Gianfranco Marinelli

Presidente Assufficio

Qual è il quadro dell’Associazione all’inizio del suo mandato?

Assufficio raggruppa una settantina di aziende rappresentative del settore, dislocate principal- mente in Lombardia e Triveneto e in parte mino- re in Emilia Romagna, Lazio, Marche e Abruzzo. In linea di massima si tratta di piccole realtà: si contano sulla punta delle dita quelle che supera- no un fatturato di 60 milioni di euro. Molte di esse hanno una significativa presenza internazionale, altre la stanno conquistando. In questo contesto l’impegno dell’Associazione sarà rivolto ad aumentare il numero degli associati attraverso visite territoriali, da me fortemente volute per trasmettere un sentimento di vicinanza alle aziende. L’obiettivo è comunicare il ruolo dell’Associazione nel supportare anche piccole strutture nell’adeguamento delle normative tecniche, sempre più complicate, e nell’affrontare le gare della Pubblica Amministrazione alle quali ci auspichiamo possano partecipare un numero sempre crescente di aziende. Un altro tema sul quale ci soffermeremo è il contributo che può dare Assufficio nell’espansione verso i mercati internazionali, sui quali riescono a essere presenti le aziende più strutturate, che hanno la possibi- lità di avere filiali proprie. Non dimentichiamo infatti che la maggior parte delle aziende mira al contract, scelta che non permette di affidarsi a un rivenditore qualsiasi, perché richiede processi molto lunghi e investimenti in termini di denaro e di risorse umane che difficilmente un rivenditore riesce ad avere.

Quanto della sua precedente esperienza alla guida di una delle più importanti aziende del settore porterà all’interno dell’Associazione?

Penso di avere molto da dare all’Associazione in termini di esperienza, essendo stato per più di 40 anni in un’azienda come Unifor che ha dimo- strato di avere capacità innovativa e attrattiva. Sia ben chiaro che le aziende non sono mai l’espres- sione di un uomo al comando: alla Unifor mi sono occupato di strategie commerciali, mentre la strategia del prodotto era affidata all’ingegner Piero Molteni, un uomo molto capace che ha sempre avuto una visione molto chiara. Insieme, unitamente a numerosi altri validissimi colla- boratori, siamo riusciti a tenere la “barra della barca dritta”, penso infatti che una delle qualità che vanno essere riconosciute a Unifor è la sua estrema coerenza in tutti questi anni.
Cosa posso portare di questa mia esperienza? In primo luogo far crescere la consapevolezza che insieme si può fare qualcosa di importante, mentre isolati si rischia di disperdere le proprie forze. Un altro aspetto sul quale penso di poter dare il mio contributo è la definizione di strategie che permettano alle aziende di recuperare parte della marginalità che si è persa in questi anni. Ci siamo trasformati da aziende che producono beni in aziende che producono beni e offrono servizi. Ma i servizi che vengono richiesti hanno costi elevati e oggi i margini a disposizione delle aziende non permettono di assorbire questi costi aggiuntivi. Voglio farmi dunque propugnatore di un contratto tipo dell’Assufficio e proporlo al mercato come punto di partenza; non si tratterà di un documento strettamente vincolante, ma di una base su cui discutere. Sono infatti convinto che sia meglio partire con una proposta definita, piuttosto che subire le pressioni della controparte. Questo aspetto commerciale, che è stato deter- minante nella mia esperienza alla Unifor, vorrei portarlo all’interno dell’Associazione per sensibi- lizzare gli associati sull’importanza di essere uniti, che non significa fare cartelli di prezzi – il listino prezzi lo decide la singola azienda come anche gli sconti da applicare – ma per far capire che i costi associati alla fornitura, oggi esuberanti, non pos- sono essere inclusi nel prezzo del prodotto.

Il suo mandato andrà letto come momento di continuità o di discontinuità rispetto al passato?

I precedenti presidenti dell’Associazione sono state persone che hanno dato molto del proprio tempo e del proprio impegno, intendo dunque fare tesoro di quanto è stato fatto finora. Allo stesso tempo, considerato il ridotto tempo in cui io rimarrò in carica, mi piacerebbe dare un segno di discontinuità. Mi riferisco in particolare al prossimo SaloneUfficio che considero una grande opportunità, stiamo quindi già lavorando per proporre un nuovo format. Voglio però dire ai produttori che i primi a crederci dobbiamo essere noi, perché se pensiamo che non sia utile, se pensiamo di aspettare fino all’ultimo per prendere una decisione, se non sarà dato sapere se le aziende trainanti parteciperanno o meno… sarà autolesionismo. Abbiamo un’opportunità legata al Salone del Mobile, che ha una risonanza mondiale, su questo dobbiamo fare leva affinché il SaloneUfficio attragga il maggior numero di visitatori, puntando sia sulla capacità produttiva degli espositori, sia su un evento culturale che fa luce sull’odierna realtà lavorativa e sul lavoro di domani. Rinunciare a questa opportunità sarebbe un grave smacco per l’industria italiana, che perderebbe la possibilità di incontrare un numero così eleva- to di architetti, clienti e utenti.

Quali sono le criticità da affrontare e i punti di forza da sviluppare nel settore ufficio?

