Palazzo Biandrà, tra arte e architettura

Ritrova la sua vocazione antica di centro degli affari e degli scambi, proiettandosi nel futuro, il nuovo spazio all’interno del Palazzo Biandrà divenuto Casa della Consulenza Mediolanum


L’evoluzione del family banking office si realizza in una sede di grande prestigio passata dall’essere luogo di accoglienza e rigore a spazio di esperienza sensoriale capace di coinvolgere – attraverso il sapiente compenetrarsi di architettura, design, arte e meraviglia – le persone che lavorano nel palazzo, i clienti e chi, passando per le vie del centro, viene attratto dalle opere d’arte esposte nelle vetrine.
La cornice di questo nuovo modo di fare banca è lo storico Palazzo Biandrà costruito tra il 1900 e il 1902 su progetto dell’architetto Luca Beltrami: 5 piani, 3000 mq di superficie e ventidue vetrine con affaccio su tre vie a due passi dal Duomo, dal Teatro alla Scala e da Piazza Affari, nel cuore e nel distretto finanziario di Milano.
In questo luogo, oltre alle attività bancarie e alla consulenza finanziaria gestita da 100 Family Banker, Private Banker e Wealth Advisor, vi sono spazi dedicati a eventi d’arte contemporanea, culturali e di formazione economica.
A guidare la trasformazione architettonica e funzionale dello stabile lo Studio Isacco Brioschi, già impegnato in passato nel concept design degli uffici Mediolanum presenti in tutta Italia e della Mediolanum Corporate University di Basiglio.
“Persona” è la parola chiave che accomuna la ricerca pluridecennale dell’architetto Isacco Brioschi e i valori di una banca “costruita intorno a te”, una filosofia condivisa che, al di là degli ambiti specifici, porta con sé l’idea di spazi e di percorsi intercomunicanti, dove il rapporto esterno/interno e professionista/cliente sia più fluido, rilassato e proficuo.
Coerentemente, il progetto sposa l’idea di una piazza come luogo d’incontro e dialogo a un interior design che promuove un incessante scambio con il contesto attraverso spazi modulabili, trasparenti, puliti e green. Le quinte all’ingresso sembrano tele sulle quali dipingere il futuro, punteggiate dalle opere di importanti artisti contemporanei, tra i quali le sculture di Helidon Xhixha, i dipinti di Alberto Biasi, o l’installazione di Raikhan Musrepova.
Non uno spazio artefatto, dunque, ma un ambiente che accoglie suggestioni artistiche che ridisegnato la sede Mediolanum nel rispetto del passato, ma con uno slancio capace di travalicare i confini tra arte e architettura. Come descrive l’architetto Brioschi: “il dialogo tra arte e architettura ci porta alla percezione di quanto l’arte doni all’architettura o ne sia il suo completamento di fatto. Le nostre origini ci danno una leva in questo senso ed è per questo motivo che dobbiamo proseguirne la tradizione, storica o inattesa che sia.
Dare quindi la possibilità a uno spazio di trasformarsi anche in un luogo che possa trasmettere questi principi e stata una spinta determinate nel concept di questo progetto.
Ecco dunque che alcune vetrine al piano terra, l’ingresso e l’area attesa/lounge accolgono opere e sculture itineranti, un regalo simbolico alla città. Ai piani superiori, dovendo mantenere un filtro visivo tra gli uffici operativi e le vetrine d’arte è sono stati progettati dei pannelli rivestiti in tessuto: delle garze semitrasparenti che trasmettono l’immagine di tele grezze ancora da completare e pronte per essere dipinte. Quindi uno spazio neutro pronto al cambiamento, pronto ad accogliere opere d’arte sempre diverse, ma che ironicamente vuole indicare come sia impossibile arginare il continuo mutamento che l’arte porta in sé e in noi”.

