lavora.

Il punto di forza dei tessuti acustici di Caimi è la versatilità di utilizzo, ad esempio è possibile utilizzarli per creare divisori all’interno di uffici open space, o per dare forma a piccoli phone booth, oppure impiegarli in presenza di pareti divisorie in vetro per creare privacy e limitare la riflessione delle onde sonore. Non solo, con il progetto Snowsound Fiber Caimi ha mirato ad attribuire anche un valore estetico ai tessuti: ogni materiale ha infatti un’identità ben precisa, determinata da texture, colori e finiture finalizzate a trasmettere differenti sensazioni visive e tattili. Numerose, infatti, le varietà della collezione di tessuti: dalla tinta unita ai millerighe, dall’effetto tweed alla mano velluto, sino al morbido bouclè. A tutto ciò si aggiunge la ricca palette cromatica che permette di assecondare ogni esigenza estetica.

.
La luce nei futuri spazi del lavoro

Andrea Cabibbo, Area Manager | Artemide Italia
Claudio Polto, Key account area Lombardia | Artemide Italia

Artemide offre non solo soluzioni di luce professionali, trasversali e complete ma servizi e competenze a supporto dei progettisti. Attraverso la luce cerca di migliorare le qualità degli spazi, supportando in modo flessibile le esigenze sempre più dinamiche degli ambienti di lavoro.

Nella collezione Artemide sono presenti sistemi completi che ben si adattano alle nuove esigenze che vedono non solo postazioni di lavoro tradizionali ma ambienti in cui convivono postazioni libere, aree meeting e spazi più informali. A partire dal bestseller Alphabet of Light System di BIG che permette di comporre in libertà linee di luce continua, minimale ma capace di caratterizzare gli spazi, con intelligenza di installazione grazie ad un solo driver ogni 10 metri di sistema.

La luce può quindi caratterizzare gli spazi con una presenza evidente o integrarsi scomparendo nell’architettura e lasciando spazio solo alle sue performance come con il sistema Hoy di Foster & Partners. Questo combina spot, luce diffusa con ugr>19 e altissima efficienza, luce controllata con la tecnologia brevettata sharping refractive e ugr >16, in una sezione di soli 10 cm che può anche essere integrata anche nei soffitti più tecnici.

Soluzioni come Eggboard di Progetto CMR consentono invece di portare una qualità ambientale a 360° unendo l’assorbimento acustico a una luce controllata per una perfetta percezione.

Artemide progetta anche intelligenze di gestione come Artemide App, integra moduli con sensori anche realizzando soluzioni custom per seguire le esigenze di ogni progetto.

La sua luce contribuisce quindi a migliorare i luoghi del lavoro costruendo la percezione degli spazi, creando nuove esperienze dinamiche e flessibili, nutrendo il benessere psicologico e fisiologico di chi vive gli spazi.

Il tutto sempre filtrato da valori di sostenibilità che corrispondono anche alle qualità richieste dalle certificazioni di green building.

Tavola rotonda 2

Come migliorare l’employee experience
nell’ecosistema ufficio – Aziende a confronto

.
Wherever you feel,
dream office & contemporary spaces

Grazia Manerba, Presidente | Manerba

Negli ultimi anni abbiamo assistito a profondi cambiamenti nel mondo dell’ufficio. Sono emersi velocemente nuovi bisogni e di conseguenza bisognava rispondere tempestivamente alla domanda di soluzioni innovative nel campo dell’office design.

Ufficio, casa, museo, caffetteria, hotel, banca sono tutti luoghi in cui si lavora e si vive, si pensa e ci si relaziona con gli altri.

Manerba rende tutti questi spazi trasversali, protetti, riconfigurabili, grazie all’uso del linguaggio del design, ovvero la coerenza tra la destinazione d’uso, la funzionalità, la ricerca di materiali naturali e sostenibili, l’accurata scelta e declinazione dei cromatismi.

Manerba ha sviluppato collezioni di co-working e co-living in linea con le nuove necessità degli spazi di lavoro e di vita, ovvero, oltre al buon design, la flessibilità e riconfigurabilità estrema, e la gamma di elementi per equipaggiare ogni area del workplace, dalla classica scrivania con seduta alle varie ambientazioni per le aree relax o collaborative che sono diventate il vero cuore dell’ufficio ibrido.

La nostra vision è di creare prodotti che coniughino i principi del bello e ben fatto con l’esigenza dell’utile, del funzionale e con la capacità di durare nel tempo.

