La circolarità come must

Marco Capellini, ceo di MATREC, società di ricerca e sviluppo per la sostenibilità e l’economia circolare, specializzata in innovazione di materiali e prodotti del design, interviene sul concetto di circolarità e sulle sue ricadute nel mondo del progetto per ufficio

Quali sono i criteri di scelta dei materiali in un’ottica di Life Cycle Assessment del prodotto finito?

I criteri di scelta devono tenere in considerazione diversi aspetti del materiale oltre alla tipologia di prodotto oggetto dell’impiego. Non basta, ad esempio, dire che ho scelto un materiale riciclato per il mio prodotto, bisogna valutare anche come questo materiale viene impiegato nel prodotto e capire se favorisce la riparabilità del componente e, una volta giunto a fine vita, se è facilmente separabile e riciclabile. Quindi la scelta del materiale è direttamente collegata alla progettazione del prodotto e al suo fine vita. Altro aspetto da prendere in considerazione a priori è l’esistenza di un sistema o processo in grado di recuperare e riciclare il prodotto e quindi il materiale. Negli ulti anni si è assistito a un proliferare di nuove proposte materiche, definite come sostenibili o circolari, dove in diversi casi si trattava di materiali realizzati con dei mix materici che, una volta giunti a fine vita, non possono essere riciclati in quanto non esiste la tecnologia in grado di farlo. Quindi è premiante a monte il fatto di aver scelto un materiale a valenza ambientale ma, in un’ottica di LCA e di valutazione complessiva del ciclo di vita, questa scelta può risultare penalizzante rispetto all’impiego di un materiale vergine. La scelta del materiale e di tutti i materiali che andranno a comporre il prodotto, deve necessariamente essere oggetto di una valutazione preliminare rispetto alle diverse fasi del ciclo di vita. Ci siamo confrontati parecchie volte sui prodotti per l’ufficio, cercando soluzioni materiche funzionali alla durabilità del prodotto oltre che alla migliore gestione del fine vita. Alcune volte basta cambiare un sistema di fissaggio per favorire un’elevata circolarità del prodotto.
Non è mia intenzione complicare la visione, ma non è la sola scelta del materiale che conferisce al prodotto un valore di sostenibilità o circolarità. In una battuta potremmo dire che “non è la scelta del materiale dell’abito, che fa il monaco circolare”.

Quale è la definizione di materiale circolare? Ci sono certificazioni che ne attestano le qualità? Come interpretarle correttamente?

La circolarità di un materiale è strettamente connessa alla circolarità del prodotto che lo impiega e al ciclo di vita dello stesso. Ma andiamo in ordine per fare chiarezza sulla questione.
L’economia circolare identifica una strategia industriale per l’uso efficiente delle risorse, quali materiali, energia, acqua ed emissioni. Un materiale che abbia un’efficienza del 100% rispetto a questi quattro aspetti è molto difficile da trovare e quindi è necessario cercare di individuare una strada che sappia coniugare efficienza produttiva, efficienza di trasformazione, efficienza di impiego e di gestione del fine vita, che non vuol dire solo riciclo ma anche riuso. Da qui si capisce la stretta connessione tra scelta del materiale e prodotto. Sicuramente la misurazione della circolarità aiuta a fornire delle risposte precise e quindi a ottenere indicazioni in merito all’efficienza di utilizzo delle risorse. La misurazione, aspetto fondamentale per dare concretezza alla circolarità, è uno dei temi caldi del momento, in quanto non ci sono ancora precise e puntuali indicazioni. Quello che possiamo dire con certezza che in un processo di misurazione, per quanto riguarda l’uso efficiente delle risorse di cui sopra, l’approccio input/output è quello più riconosciuto a livello internazionale. Poi qui si aprono enormi dibattiti nel definire dove inizia l’input e dove finisce l’output. Ci sono delle norme che hanno iniziato ad affrontare il tema dell’economia circolare per arrivare a una certificazione, ma queste non forniscono precise indicazioni sulle modalità di misurazione (BS 8001:2017. Framework for implementing the principles of the circular economy in organizations – XP X30-901. Circular economy — Circular economy project management system — Requirements and guidelines). Va anche detto che l’UNI ha attivato un gruppo di lavoro proprio sul tema della misurazione e sono molto fiducioso sui prossimi risultati attesi.
Da parte nostra, siccome diversi clienti (tra cui diversi del settore ufficio anche a seguito dei CAM del Ministero Ambiente per i bandi di gara pubblici), ci chiedono di supportarli in un percorso di misurazione funzionale alla progettazione dei prodotti. Per rispondere a questa esigenza abbiamo sviluppato, in collaborazione con Bureau Veritas, un disciplinare tecnico finalizzato alla misurazione della circolarità materica di prodotti, servizi e progetti. Abbiamo anche realizzato un applicativo specifico per le aziende, in grado di valutare la circolarità di un prodotto durante la fase di progettazione. Una delle particolarità di questo applicativo è che suggerisce i possibili materiali sostenibili da impiegare e presenta a priori i possibili risultati di circolarità raggiungibili e raggiunti.
La misurazione della circolarità dei prodotti è un aspetto estremamente importante nella progettazione di prodotti e servizi, la Commissione UE sta definendo specifiche azioni in questa direzione in quanto tutti i prodotti dovranno avere una propria identità circolare.

Del punto di vista economico la scelta di materiali circolari quanto incide sul costo del prodotto? A fronte di tale investimento quali i plus ottenibili?

