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Progettare uffici secondo la logica della psicologia architettonica

La Psicologia Architettonica, branca della Psicologia Ambientale, è una disciplina che si occupa di studiare come la mente percepisce, valuta e vive lo spazio e in che modo l’ambiente naturale e quello antropizzato influenza i processi fisici, psichici, cognitivi, affettivi e comportamentali. Un ambiente trasmette emozioni positive e piace quando è compreso in modo veloce ed è facile attribuirgli un senso, come in natura

Articolo a cura di Lucilla Malara, architetto, CEO Malara Associati, Biophilc Designer, consulente di Psicologia Ambientale – Crediti fotografici: Alessandro Motti Lucilla Malara

La Psicologia Architettonica studia la “relazione reciproca tra individuo e il suo ambiente fisico” (F. Pazzaglia, L.Tizi, Che cos’è il restorative design, 2022) e in che modo le caratteristiche dell’ambiente influenzano i meccanismi cognitivi, affettivi e comportamentali degli individui.
L’ambiente può suscitare emozioni, stati psicologici complessi, composti da tre componenti: componente affettiva (attrazione/ripulsione, piacere /dispiacere), una componente cognitiva (percezione dello stimolo che provoca l’emozione e il senso di sicurezza), una componente comportamentale (espressione facciale, corporea, movimento).
Il modello sulla valutazione affettiva degli ambienti elaborato da Russell e Lanius permette di valutare affettivamente uno stimolo all’interno di uno schema costituito su due assi ortogonali spiacevole-piacevole / attivante-soporifero. La finalità del progettista è creare spazi che si avvicinino sempre più a un luogo di lavoro piacevole e attivante.
Altro tema della Psicologia Architettonica collegato alla progettazione degli uffici è quello della sicurezza e dell’autonomia, che si ottiene attraverso soluzioni spaziali, landmark e segnaletica di orientamento per rendere leggibili i luoghi, stimolando le capacità spaziali dell’individuo, il senso di autonomia, permettendo di esplorare e navigare l’ambiente e di rappresentarlo mentalmente con facilità attraverso mappe cognitive (M.R. Baroni, Psicologia ambientale,1998).

L’architettura dello spazio e gli arredi possono inoltre stimolare nuovi comportamenti spaziali e attivare comportamenti in relazione allo spazio personale, alla privacy e alla territorialità, inoltre la progettazione degli spazi di lavoro può facilitare o inibire i comportamenti delle persone rispetto ai modelli organizzativi adottati.
La metodologia della psicologia ambientale unita agli strumenti della progettazione biofilica, consente di progettare ambienti con caratteristiche rigenerative, in quanto la biofilia (dal greco “-bio, vita e “-philìa, avere cura, amare”) rileva quanto sia rigenerativo il rapporto con la natura diretta e indiretta, dal punto di vista fisico, psicologico, cognitivo e comportamentale e come la natura può ridurre i fattori di stress ambientale (dis-comfort acustico, luminoso, termico e di qualità dell’aria) e dei fattori di stress socio-ambientale (mancanza di privacy, invasione dello spazio personale, affollamento), che hanno effetti negativi sulle condizioni fisiche, psicologiche (emotiva, cognitiva e comportamentale) e sociali, (calo delle prestazioni, dell’attenzione, della memoria a breve termine e maggiori assenze e turn over).
Questa metodologia consente di utilizzare nuovi strumenti e nuovi concetti da applicare alla progettazione, al fine di creare spazi che migliorino la salute e il benessere fisico, psicologico, cognitivo e comportamentale delle persone, il tutto dimostrato e provato da ricerche scientifiche, evidence based.

Altro metodo da abbinare è quello dell’approccio centrato sulla persona Human Centered Design durante tutto il processo progettuale e quello post realizzativo. Riconoscere ed interpretare la “voce” non solo dei referenti dell’azienda e dei vari responsabili dei team, ma anche dei singoli individui, consente al progettista di trovare soluzioni su misura che rispondano ai bisogni fisiologici e sociali percepiti, oltre che a specifiche esigenze e desideri.