I nostri arredi sono realizzati con materie prime sostenibili, certificate e riciclabili: sughero, alluminio, vetro e legno FSC® proveniente da foreste a gestione controllata. L’approccio verso ogni progetto è sartoriale, unito alla capacità industriale, entrambe caratteristiche del Made in Italy.

Garantiamo soluzioni di qualità per ogni spazio di lavoro, in perfetta armonia con le tecnologie. Soddisfare i nuovi modi di vivere e lavorare è la nostra missione.

.
Prendi il controllo
dell’aria che respiri

Lorenzo Facello, Founder & Partner | Aircare

Grazie al monitoraggio continuo di 12 parametri, tra cui CO2, TVOC (Composti Organici Volatili), Polveri Sottili e Umidità, Aircare fornisce una comprensione accurata dello status indoor degli spazi di lavoro, proponendo in contemporanea azioni di mitigazione o risoluzione delle criticità riscontrate.

Il servizio è integrato con i sistemi BMS e HVAC, in modo da poter rendere sano, produttivo ed efficiente l’ambiente di lavoro. La filosofia di Aircare si riassume in un unico claim: “la persona al centro”. Grazie a questo nuovo servizio il benessere delle persone diventa una priorità per le aziende, che possono ora garantire un ambiente di lavoro sicuro e confortevole, dove la salute e la produttività dei propri collaboratori sono tutelate.

Aircare rappresenta un passo importante verso la gestione della qualità dell’aria indoor e della salute dei lavoratori. Il servizio può rientrare nel processo di continuo miglioramento della performance ambientale ed energetica delle azienda. Un primo passo verso un percorso di certificazione secondo gli standard focalizzati su sostenibilità ed efficienza.

.
Il ruolo del verde negli spazi di lavoro:
idee concrete per realizzazioni sostenibili

Giusi Ferone, Sales & Marketing Director | Hw Style

Come valorizzare gli ambienti di lavoro con soluzioni che possano portare reali benefici alla persona e all’azienda? Noi di HW Style abbiamo trovato la risposta nella natura.

L’uomo ha una connessione biologica innata con la natura, la sua presenza è in grado di ricreare un’atmosfera capace di influenzare positivamente il nostro benessere, la nostra produttività, il nostro umore, fino a rivoluzionare il nostro modo di vivere.

Il verde è un sistema vivo che crea un particolare tipo di interazione con l’essere umano e che porta un reale beneficio alla persona e, per questo motivo, è fondamentale includerlo nella progettazione degli ambienti lavorativi.

Oltre ad essere un beneficio per la persona, il verde rappresenta una soluzione innovativa e sostenibile per l’azienda stessa, in quanto migliora la qualità dell’edificio dandogli valore aggiunto, contribuisce allo sviluppo sostenibile riducendo l’impatto ambientale e rende gli ambienti più salubri.

Il verde, come qualsiasi altro elemento del progetto architettonico, necessita di analisi, studio e progettazione: ciò significa che è fondamentale saper scegliere il luogo giusto per luce, temperatura e umidità, il vaso adeguato e, soprattutto, avere una visione di lunga durata che coinvolge inevitabilmente una programmazione della manutenzione.

È proprio qui che entra in gioco HW Style: affidarsi a noi significa avere al proprio fianco un partner in grado di progettare, realizzare e mantenere soluzioni di verde adeguate per un ufficio sostenibile che privilegi il benessere dei lavoratori e il rispetto per l’ambiente. Al passo con i criteri ESG (Environmental, Social, and Governance), HW Style, in qualità di Sustainable Supplier, realizza progetti biofilici che sono in grado di apportare benefici per lo sviluppo sostenibile dell’azienda in tutte le sue componenti: ambientale, sociale ed economica.

Tavola rotonda 3

Collaborare oltre i limiti dell’ufficio – Aziende a confronto

.
Hybrid workplace e gestione flessibile delle reti aziendali

Luca Lo Bue, Key Account Manager Italy | Cambium Networks

La diffusione dello Smart Working a seguito dalla pandemia ha dato un’ulteriore spinta all’adozione di soluzioni per la Unified Communication & Collaboration (UCC).

Presupposto per un buon funzionamento di queste solazioni è la disponibilità di una rete capace di assicurare le performance, la facilità di gestione e la sicurezza necessarie. Cambium Networks ha recentemente presentato Cambium ONE Network for Enterprise, un potente framework che consente alle aziende e ai Managed Service Provider (MSP) di massimizzare l’efficienza nella gestione delle proprie reti attraverso un unico pannello di controllo.