Facciamo il punto della situazione. Sul mercato da anni sono presenti prodotti a valenza ambientale che sono già ampiamente utilizzati, ad esempio per il contenuto di riciclato o per l’origine da fonte rinnovabile. L’esempio più classico è il pannello truciolare (di cui l’Italia è il maggior produttore a livelle europeo), che è costituito con più del 90% da legno riciclato post-consumo oppure i tessuti per rivestimenti, dove la componente di riciclato è presente in moltissime soluzioni. La spinta legislativa comunitaria degli ultimi anni ha favorito il diffondersi di molteplici materiali “circolari” e la maggior parte di questi sono disponibili con prezzi molto concorrenziali rispetto a quelli non “circolari” e in alcuni casi il prezzo è anche inferiore. Il requisito ambientale di un prodotto sarà sempre più una normalità e quindi l’offerta materica si sta adeguando e fortemente ampliando. Poi ci sono alcuni materiali “circolari” caratterizzati da un prezzo elevato perché magari le caratteristiche sono maggiormente performanti rispetto a quelli tradizionali o perché di derivazione di nicchia. Sulla base della nostra esperienza non abbiamo riscontrato particolari problematiche economiche da questo punto di vista. In molti progetti abbiamo suggerito ai nostri clienti alternative materiche “circolari” con costi talvolta anche inferiori rispetto ai materiali tradizionali. Attenzione, come dicevo sopra, non è sempre detto che la scelta del materiale circolare sia vincente rispetto ad uno tradizionale. È sicuramente preferibile, ma guardando con attenzione al progetto e alle funzioni del prodotto, può essere che un materiale tradizionale garantisca maggiore circolarità al prodotto in termini di durata, manutenzione, riparazione, riuso e riciclo.
Per quanto riguarda i “plus ottenibili”, ho un diverso punto di vista. Guardando l’evoluzione dell’attuale scenario legislativo, considerando Action Plan Circular Economy UE, Green Deal UE ma soprattutto la Tassonomia per gli investimenti sostenibili, il tema circolarità non è un “plus” ma un “must”. Le aziende devono necessariamente avviare un proprio percorso di circolarità nell’uso efficiente delle risorse se voglio essere competitive nei prossimi anni. Sappiamo tutti benissimo che quando entra in gioco l’aspetto finanziario per monitore le attività “circolari” di un’azienda, allora affrontare il problema diventa fondamentale. E per attività “circolare” non si intende dimostrare che si riciclano i propri rifiuti o che si utilizzano alcuni materiali circolari (fake news di marketing), ma che si sta seguendo un preciso piano di monitoraggio, miglioramento ed efficientamento nell’uso delle risorse.

Come comunicare correttamente le componenti sostenibili del prodotto?

La comunicazione trasparente e la veridicità di quello che si comunica è un aspetto chiave. Il tema non è tanto quello del “come” ma del “cosa”. Per il come ci sono molteplici indicazioni da prendere a riferimento anche dal punto di vista legislativo. Ad esempio, noi ci confrontiamo spesso con la UNI EN ISO 14021 che specifica i requisiti per le asserzioni ambientali auto-dichiarate, comprese dichiarazioni, simboli e grafica relativi ai prodotti. Ma ci sono anche altri documenti redatti dalla Commissione UE che spiegano chiaramente cosa e come comunicare le performance ambientali di un prodotto, servizio o progetto. Ultimamente ci stiamo concentrando sugli aspetti tecnici della ISO/TS 17033 (asserzioni etiche e informazioni di supporto), che riteniamo essere un valido strumento per le aziende. Matrec non svolge attività di certificazione, ma predispone strumenti e strategie utili che possono permettere all’azienda di arrivare a una certificazione di parte terza.
La corretta comunicazione è fondamentale soprattutto per il linguaggio da utilizzare. Oggi si percepisce immediatamente quando una comunicazione di prodotto è volutamente generica e priva di contenuti, rispetto ad un’altra dove le informazioni di dettaglio (magari supportate anche dati numerici), fanno capire che alla base c’è una strategia.

I materiali più innovativi, in termini di basso impatto sull’ambiente, per il settore dell’arredo e nello specifico dell’arredo per ufficio: quali sono e in cosa si distinguono?

Come si diceva sopra, è difficile indicare i materiali più innovativi e circolari per un settore, in quanto molto dipende dal prodotto e dal ciclo di vista dello stesso. Sicuramente, come rimarcato più volta dalla Commissione UE, la presenza di sostanze chimiche pericolose, l’efficienza sotto il profilo energetico e delle risorse sono aspetti chiave da tenere in considerazione.
Quello che dovrebbero fare le aziende del settore ufficio, ma in realtà tutte le aziende di diversi settori, è di avviare una valutazione del proprio “capitale materico” in termini di sostenibilità e circolarità e redigere dei “circular materials mapping” di prodotto. In questo modo avrebbero una visione dello stato dell’arte reale, e potrebbero quindi definire una strategia di miglioramento. Sarà fondamentale la scelta dei materiali rispetto alle funzionalità del prodotto, per poi misurare la circolarità degli stessi. Applicando questa strategia si evidenzieranno i materiali più funzionali e sostenibili da impiegare. Concentrare tutti gli sforzi solo sulla scelta del singolo materiale non è certo la soluzione vincente. È fondamentale capire quando è opportuno partire dal materiale per andare verso il prodotto, o viceversa.


Paola Cecco

Laureata in architettura presso il Politecnico di Milano, ha svolto attività progettuale presso studi professionali dove ha affrontato la progettazione di edifici residenziali e del terziario. Nel 2001 entra a far parte della redazione di Officelayout, la rivista per progettare, arredare e gestire lo spazio ufficio. Ambito nel quale si occupa delle tematiche relative all’illuminazione, alle nuove tecnologie e all'allestimento degli spazi di lavoro con focus sulla sostenibilità dei luoghi e sul benessere delle persone in azienda. Dal 2014 coordina le attività editoriali e i convegni sviluppati e promossi dalla testata Officelayout.

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

Soiel International, edita le riviste