È un cambiamento di mindset per tutti: per il progettista, per la dirigenza, per i responsabili del Facility Management, delle Risorse Umane e per gli utenti finali.
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Cambiamento organizzativo post pandemia

Con l’emergenza Covid-19, ha preso forma il distanziamento fisico in varie forme cambiando in maniera significativa, le modalità e la qualità delle relazioni professionali e sociali.
Il tradizionale modello di lavoro vedeva come prioritaria soprattutto la produttività e il consumo, ora, con la trasformazione post pandemia, si sta aggiungendo alla produttività del lavoro, un nuovo modello che deve garantire relazioni, inclusione, dignità umana e sociale.
Durante il lockdown, la trasformazione del lavoro da remoto, è stata netta e ha obbligato le aziende a remotizzare velocemente l’intera filiera dell’attività aziendale, in alcuni casi, questa trasformazione digitale, organizzativa e sociale, non ha avuto tempo di sedimentare i cambiamenti comportamentali, cognitivi ed emotivi, ma è stata una reazione all’urgenza produttiva ed economica aziendale.
I processi di trasformazione della cultura organizzativa non sono così immediati, le persone a diversi livelli devono abituarsi a nuovi modelli organizzativi e di metodo, alternando lavoro in remoto a lavoro in presenza.
È in questo nuovo scenario che s’inserisce il progettista dei “nuovi” luoghi di lavoro che deve tenere presente i diversi modelli organizzativi e tradurre i bisogni aziendali e individuali in nuovi modelli di workplace, con spazi identitari finalizzati a favorire la collaborazione e l’interazione con colleghi e stakeholder oltre a spazi per la socialità e per il lavoro individuale.
Si parla, infatti, di benessere organizzativo e salute organizzativa unita al benessere individuale che deve sempre più garantire un benessere fisico, psicologico, cognitivo, comportamentale, emotivo e sociale.
L’ufficio ideale dovrebbe avere luoghi nei quali ritrovare libertà e autonomia, sia di espressione personale sia di progetti condivisi, dove la flessibilità spaziale e la flessibilità organizzativa coesistono, dove il sentirsi parte di una comunità è un valore aggiunto, dove l’affiliarsi all’azienda è una necessità, perché ci si sente parte di un gruppo e si condividono gli stessi valori, dove la rete di relazioni umane, di incontri e di lavoro in team viene stimolata anche dall’architettura dei luoghi.
Sono cambiati i bisogni cognitivi, comportamentali e organizzativi, il lavoro è “agile”, non solo perché si alterna il tempo di lavoro in remoto con il tempo in sede, ma perché i processi di lavoro vengono riorganizzati con nuove fasi e nuove funzioni da alternare tra spazi in remoto (casa, co-working, bar, giardini, mezzi di trasporto, etc..) e in presenza (ufficio), inoltre i nuovi processi organizzativi presuppongono nuove funzioni lavorative che devono essere con il tempo acquisite e gestite dai lavoratori. È necessario anche bilanciare le ore in presenza per ridurre il rischio di isolamento sociale e burnout.
A fronte di questi cambiamenti organizzativi anche la conformazione degli spazi e degli arredi deve essere rivista e adattata alle nuove esigenze per poter soddisfare la domanda attraverso una progettazione centrata sulla persona, che adotta i parametri della Psicologia Architettonica e del Biophilic Design al fine di rispondere ai bisogni con soluzioni che promuovano benessere delle persone e delle organizzazioni.

Un’attenta progettazione di spazi “rigenerativi”, permette da un lato di ridurre i livelli di stress ambientale, socio-ambientale e psicologico e dall’altro di stimolare e garantire la performance lavorativa, la creatività, la soddisfazione lavorativa, le interazioni sociali, l’appartenenza aziendale, l’inclusività, il senso di identità, l’autonomia e il pensiero lucido di chi abita i luoghi di lavoro.
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Caso studio: la nuova sede di Generali Italia e Welion