Cambium ONE Network aiuta a semplificare le operazioni fornendo un’unica esperienza IT sicura e convergente, trasformando la rete da un insieme di parti disparate in un’architettura unificata. La piattaforma integra Wi-Fi, switching, sicurezza di rete, SD-WAN e infrastruttura fixed wireless esterna in un unico framework gestito da cnMaestro. All’interno di questo framework, gli amministratori gestiscono più elementi di rete, dall’edge al cloud, con visibilità, policy, sicurezza di rete e flussi di lavoro comuni per la risoluzione dei problemi. Questa piattaforma incentrata sulle applicazioni consente all’IT di automatizzare l’ottimizzazione delle esperienze di utilizzo degli utenti finali.

Nell’ambito di ONE Network, Cambium Networks ha presentato il Network Service Edge (NSE) che integra SD-WAN, sicurezza di rete e servizi di rete in un’unica soluzione. L’NSE consente alle medie imprese di integrare questi servizi nelle reti wireless e cablate di Cambium Networks, il tutto completamente gestito e controllato da cnMaestro.

.
Collaborare oltre i confini dell’ufficio 

Davide Urso, Business Development Manager – Divisione Marketing & Communication – Communication Services | Ricoh

In questi ultimi anni sono stati fatti significativi investimenti per realizzare ambienti di lavoro “ibrido”, rivendendo anche il layout degli uffici per renderli attrattivi per le nuove generazioni, creare un senso di appartenenza e trasformare gli spazi in hub per la creatività e la collaborazione.

La trasformazione digitale deve quindi essere incentrata sulle persone: gli strumenti tecnologici e i processi devono essere semplici e soprattutto migliorare l’esperienza utente, la cosiddetta Digital Experience.

In quest’ottica, Ricoh ha sviluppato una proposta a valore, una vera e propria “architettura” integrata di soluzioni e servizi che prende il nome di “Leading Change at Work” e che pone l’accento sulla nostra capacità di guidare i cambiamenti in atto negli ambienti di lavoro.

Le persone hanno la possibilità di gestire il proprio Digital Workspace da qualunque luogo, accedendo alle risorse in modo flessibile e integrato. Mediante una semplice App, è ad esempio possibile prenotare una scrivania, una sala riunione con tutti i sistemi per la collaboration, uno spazio per condividere contenuti e interagire con i colleghi oppure uno spazio “personale” per custodire la propria dotazione e i propri oggetti all’interno di uno Smart Locker. In questo i dipendenti possono lavorare da qualsiasi luogo, avendo a disposizione gli strumenti corretti per gestire e automatizzare i processi in tutta sicurezza, anche grazie a infrastrutture IT performanti e resilienti.

Con l’obiettivo di supportare IT Manager, HR Manager e Facility Manager, Ricoh mette a disposizione una piattaforma per l’analisi dei dati sull’utilizzo degli spazi e delle risorse che consente di introdurre miglioramenti continui per rendere il workspace sempre più innovativo.

La voce degli Expo

Stefania Meregalli, C.I.E. Telematica

È fondamentale fornire al dipendente gli strumenti di lavoro più adatti alla vita lavorativa flessibile, sia che avvenga in ufficio, che da remoto o in mobilità, al tempo stesso diventa una priorità ingegnerizzare gli uffici affinché gli spazi diventino intelligenti e a misura delle necessità dell’organizzazione, con soluzioni di smart office, connettività intelligente, sicurezza e gestione di statistiche su flussi di personale, room disponibili e molto altro. Le nostre soluzioni in cloud, ideali per la gestione degli spazi di lavoro, permettono di programmare e pianificarne l’occupazione, sono dotate di intelligenza artificiale in grado di elaborare workspace analytics per ottimizzare la gestione degli spazi di lavoro e di una soluzione MDM per la gestione e la configurazione di tutti i devices, riducendo al minino i tempi di inattività e potenziando al massimo le prestazioni.

Le soluzioni selezionate da C.I.E. non solo sono tecnologicamente innovative e garantiscono alte prestazioni, ma affrontano le tematiche ambientali e di efficientamento energetico in maniera sistematica.

Le soluzioni di IoT e smart building offrono dati aggiornati in tempo reale che permettono alle aziende di prendere scelte strategiche, ottimizzando con maggiore efficienza la gestione di apparati, spazi e investimenti.

