Piero Cutilli

Docente di Ergonomia presso le Università ISIA di Roma e Pescara

Tema spinoso quello dell’ergonomia. Riconosciuta come tappa obbligata del processo di progettazione della seduta per ufficio, non sempre trova una corretta interpretazione nel prodotto. Anche sul fronte della domanda, pur crescendo la sensibilità verso soluzioni che prevengono problematiche posturali, ancora oggi vi è una certa resi- stenza a investire su prodotti performanti. Nell’intervista a Piero Cutilli – libero professionista nei settori dell’ergonomia, analisi ambientale e docente di ergonomia presso le Università ISIA Roma Design e ISIA Pescara Design – ne approfondiamo lo stato dell’arte, a partire dall’evoluzione del concetto di ergonomia nel design delle sedute da ufficio.
“Fino all’uscita della legge 626 del 1994 relativa alla sicurezza sul lavoro, si parlava principalmente di sedie e non di sedute e si pensava che la stessa sedia potesse essere usata per le più svariate attività – afferma Cutilli –. L’ergonomia non era un obbligo, anche se già esistevano norme al riguardo. Da quel momento le cose sono cambiate e la domanda di prodotti ergonomici, prima molto bassa, inizia a evolversi e a farsi più pressante.
Sul fronte dell’offerta, solo alcune aziende più sensibili agli aspetti umani del lavoro avevano in produzione sedute, e non sedie, che permettevano una postura corretta. Aziende che avevano già fatto dell’ergonomia un brand di prodotto e creavano quindi sedute di qualità facendo scuola. Molti hanno copiato quei prodotti pubblicizzandoli come ergonomici, anche se le caratteristiche – di forma di materiali, di durata, di manutenzione, ecc. – di fatto non lo erano.
Oggi c’è maggiore sensibilità e attenzione, anche se a fronte di un’offerta molto ampia la domanda è ancora poco qualificata. Di ergonomia tutti ne parlano, ma pochi ne conoscono effettivamente i principi, e pertanto si ritiene ergonomico ciò che di fatto non lo è.

Dal punto di vista della progettazione, nell’ambito delle sedute c’è sufficiente sensibilità verso i temi dell’ergonomia? Quali gli aspetti ancora trascurati?

L’ergonomia viene poco insegnata nelle facoltà universitarie di progettazione, di conseguenza i prodotti risento- no della mancanza di questa formazione di base. Si pensa di soddisfare l’obbligo imposto dalla attuale legislazione (D.Lgs. 81/08) applicandone i requisiti di base. Analizzando molti prodotti è evidente che i principi ergonomici sono poco conosciuti, anche quelli più “banali” come ad esempio le dimensioni antropometriche che sono disattese, senza parlare dei materiali usati o della facilità di utilizzo dei meccanismi di regolazione. Mol- ti prodotti mancano di “affordance” ovvero non ‘comunicano’ come devono essere utilizzati. Di conseguenza le persone non ne sfruttano appieno le caratteristiche. Non basta il libretto di istruzioni, è il design della seduta che dovrebbe dire all’utente: “io posso fare questo”. Naturalmente nel panorama mondiale non mancano produttori che hanno nel loro DNA l’ergonomia e fanno innovazione nel campo creando team di progettazione multidisciplinari.

Lato domanda, come vengono recepiti i prodotti più evoluti?

L’ergonomia non è conosciuta come un beneficio per l’azienda, ma come un obbligo da rispettare, pertanto spesso prevale la valutazione economica. Questo anche perché la formazione del management sui principi ergonomici e sui benefici che la sua applicazione porta in termini di salute della popolazione lavorativa è praticamente assente. Se si vince questa resistenza, e vengono adottati prodotti ergonomicamente validi, le aziende si rendono subito conto dei vantaggi e si aprono a una valutazione ponderata su questi aspetti.

Che sfide pone l’evoluzione della tecnologia?

La tecnologia, evolvendosi, propone sempre nuove frontiere per l’ergonomia. Pensiamo ad esempio alla comunicazione vocale nelle interfacce con le macchine e le attrezzature, che sta passando da una attivazione fisica (pulsanti, manopole, ecc.) che interessa gli aspetti posturali, a una verbale (processi cognitivi e di interpretazione) che richiede una analisi del linguaggio che nel passato non veniva presa in considerazione. Le nuove proposte della tecnologia ci porteranno a dover capire come il nostro corpo dovrà rispondere agli stimoli a cui viene sottoposto. Attività multidisciplinari si impegneranno a fornire indicazioni operative adeguate e a fornire metodologie e dati per una corretta applicazione.



Francesca Tagliabue

Laureata in Valorizzazione dei Beni Culturali presso l’Accademia di Brera di Milano, si avvicina da giovanissima alla scrittura. Oggi lavora come giornalista freelance per diverse testate occupandosi di architettura, design, hospitality e indagando il mondo della luce in ogni sua sfumatura.

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

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