Generali ha adottato il concetto di Smart Working (già in parte presente pre-pandemia), implementando ogni forma “smart” di lavoro, dal concetto di postazioni libere prenotabili, alla nuova organizzazione dei luoghi di lavoro con spazi per il lavoro in team, la condivisione, la socialità, la collaborazione, oltre ad aumentare gli strumenti tecnologici, digitali ed informatici, nominando questo cambiamento organizzativo il “Next Normal”.
In questo scenario della nuova normalità, l’ufficio fisico deve essere sempre più inclusivo, sostenibile e in grado di stimolare la collaborazione, la comunicazione, le relazioni tra colleghi e la flessibilità d’uso.
L’obiettivo principale del progetto di Malara Associati per la nuova sede è stato quello di tradurre i principi delle linee guida del New Way of Working Smart Workspaces di Generali: semplicità, flessibilità, omogeneità, efficienza e modularità in spazi rigenerati ed allestiti per il benessere dei dipendenti al fine di aumentare la concentrazione, la collaborazione e la produttività.

Altro valore del progetto è stato quello della collaborazione e condivisione durante tutto il processo progettuale e realizzativo, con il referente della Committenza, Massimo Arbuschi responsabile del Facility Management.
Il progetto realizzato rispecchia alcuni parametri della Psicologia Ambientale e del Biophilc Design come ad esempio: i fattori spaziali, le viste prospettiche, la navigabilità, la leggibilità dei luoghi, l’inclusione, la sicurezza, la complessità e l’ordine compositivo e i fattori comportamentali come la privacy, la socializzazione, il senso di autonomia, protezione, controllo e curiosità (esplorazione), oltre a migliorare le prestazioni illuminotecniche, l’assorbimento del riverbero dei rumori e il benessere cognitivo, comportamentale con l’utilizzo dei colori e dei materiali, il contatto visivo con l’arte, gli elementi frattali.
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I punti di forza del progetto per la nuova sede di Generali Italia e Welion

Le scelte progettuali adottate concorrono ad aumentare il benessere fisico, psicologico, emotivo, cognitivo e comportamentale della persona oltre a soddisfare i bisogni dei singoli e a stimolare la trasformazione dei processi lavorativi, attraverso soluzioni di restorative design che contribuiscono a migliorare la work life balance, aumentando la motivazione, la soddisfazione e il senso di appartenenza oltre a stimolare un nuovo modo di vivere e lavorare dentro le organizzazioni.

• Il raggiungimento degli scopi lavorativi attraverso l’adeguata dimensione e qualità dello spazio di lavoro.

• La leggibilità del luogo: attraverso l’autonomia nella mobilità degli spostamenti nei percorsi orizzontali delimitati da volumi delle sale riunioni e da contenitori, locker e aree copy, aree divani e con qualche elemento di sorpresa, come punto di riferimento per migliore way-finding e orientamento.

• Il controllo sullo spazio, la competenza, la predicibilità e il problem solving attraverso un’articolazione degli spazi con chiara espressione della loro funzionalità.

• L’esplorazione attraverso la dinamicità degli spazi, la sorpresa di elementi inaspettati e la presenza di punti di riferimento (landmark: pouf rossi, panche con cuscini colorati, aree divani colorati, etc.).

• Il mistero che si prova entrando nei due piani oggetto dell’intervento, attraverso una zona filtro che è stata annullata con il colore grigio scuro su pavimenti, pareti e controsoffitti e con una luce calda puntuale a fascio stretto. La percezione di questo spazio di transito è il mistero e la curiosità di vedere oltre, ovvero, spazio da attraversare dove il focus è l’oltre: la reception.

• Il senso di privacy ottenuta, con pannelli fonoassorbenti, sui piani di lavoro e con pannelli da terra verso il corridoio (parte contact center) e con contenitori (che dovevano accogliere in una seconda fase le fioriere che avrebbero migliorato il senso di privacy e la connessione diretta con la natura). La privacy crea senso di protezione, migliora la competenza, la resilienza e l’autonomia.

• L’autonomia (ovvero la soddisfazione) nella scelta dei luoghi per la socializzazione e la condivisione (sale break, aree acqua – caffè, tavoli informali, aree di condivisione) soddisfa i bisogni cognitivi e affettivi oltre ai bisogni di collaborazione e socialità.

• Il controllo sulla postazione individuale da prenotare più adatta rispetto alle proprie esigenze personali (prenotazione vicino alle finestre – vicino al corridoio – vicino a colleghi) e il controllo degli spazi da diverse prospettive visive interne e attraverso la profondità di campo.