Luigi Cola, Serrature Meroni

L’infrastruttura fisica e quella tecnologica sono ad oggi due dei punti cardine per risolvere le nuove necessità negli spazi di lavoro. Riprogettare con arredi funzionali e avvalersi delle nuove tecnologie – e i dati derivanti dall’utilizzo reale – sono passi necessari per reagire alla fluidità delle nuove esigenze dell’ambiente ufficio e per aggirare o annullare diversi ostacoli, come i costi di re-layout. Dal punto di vista tecnologico, fondamentale è anche l’integrazione degli oggetti presenti nell’ambiente ufficio in un unico ecosistema in grado di fornire semplicità e usabilità dal lato utente oltre a garantire flessibilità e scalabilità al facility manager o HR.

Grazie all’APP Alia e a DiLo, la serratura smart per armadi e armadietti, Meroni Technology ha saputo anticipare l’evoluzione nel settore, proponendo una soluzione e una user-experience pensata ad hoc per il locker sharing nel mondo ufficio. Assegnazione e gestione delle chiavi virtuali, supervisione del sistema di controllo accessi e dello stato serratura sono semplici e intuitive grazie all’APP e alla dashboard della web-APP, uno strumento indispensabile per chi amministra architetture sia semplici che complesse.

Luca Cabiati, Country Manager Italy BENE GmbH

Per rendere flessibile, funzionale, fruibile ogni ufficio, o affini, proponiamo soluzioni di arredo versatili con un alto contenuto di design. Gli arredi sono pensati per rispondere alle istanze della progettazione tailor made, che consideri sia la dimensione individuale che collettiva dell’ambiente di lavoro, e sono studiati per migliorare il flusso del lavoro personale e la collaborazione tra i dipendenti, ottimizzare gli spazi e rendere possibile l’utilizzo in rotazione.

Il sistema di storage LOCKER_S abbinato alle serrature DiLo, è la soluzione ideale per il locker sharing in ufficio e per il controllo accessi in armadi contenitore con qualsiasi composizione.

Monia Nassini, International Sales Manager at Wilkhahn  

Il mondo del lavoro sta cambiando e di conseguenza gli uffici devono cambiare. Le persone, a differenza di quanto avveniva in passato, decidono dove lavorare in funzione della qualità dell’ambiente di lavoro, e non più in base allo stipendio. Le organizzazioni devono dunque affrontare una grande sfida, devono creare ambienti di lavoro attraenti per trattenere i collaboratori, ma soprattutto per attrarre nuovi talenti. Wilkhahn risponde a queste nuove esigenze con soluzioni attraenti senza confronto, garantendo il benessere della persona e supportando in modo flessibile le nuove modalità di lavoro.

Patrick Preisser, Country Manager Dataflex Italia

Ci presentiamo quest’anno in veste di l’azienda che ha ottenuto la certificazione B Corp, attribuita alle realtà che usano la loro attività come forza per il bene e bilanciano lo scopo con il profitto. Il rigoroso processo di B-Impact Assessment valuta le aziende in cinque aree: governance, lavoratori, comunità, ambiente e clienti. Le pratiche aziendali vengono attentamente esaminate su questioni quali le prestazioni sociali e ambientali, la trasparenza e la responsabilità legale, l’impegno tangibile a conciliare profitto e scopo.

Agire nell’interesse dell’ambiente e fare del bene ai propri dipendenti e alla comunità ha sempre caratterizzato il modo in cui Dataflex opera. Gli stessi prodotti testimoniano la nostra filosofia, come le ultime novità: il tavolino regolabile in altezza adatto a qualsiasi posto di lavoro e un nuovo porta monitor che si inserisce nello smart office come nell’home office.

Luca Battistelli, Prase Media Technologies

Il ruolo delle tecnologie è primario nella transizione verso luoghi di lavoro ibridi che coniugano la funzionalità degli spazi fisici alle prestazioni delle tecnologie che supportano la comunicazione a distanza. Abbiamo dunque presentato le nostre soluzioni per la teleconferenza, in primis le soluzioni touch screen di LG come monitor interattivi unite alle soluzioni per la videoconferenza all-in-one di Biamp, ovvero le conferencing bar Parlè che grazie a innovativi algoritmi garantiscono massima intelligibilità del parlato durante la videoconferenza. In alternativa, le soluzioni scalabili come la linea STEM di Shure, un ecosistema che permette, tramite cablaggio di rete standard, di costruire una soluzione di ripresa microfonica, amplificazione e integrazione delle diverse piattaforme software, per garantire sempre la migliore esperienza anche in ambienti di dimensioni più grandi. A questo si aggiungono le soluzioni di telecamere professionali AVER, come la CAM570, dotate di intelligenza artificiale per l’inquadratura automatica degli oratori durante la videoconferenza.