Le maggiori criticità discendono dalle pressioni esterne che il settore ha subito negli ultimi anni. In primo luogo la crisi finanziaria che si è ab- battuta su tutti i settori produttivi, e sul settore ufficio in particolare. Parallelamente l’industria dell’arredo per ufficio ha reagito con lentezza all’evoluzione delle modalità lavorative, appiattendosi su posizioni di scarsa innovazione. Si è persa quella che definisco l’emotività della vendita. Negli anni 70-80 c’erano prodotti iconici che avevano una grossa componente di emotività e venivano acquistati perché piacevano. Oggi i criteri di scelta si basano più su aspetti tecnici ed economici. Questo anche perché nel settore ufficio il decisore non è quasi mai l’utilizzatore finale, ma sono figure intermedie che devono giustificare l’acquisto dimostrando di aver comprato il meglio al miglior prezzo.
Da sempre l’arredo ha seguito l’evoluzione degli strumenti di lavoro, con la macchina da scrivere è stato introdotto il dattilo; con il computer, che inizialmente aveva delle dimensioni piuttosto importanti, l’arredo si è adattato con piani più profondi e sagomati; quando il computer si assottigliato si è ridotto il piano di lavoro; con l’ufficio paperless è venuta meno la funzione della cassettiera e del mobile contenitore… Oggi che, estremizzando, gli strumenti di lavoro possono essere ricondotti a uno smartphone, si potrebbe pensare che non serva più la scrivania, ma non è così. Non ho mai creduto al lavoro da casa, se non in forma molto ridotta: non recarsi mai in ufficio snatura il nostro modo di essere e di interagire, abbiamo bisogno di un’identità aziendale. Dunque il grande sforzo da compiere, e credo che le aziende lo abbiano capito, è adattare la produ- zione a una diversa antropologia dell’ufficio, con la consapevolezza che la declinazione dei principi dello smart working e del coworking porta a una diversificazione dei prodotti a catalogo, con meno scrivanie e più arredi per zone colloquiali, zone in cui ci si ritrova o ci ritira per pensare.
I punti di forza sono invece riconducibili alla capacità di adattamento della produzione italiana alle necessità del mercato. Bisogna capire e valorizzare questa flessibilità. Quello che può fare l’Associazione è aprire la mente dei produttori, per far comprendere fenomeni non facilmente intellegibili; motivo per cui in futuro vorrei apri- re le nostre sedute di consiglio a figure di altri settori che possano dare nuovi punti di vista.
Un altro mio desiderio, che rappresenta probabilmente un’utopia, è promuovere forme di collaborazione tra aziende che permettano di utilizzare delle sinergie reciproche per far più spessore e superare il nanismo a cui le aziende italiane sono condannate. Quindi fare sistema, ad esempio partecipando a fiere internazionali con uno spazio Italia, concepito non tanto come somma di singole aziende, ma con un filo conduttore che renda coerente l’offerta di quell’insieme di produttori. L’Associazione ha quindi piena fiducia nella capacità imprenditoriale ed è disponibile a recarsi sul territorio per guidare le aziende facendopresente quello che può dare.

In merito al tema molto sentito delle forniture per la Pubblica Amministrazione che iniziative intende mettere in campo a supporto delle aziende?

La Pubblica Amministrazione rappresenta una fetta molto importante della domanda di arredi per ufficio, siamo nell’ordine del 50% circa. Ma in passato l’assenza di dialogo con Consip ha portato a indire gare improntate al ribasso alle quali molt aziende hanno preferito non partecipare. Si è deciso quindi di aprire un tavolo di confronto con Consip, divenuto improrogabile a seguito dell’introduzione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), i cui requisiti hanno fatto sì che la gara “Arredi per ufficio 7” sia andata deserta. Questo è stato uno smacco per Consip che ha espresso il proprio rammarico, perché indire una gara, che ha dei costi, senza avere nessun riscontro è un fatto che non può ripetersi. L’obiettivo è attivare uno spirito di collaborazione per arrivare a un’apertura che permetta di favorire la partecipazione delle aziende con benefici sia per il settore, sia per la pubblica amministrazione, perché maggiore concorrenza significa minori costi. Per essere più incisivi abbiamo chiesto di dialogare anche con il Ministero dell’Ambiente – che fissa i CAM al di sopra di Consip – con il quale c’è stata una parziale apertura, ma rimangono difficoltà concrete che non permettono alle aziende di dare risposte in linea con quanto stabilito dai decreti legislativi.


Paola Cecco

Laureata in architettura presso il Politecnico di Milano, ha svolto attività progettuale presso studi professionali dove ha affrontato la progettazione di edifici residenziali e del terziario. Nel 2001 entra a far parte della redazione di Officelayout, la rivista per progettare, arredare e gestire lo spazio ufficio. Ambito nel quale si occupa delle tematiche relative all’illuminazione, alle nuove tecnologie e all'allestimento degli spazi di lavoro con focus sulla sostenibilità dei luoghi e sul benessere delle persone in azienda. Dal 2014 coordina le attività editoriali e i convegni sviluppati e promossi dalla testata Officelayout.

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

Soiel International, edita le riviste