• La socialità e la comunicazione, in specifici ambienti (sale break, aree acqua – caffè, tavoli informali) e lungo i percorsi con arredi (pouf, panche, divani) per facilitare l’interazione faccia a faccia e la riduzione delle distanze prossemiche.

• Il rifugio nelle aree con divani con pareti alte, come senso di protezione.
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Colori e finiture

I colori e le finiture prescelte rispecchiano alcuni degli elementi della Psicologia Architettonica, come:

• Il bianco per gli arredi (scrivanie, contenitori, locker) e il controsoffitto metallico (esistente) per un senso di leggerezza e per riflettere maggiormente la luce e comunicare un senso di pulizia, di ordine.

• Il colore azzurro su alcune pareti vicino alle aree informali, per far risaltare maggiormente la segnaletica di sicurezza rossa e come effetto calmante e rigenerante e per dare la percezione del cielo, come connessione indiretta con la natura e luogo per la creatività.

• Il colore verde erba in diverse tonalità, selezionato per i tessuti dei pannelli fonoassorbenti autoportanti, dei divani, di alcune sedie e dei cuscini delle panche, per evocare la connessione indiretta con la natura.

• Il colore rosso, (colore aziendale) è stato selezionato per i tessuti degli arredi (pouf, poltroncine salette ospiti, cuscini panche, pannelli fonoassorbenti), per la segnaletica di orientamento (fuoriporta in pellicola rossa verticale) e per la segnaletica aziendale (pannello rosso con logo aziendale per lo sfondato del bancone della reception in legno di rovere recuperata e rigenerata). Il rivestimento dei pilastri con elementi metallici rossi (con disegno creato su misura sulla base della grafica aziendale) crea punti di riferimento per attivare il senso di identità e di appartenenza all’azienda (place identity) e per attivare l’attenzione, oltre a essere elementi stimolanti e utili per la leggibilità dei luoghi.

• Il rosso scuro, (bordeaux) è stato utilizzato per le tinteggiature delle pareti del blocco ingresso/uscita e servizi igienici per identificare funzioni specifiche, come anche per attivare l’attenzione sulla localizzazione dell’ingresso e dell’uscita del piano.

• Il legno di rovere del controsoffitto al piano terra, di alcune pareti e del bancone reception che sono stati recuperati e rigenerati, è stato scelto per una connessione indiretta con la natura.

• La moquette con disegno, effetto frattale, ricorda gli elementi naturali mentre il colore ricorda la sabbia e la ghiaia, trasmettendo calore e connessione indiretta con la natura.

• I quadri aziendali su fondo azzurro e bordeaux per ridurre lo stress e stimolare la creatività.

• Le piante nel cortile che migliorano le funzioni cognitive, psicologiche e aumentano la creatività in quanto sono pausa visiva rigenerativa.

• I contenitori in testa alle isole (h.110 cm) che vengono utilizzati in modo inaspettato come punti di socializzazione in piedi appoggiando il drink e condividendo una comunicazione tra pari.

• La grafica aziendale è stata rivisitata e collocata sia a rivestimento dei pilastri in colore rosso, utilizzata come disegno (vedo non vedo) sulle pellicole satinate delle pareti divisorie trasparenti, sia come segnaletica fuoriporta (fascia rossa verticale): elementi che aumentano l’affiliazione aziendale e la place identity.
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Malara Associati

Lo studio Malara Associati, da oltre 50 anni, opera a livello interdisciplinare nello sviluppo e realizzazione di progetti di scala urbana, di architettura e interior design. La collaborazione tra professionisti specialisti di diverse discipline è un valore imprescindibile per lo studio.
La filosofia progettuale pone al centro la persona (Human Cetered Design), l’ascolto dei bisogni aziendali ed individuali, seguendo il Committente lungo tutto il processo progettuale fino all’occupazione degli spazi e nella fase post occupancy evaluation, attraverso la programmazione attenta delle attività progettuali e il controllo delle opere durante l’esecuzione, in termini anche di risparmio dei tempi e dei costi. Recentemente lo studio ha ampliato ed integrato la logica progettuale con una metodologia e degli strumenti Evidence Based della Psicologia Ambientale e del Biophilic Design.


A cura della redazione

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

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