Case History

La sede direzionale dell’ente di certificazione TÜV Italia, Milano

Andrea Predan, Sustainability Director di TUV Sud

I nuovi uffici sono stati progettati secondo i più elevati standard energetici e di sostenibilità ambientale, con ampi spazi di co-working pensati per favorire la socializzazione e l’integrazione.

Fin dall’inizio la mia idea era quella di creare qualcosa che fosse utile e che corrispondesse a un nuovo clima di lavoro, ovvero comunicativo, aperto e flessibile. Un ufficio moderno, innovativo e di qualità, ma anche comodo, bello e piacevole. Un ambiente accogliente e colorato, ricco di piante e molta luce, dove si potesse godere anche di una vista invidiabile a 360° sulla città di Milano.

Il Gruppo TÜV da sempre è impegnato a garantire un futuro sostenibile e responsabile per i propri dipendenti, i clienti e il Pianeta e la nuova sede rappresenta un altro passo importante in questa direzione. Seppur in un momento difficile da un punto di vista economico e sociale, l’investimento del Gruppo TÜV SÜD è in assoluta controtendenza. Quest’ultimo spostamento, infatti, avviene in coda ad altre recenti opere di ammodernamento partite con i nuovi uffici di Vicenza nel 2018, a cui è seguita la realizzazione del laboratorio e degli uffici di Volpiano (TO), dove quest’anno è stato aperto anche un nuovo laboratorio metrologico, e la sede di Barberino Tavarnelle (FI), dove accanto ai servizi legati a Food, Food Contact e Ambiente, è stato creato l’hub europeo per i servizi di testing sui dispositivi medici dell’intero Gruppo TÜV SÜD e un polo di servizi di prove dedicati alla sostenibilità.

.
Sede Gruppo CAP,
l’arca che fluttua sull’acqua, Milano

Matteo Colle, Direttore Relazioni Esterne e Sostenibilità di Gruppo CAP

Il progetto, firmato da Claudio Lucchin e Architetti Associati, mira a ripensare l’identità di un intero quartiere all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica. Con i suoi 30 metri di altezza e i suoi 11.250 mq di superficie distribuiti su sei piani e uno interrato, l’edificio si sviluppa orizzontalmente assumendo realmente la forma di una nave la cui prua appuntita e sollevata da terra dà accesso diretto al suo interno senza barriere e muri di separazione.

Ogni aspetto (energetico, ambientale ed economico) della più avanzata architettura sostenibile è stato qui interpretato in maniera rigorosa: dalla scelta dei materiali per l’involucro esterno, realizzato in pietra lavica da una colata del 1600, al ricorso a 422 pannelli solari in gradi di garantire quasi il 70% dell’autonomia energetica. Per il sistema di riscaldamento e raffreddamento è stato escogitato un ingegnoso impianto che utilizza l’acqua di prima falda o le acque meteoriche opportunamente filtrate (al fine di evitare l’impiego della preziosa acqua potabile), con una termoregolazione ad aria controllata che consente un’ottimale gestione delle temperature. Abbandonate le grandi vetrate, inefficienti dal punto di vista energetico, il palazzo presenta 430 finestre a nastro a motivo ortogonale, una diversa dall’altra, distribuite in modo irregolare, che richiamano da un lato la conformazione dei canali e delle reti idriche che caratterizzano il territorio metropolitano e dall’altro le suggestioni di una delle opere più iconiche di Piet Mondrian: Compositie in Lijn. In questo modo la luce naturale si diffonde attraverso un’attenta calibratura delle forature di facciata, mentre una serie di pozzi di luce di ampie dimensioni permette la connessione visiva tra i piani e la penetrazione della luce nell’area centrale dell’edificio. Grazie a queste e ad altre scelte architettoniche e ingegneristiche la nuova sede di Gruppo CAP ha già ottenuto la certificazione “Net zero Energy Buildings” collocandosi, inoltre, in classe Gold della certificazione LEED.


A cura della redazione

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

Soiel International, edita le riviste