Gli spazi dell’accoglienza

Come l’artista Olafur Eliasson ha portato il sole alla Tate Modern di Londra, così all’ingresso la scelta delle luci che simulano la presenza di lucernari irradiano l’atmosfera degli spazi aperti. Fa da cornice pittorica e tecnologica sul primo spazio di accoglienza un led wall di 18 che, installato a parete e a soffitto, trasmette immagini simultaneamente in verticale e orizzontale. Uno strumento di comunicazione tridimensionale dalle incredibili potenzialità che fa riflettere su come il web sia più che mai una finestra nitida e imperscrutabile sul mondo.
Proseguendo nella parte più centrale della pianta si incontra lo spazio Lounge, concepito come piazza aperta.
Gli uffici ne punteggiano il limite, mentre la presenza dei pilastri allude a un ideale porticato. Tutto concorre a dilatare lo spazio: da una parte, gli uffici sono stati separati dallo spazio centrale utilizzando grandi pareti vetrate che lasciano filtrare la luce esterna fin nel cuore dell’edificio; dall’altra parte le boiserie, con il loro ritmo verticale e irregolare di rovere, marmo e specchi, dilatano l’orizzonte interno smaterializzandone il perimetro. Anche le pellicole applicate sulle vetrate interne, sono state concepite e disegnate dallo studio, applicando il negativo delle immagini da una parte delle vetrate e il positivo dall’altra, si ottiene un effetto tridimensionale optical interattivo con lo spettatore. Rafforzano l’illusione di uno spazio aperto, i due lucernari posti a soffitto, che riproducono artificialmente il calore e le sfumature della luce solare. La zona caffetteria di Lavazza sfrutta la nicchia creatasi in questa lounge per offrire un angolo intimo, sfruttando a proprio vantaggio le difficili geometrie dell’edificio originale.
In quest’area a ogni ufficio corrisponde una grande finestra: è questa una scelta progettuale che ha distinto in fase di concorso la proposta dello studio Isacco Brioschi da tutte le altre e che sottolinea una volta di più la volontà di aprire lo spazio alla città e alla luce. Oltre a questo è stato così più semplice inserire delle piante che tramite il sistema della idrocultura non necessitano di una quotidiana manutenzione. Texture e colori sono stati scelti per armonizzare un senso di calore e accoglienza così da rendere l’atmosfera più accogliente e meno business.



Contenitore di esperienze

Al primo piano, dedicato agli eventi, meeting e vernissage, la visione e la percezione dell’occhio sono stati il punto di partenza della progettazione, lo specchio diviene elemento dominate.
“Il progetto doveva non solo mantenere un’importante flessibilità, ma anche conferire allo spazio un’eleganza tipica dei luoghi di rappresentanza – puntualizza Isacco Brioschi –. Per perseguire questo scopo, è stato progettato un filtro architettonico che armonizzasse lo spazio e fosse anche un elemento visivo di continuità. Un filtro dove gli elementi che lo caratterizzano sono natura e illusione. Una serra concettuale, che avvolge l’ambiente, dove piante e specchi vetrati diventano elementi indissolubili. Lo specchio concerta il pensare col vedere. Così, in questo progetto le silhouette specchianti – ottenute con pellicole applicate su pannelli scorrevoli in vetro extra clear a tutt’altezza – occupano un posto e un peso speciale.
Lasciano un punto di accesso visivo, che fa penetrare lo sguardo attraverso i pannelli, in modo da conferire maggior profondità allo spazio portando lo spettatore in un’altra dimensione visiva. Lo spazio aumenta, troviamo un collage fluente fra due immagini, le piante e quindi la natura e l’io riflesso, quasi un viaggio antropologico. Lo spettatore troverà in questa immagine e nel suo riflesso, un proprio e intimo racconto far giochi di riflessi e realtà aumentata. Oltre a questo, il legame che ci unisce alle piante può aiutarci a stare bene in ufficio. L’atmosfera armoniosa generata dalle piante influisce positivamente anche su produttività e concentrazione.
Nel mezzo di questa cortina verde, è stato poi progettato un luogo polifunzionale e flessibile, nel quale le pareti si possono muovere per configurare nuovi luoghi e configurazioni spaziali che abbracciano tutte le esigenze della committenza. Il rivestimento delle pareti le fa apparire come delle grandi tesate in tessuto, eleganti e leggere che conferiscono calore ed eleganza a tutto lo spazio”.
Sempre allo stesso piano, sono state ubicate una VIP lounge con un grande tavolo per cene o meeting riservate, con annesso un piccolo angolo bar e un salotto privato.



Le aree operative

Il progetto e le linee guida per i piani 2°, 3°e 4° è stato ispirato dal concept che lo studio aveva già messo a punto per Banca Mediolanum come immagine per tutti gli FBO special d’Italia. In questi piani operativi, lo spazio e stato progettato come ambiente in grado di favorire il benessere in ufficio, sviluppato e connotato da aree di incontro formali e informali che favoriscono movimento e condivisione. Da rilevare la tendenza alla brandizzazione dello spazio, elemento fondamentale di percezione della filosofia e della rappresentazione dell’azienda. Di forte impatto il progetto grafico presente in tutti gli uffici che è rappresentato, tramite delle gigantografie che avvolgono l’ambiente e che raffigurano le diverse capitali finanziare del mondo.


Paola Cecco

Laureata in architettura presso il Politecnico di Milano, ha svolto attività progettuale presso studi professionali dove ha affrontato la progettazione di edifici residenziali e del terziario. Nel 2001 entra a far parte della redazione di Officelayout, la rivista per progettare, arredare e gestire lo spazio ufficio. Ambito nel quale si occupa delle tematiche relative all’illuminazione, alle nuove tecnologie e all'allestimento degli spazi di lavoro con focus sulla sostenibilità dei luoghi e sul benessere delle persone in azienda. Dal 2014 coordina le attività editoriali e i convegni sviluppati e promossi dalla testata Officelayout.

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

Soiel International, edita le riviste